Oggi parlare di pittura e letteratura futurista è moneta
corrente, soprattutto in quest’anno di grandi celebrazioni per il centenario e
di rassegne internazionali che si susseguono in tutti i luoghi, istituzionali e
non. Eppure, la scultura futurista sembra non aver mai avuto fino ad ora il
riconoscimento che merita: nasce così il progetto di rendere finalmente omaggio
a un fenomeno artistico misconosciuto e trascurato dalla storiografia
novecentista.
Di quella fortunata stagione artistica si vuole in
particolar modo esplorare la figura di
Mino Rosso (Castagnole Monferrato, Torino,
1904 – Torino, 1963), assoluto protagonista lungo tutto il periodo durante il
quale la scultura si rende finalmente programmatica (anni ‘30).
La sua ricerca
plastica fa pensare alla follia creativa di
Antoni Gaudí, ma soprattutto alle esperienze d’avanguardia
internazionale, in particolare quelle di
Archipenko,
Zadkine,
Laurens.
In mostra ben quaranta sue opere, alcune delle quali
inedite, che ne fanno prima di tutto un artista dei volumi e del ritmo e che
hanno la peculiarità di poter sembrare animate (
Elementi in volo, 1927), vitali (
Il fuggiasco, 1927), simultanee (
Architettura
di uomo più macchina,
1931), vertiginose e armoniche al tempo stesso (
Suonatore di chitarra, 1931). La sua produzione
artistica è contrassegnata infatti da un costruttivismo rigoroso, a cui fanno
da contraltare uno stile morbido e arrotondato e l’uso di nuove, ardite
sperimentazioni con materiali quali il legno, l’alluminio e l’acciaio.
Molti gli amici attivi negli stessi anni e presenti con
lui in mostra:
Roberto Baldessari,
Balla,
Renato Bertelli,
Depero,
Leonardo Castellani,
Depero,
Dottori,
Farfa,
Munari,
Ivos Pacetti,
Giovanni Possamai e tantissimi altri che, negli
anni ’30, si riunirono e decisero di riprendere in mano i precetti del
Manifesto
tecnico della scultura futurista datato 1912.
La mostra presenta un totale di novanta opere, che in
qualche modo ricalcano la storica esposizione
Nuove Tendenze, che ebbe luogo nella piccola
stanzina di Palazzo Reale.
Fanno da corollario alla grande rassegna della galleria
patavina alcuni eventi in perfetto stile futurista: la serata presso il Teatro
Verdi, i “martedì futuristi” al Caffè Pedrocchi, le “cene tattili” al Ristorante
Zaramella e, infine, i “Quarti d’ora di poesia futurista”, ovvero brevi azioni
performative in cui si alterneranno declamazioni, azioni dinamiche nello spazio
e momenti d’interazione col pubblico in diversi luoghi a sorpresa della città.