Luigi Ontani è un artista carismatico che si appropria con grazia e disinvoltura del tempo. Il proprio tempo, per elaborare indisturbato le evoluzioni della sua arte. Il tempo degli altri, per concedersi il lusso di rispondere alle aspettative altrui secondo il suo ritmo interiore. Il tempo tout court, quello storico, che modella e deforma a proprio piacere, approfittando pienamente della relatività di certe frontiere. Ontani si colloca al di qua di tutte le definizioni possibili, da quelle riferibili alla sua stessa identità, ad altre, care ai critici, che ne vorrebbero qualificare o collocare i percorsi artistici.
Il trait d’union che lega tutta la sua opera è sicuramente la contaminazione. Contaminazione intesa come processo alchemico che ha inizio nella fusione tra l’artista e le sue creazioni. Non è semplice distinguere il confine tra l’elegante ghirigoro a spirale che chiude la sua firma e la mano del maestro che la traccia. Ontani incarna pienamente il proposito wildiano di “fare della propria vita un’opera d’arte”.
I temi ricorrenti negli ultimi anni, e chiaramente presenti nelle opere esposte, fanno parte del vissuto personale dell’artista: la profonda influenza della ritualità e della cultura indiana, la ricerca intorno alla maschera, quale strumento di mimesi e totem sincretista; si tratta sempre di un’esplorazione che impegna Luigi Ontani in prima persona e che, nella traduzione in ceramiche o acquerelli, conosce solo una delle infinite possibili forme di espressione.
È stato chiesto a Luigi Ontani quale sia il motivo che lo spinge a raffigurare, in modo “ambiguo”, uomini, donne ed omosessuali. Credo valga la pena di citare la risposta del maestro, in quanto può fungere da chiave di lettura per tutta la sua opera:
“…Omosessualità. Non credo di avere mai pensato a niente di simile. Non mi interessa. La mia ricerca si orienta piuttosto verso una sessualità multipla…”.
Lo stesso gusto per la molteplicità caratterizza altri aspetti dell’identità indagata dal maestro, da quella sociale a quella religiosa.
Il soggetto delle opere di Ontani alla fine è sempre lo stesso: Ontani stesso! Come Iside, o come una divinità del pantheon Indù, l’artista si ritrae in tutte le fasi della metamorfosi, quindi, infine, ogni forma è sacra in quanto rappresenta la vita.
Pietro Gaglianò
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Col rischio di apparire ripetitivo, rinnovo i miei complimenti all'autore dell'articolo.
oggi ho visto la mostra. Lo spazio espositivo è stupendo. Poi sono andato ad ArteBiagiotti....bhe Firenze ha pochissime gallerie ma tutte belle. Ciao
apprezzo la bravura del maestro Ontani poichè indubbiamente alcune sue opere sono davvero belle, ma con il massimo rispetto nei suoi confronti, a mio avviso attualmente vi sono non pochi artisti italiani in attivita', anche conosciuti a livello internazionale, capaci di esprimere opere di livello decisamente superiore.