Le prime e più note opere di Daniel Spoerri (Galati, Romania, 1930), i Tableaux pièges (dal 1961), fissavano su tavola i resti di lunghe cene e lasciavano immaginare il tempo trascorso dai commensali a consumare cibo e parole. Mozziconi di sigarette, carcasse di animali fagocitati, forchette sporche e tappi abbandonati giacevano sul piano. A seconda della disposizione dei piatti e dei residui sulla mensa si potevano intuire rapporti e contrasti. La durata veniva catturata nella staticità del quadro. Appesi alle pareti verticalmente, come pitture, i Tableaux pièges sfidavano la gravità e le leggi della fisica, trattenendo gli oggetti dal cadere. Se l’intervento dell’artista sembrava voler fermare la fluidità del tempo e dello spazio, era il caso a decidere la disposizione degli elementi sulla tavola. Spoerri si limitava a registrare una situazione. Con una forma di realismo nuovo, che non si basava sulla rappresentazione della realtà ma sulla sua presentazione. Se Duchamp aveva introdotto questo concetto con i suoi ready made, assemblaggi di oggetti già esistenti, Spoerri lo amplificava creando composizioni di oggetti fortuitamente testimoni di eventi.
L’impatto di questa idea all’inizio degli anni Sessanta è stato così forte da rischiare di cancellare il lavoro di ricerca svolto dall’artista nei decenni successivi. E che la retrospettiva del Pecci cerca invece di presentare con chiarezza, ripercorrendone le tappe con un criterio espositivo che intreccia cronolo
Lo spettatore si sofferma poi sulle Moltiplicazioni, considerate da Spoerri forse la parte più significativa della propria ricerca, in quanto testimoni di un mutato atteggiamento rispetto ai quadri trappola: gli oggetti presentati nella installazioni sono accuratamente disposti dall’artista in schemi speculari, che rendono un continuum spaziale. Con i multipli l’opera d’arte perde la sacralità che le era conferita quanto unicum. La mostra ha il pregio di offrire largo spazio anche ai progetti più recenti dell’artista: il Carnevale degli animali (1995), La catena genetica del mercato delle pulci (2002) e Gli idoli di Prillwitz (2005), nei quali emerge la fascinazione per la raccolta di “cianfrusaglie”, come l’autore stesso le definisce, e per la rielaborazione fantastica di stampe ed immagini scientifiche, anatomiche, etnologiche e fisiognomiche.
L’ultima sala del percorso espositivo pratese è dedicata proprio al parco di sculture, che festeggia il suo decimo compleanno. Nel giardino il visitatore si trova a confrontarsi con i temi universali della vita e della morte, dell’amore e dell’amicizia, del sesso e della violenza. Vagando liberamente in un angolo di Maremma. Ebbene, se un difetto dovessimo cercare nella puntualissima retrospettiva del Pecci sarebbe al contrario la perfetta successione tematica del suo percorso, che sistematizza con rigore scientifico un’opera come quella di Spoerri, così ricca di suggestioni incrociate ed evocazioni simboliche da perdere un po’ del suo charme tra le stanze bianche di un museo.
silvia bottinelli
mostra visitata il 18 febbraio 2007
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preferisco l'immagine stereotipata di spoerri legata ai Tableaux pièges. il resto che ha prodotto negli anni successivi è veramente epigonale rispetto ai propri coevi.
ps
complimenti per l'appuntameno del 39 marzo!