Dopo cento anni dall’ultima significativa traccia d’interesse per la scultura italiana, questa mostra si rivolge non soltanto al pubblico del fine settimana, ma anche a tutti coloro che avvertono la necessità di approfondire il corso della produzione plastica milanese nel famigerato secolo decimonono. L’esposizione, attraverso un’ampia panoramica degli scultori lombardi dell’epoca, si propone anche di valorizzare i nuclei fondamentali di proprietà della Galleria d’Arte Moderna del capoluogo lombardo, lasciati per troppo tempo nei depositi. Prima di tornare alla luce del sole, molte opere sono state sottoposte a interventi di pulitura e restauro. E ora si presentano al pubblico in un percorso tematico e diacronico. Una specie di macchina del tempo che ci catapulta in quei luoghi, tra quelle famiglie che hanno fatto la storia di Milano nell’Ottocento tumultuoso a appassionato. “100 anni” si configura, dunque, come un ampio progetto di rivalutazione della storia della scultura dell’Ottocento italiano, che affonda le sue radici nell’omonimo, memorabile studio di Silvio Vigezzi edito nel 1932.
Se l’ondata delle avanguardie e della post-modernità ha letteralmente travolto l’arte nostrana del XIX secolo, anche gli studi più recenti offrono il loro prezioso contributo per sfatare, almeno nella scultura, la leggenda dello “stupido secolo decimonono”. Tra gli altri, Mazzocca, D’Agati, Tedeschi, Zatti e Zanchetti hanno svolto una ricognizione urgente e doverosa poiché, citando Francesco Sapori, se ogni secolo è figlio di quello che lo precede, il Novecento, anche se taluno non ami riconoscerlo, ha in sé l’anima e il sangue del decimonono.
Insomma, la (s)fortuna storiografica dell’Ottocento italiano, nato da un linguaggio scultoreo che dopo Bernini aveva perso in autonomia per incarnare il pregiudizio realista, sembra che abbia i giorni contati. Complice anche i probabili effetti di questa mostra. Se già Sapori nel 1949 manifestava il suo dissenso verso coloro che consideravano la scultura italiana un dagherrotipo stinto tanto più oggi, sorpassato il ventesimo secolo, riaperte le gipsoteche, ultima quella di Tabacchi, riordinati i depositi e in parte i documenti dell’epoca, appare sempre più stringente l’esigenza di colmare le lacune che hanno cristallizzato la scultura italiana del XIX secolo soltanto intorno ai nomi di Canova, Bartolini, Dupré, Vela e, talvolta, di Grandi e Gemito.
Giulia Porro
Mostra visitata il 13 maggio
Dal 23 marzo al 3 dicembre 2017
100 ANNI. SCULTURA A MILANO 1815–1915
GAM Galleria d’Arte Moderna
via Palestro 16 – 20121 Milano
Orari: martedì-domenica 9.00/17.30. Lunedì chiuso
Info: www.gam-milano.com – tel. +39 02 88445947
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