Da meno di un secolo è possibile
parlare con qualcuno, da una parte all’altra del mondo, senza urlare. E in
cielo volano tonnellate di metallo e carburante. È altrettanto vero che
un’incantevole doppia elica è la radice dell’identità biologica dell’uomo.
Ciascuno può rinnovare parti del suo stesso organismo, se qualcosa non funziona
come deve. Uno scienziato, attraverso la manipolazione genetica, ha clonato la
pecora Dolly, replica perfetta di se stessa.
Fatti paradossali da credere, ma
veri. Ciò che sembra fantasia è scienza. La tecnologia è una manifestazione
naturale dell’evoluzione umana, ma la vita si sta trasformando in un sogno,
come canta Vasco.
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma: una
condanna alla provvisorietà, a varianti in corso d’opera perenni. Un giorno
Gregor Samsa si ritrovò dentro uno scarafaggio disgustoso. Era solo una
fantasia di Franz Kafka, ma la metafora si rivelò profetica. È l’epoca delle
supplenze, corporee e non.
Quanto e come si compiono le
metamorfosi dipende (in buona parte) dagli obiettivi umani. Chi definisce i
confini tra ciò che è lecito e ciò che non lo è? Un corpo differito, alterato e
clonato, che Io contiene?
Patrizia Piccinini (Freetown,
1965; vive a Melbourne)
offre una propria interpretazione dei mutamenti e delle
distorsioni etiche che caratterizzano la società tecnologizzata e approfondisce
il tema dell’ibridazione, della contaminazione tra organico, inorganico e
tecnologico. In mostra a Verona, disegni, sculture e installazioni
strano-realistiche realizzate in vetroresina, silicone, pelle, peli.
Non si tratta di creature perverse e
senz’anima, ma di esseri in cerca d’affetto e dedizione, se pur nati con
qualche errore. Casi post-human senza la vocazione al disgustoso dei
fratelli
Chapman o la grazia aliena delle adolescenti di
Chris Cunningham.
In
Nest and the Stags, carrozzerie
di Vespa assumono le sembianze antropomorfe e gli atteggiamenti affettati di
cervi premurosi. Un’installazione sfavillante che appartiene, insieme alle
altre opere, a un conclave di fenomeni gentili. In
Foundling l’artista dà
vita a un nipotino proveniente da specie non identificata, raggomitolato in una
culla. Un neonato raggrinzito con lo sguardo dilatato, implorante solo coccole.
Doubting Thomas è un altro
dei lavori esposti. Thomas è un bimbo ottimista come Charlie e ficcanaso come San
Tommaso. Di certo, se pur in tenera età, ha già assistito a eventi strani.
Davanti a un agglomerato di materia che vive posata su una sedia, non esita a
chinarsi e a persistere nelle indagini, infilando un dito in bocca al mostro.
Come a dire:
“
Perchè
mai ingoiare un ragazzo dovrebbe essere più strano che pompare di ormoni una
mucca, così che i bambini che ne mangiano la carne o ne bevono il latte vedono
il loro corpo mutare per anomalie come la pubertà precoce o altro. Cosa c’è di
più strano, le mie storie inventate o l’ultimo fenomeno da laboratorio, il
pollo senza piume?“, scrive bene Julia Slavin
.