“Scherza el crudel fanciul”, recita una poesia greca del II sec. che fa da filo condutture alla mostra. Dall’antico Michelangelo trae suggestioni, attestate da disegni di modelli antichi di Venere, secondo una prassi abituale per artisti rinascimentali.
Il fulcro della mostra è dato tuttavia da due nuclei tematici di grande interesse : la decorazione della camera di Bartolomeo Bettini e lo studio delle diverse tipologie di nudo femminile disteso che compaiono in Michelangelo, dunque accanto alla Venere troviamoLeda, la Notte e l’Aurora.
Bartolomeo Bettini, mercante e aspirante mecenate, aveva commissionato a Michelangelo Pontormo e Bronzino dipinti con soggetti legati all’amore e alla poesia amorosa per la sua “camera”. Secondo l’uso rinascimentale la camera non era solo stanza da letto, ma poteva esser usata per ricevere e in questo senso la sua decorazione diventava specchio delle aspirazioni e dei gusti del proprietario. La camera di Bettini non fu mai realizzata, per le intromissioni del Duca Alessandro dei Medici che si appropriò del dipinto di Pontormo. La ricostruzione di questa decorazione, ispirata al tema della convivenza e del conforto tra lettere e arti, ci permette di
Dall’altro lato proprio la considerazione della figura di Venere distesa ha condotto a una più vasta considerazione del tema, assai controverso, del nudo femminile in Michelangelo. Si posson dunque osservare bei fogli di Michelangelo e numerose copie e derivazioni che da essi son state tratte, come quella della Leda di Rosso Fiorentino. Documentano l’affermarsi di un nuovo modello di bellezza femminile, che non trae spunto dalla natura bensì dall’arte, come chiarisce il bel saggio in catalogo. Pur non rispettando i canoni di bellezza corrente del loro tempo questi nudi ‘eroici’ attingono a ideali classici di virtù e dignità e le conferiscono una bellezza ideale, capace di sollecitare la contemplazione dei poeti e l’amore negli uomini.
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silvia bonacini
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