È la più completa esposizione mai realizzata su Luigi Russolo (1885-1947). Il Mart la propone dopo aver acquisito nel 2004 il fondo archivistico di Russolo e la produce in collaborazione con l’Estorick Collection of Italian Art di Londra, grazie alla quale sono presenti in mostra opere straordinarie come l’Idolo moderno di Umberto Boccioni o Le Boulevard di Gino Severini. Tra i fondatori del Futurismo e firmatario di importanti manifesti come il Manifesto dei pittori futuristi e La pittura futurista. Manifesto tecnico del 1910, divise infatti la sua vita tra l’amore per la pittura, la musica e la filosofia e tutti questi aspetti si intrecciano in modo continuo all’interno del percorso espositivo.
Nell’Autoritratto con teschi (1908), la prima opera pittorica conosciuta di Russolo, sono evidenti le influenze simboliste. Il volto sbigottito del pittore, in cui gli occhi sbarrati e la bocca spalancata accrescono l’atmosfera allusiva dell’opera, è incoronata da teschi inquietanti che tendono a fondersi con lo sfondo. Anche la sua produzione incisoria, che negli anni precedenti e soprattutto nel 1906 era stata caratterizzata da paesaggi e ritratti, a partire dal 1909 presenta il costante richiamo al tema della morte. L’acquaforte intitolata Nietzsche è un’opera di grande suggestione: la pazzia sotto le sembianze di una bella donna “abbraccia” con la sua chioma fluente il volto del filosofo tedesco e i capelli, oltre a determinare il punto di unione tra le due figure, conferiscono una certa circolarità alla composizione. Quest’incisione venne presentata insieme ad altre all’Esposizione annuale d’arte della Famiglia Artistica (1909-1910), manifestazione in cui Russolo incontrò Umberto Boccioni. L’influenza di Boccioni si può cogliere già a partire dalle incisioni del 1910 in cui la figura materna (elemento chiave in Boccioni) diventa soggetto prevalente anche in Russolo (basti pensare a Testina di mamma, Mamma, Mamma che cuce, Testa di mamma di profilo).
Lampi (1910) è un olio su tela che, pur presentando alcuni elementi tipicamente divisionisti, denota una sensibilità pre-futurista. Al centro dell’opera troviamo infatti la città moderna con le sue industrie e ciminiere; il cielo notturno viene squarciato dalla potenza del fulmine, mentre i lampioni illuminano la città che dorme. Ma è La rivolta, scelta da Martinetti come icona del futurismo per la mostra di Parigi, a sintetizzare in modo esemplare tutta la carica dinamica e distruttiva del futurismo nei confronti della tradizione e del passato: la città crolla sotto l’assalto della folla “infiammata” dall’impeto futurista.
Un’altra opera, Musica del 1911, si carica di ulteriori suggestioni attraverso la passione di Russolo per l’arte musicale. La realtà non è ferma, ma è un continuo spostamento di piani e di linee-forza: il volto del musicista è distorto dal movimento mentre le mani sul pianoforte sono quattro, e intorno a lui maschere inquietanti sembrano ascoltare divertite il suono che si propaga sottoforma di una linea azzurra quasi sinusoidale. Le teorie musicali di Russolo, enunciate soprattutto nell’Arte dei rumori (1913), sfociano nella costruzione degli Intonarumori, strumenti musicali in grado di creare infiniti “suoni-rumori” che possono essere combinati tra loro per oltrepassare la limitata varietà dei timbri degli strumenti “classici”. All’interno della mostra è possibile creare un vero “concerto futurista” grazie all’attenta ricostruzione di ululatori, crepitatori, frusciatori/stropicciatori, gracidatori.
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