Forme bimorfe, mostriciattoli inquietanti dal ghigno grottesco, maschere dissacranti, queste e altre strambe presenze animate da colori quasi psichedelici, sono i soggetti di André Butzer (1973, nato a Stoccarda), artista che vive e lavora a Berlino-Wannsee, definito “espressionista fantascentifico”, sono esposte su tre piani della maestosa galleria Giò Marconi (via Tadino 15, Milano fino 20/12/22), ex Fondazione Marconi, dove sulle parteti bianche brulicano segni carichi di una potenzialità inventiva dall’energia vitalistica irresistibile e dai colori audaci.
Questa mostra è la sua sesta personale nella galleria milanese, ed è da considerare come la prosecuzione della prima, intitolata “N-Leben (Vivere –N)”, una serie di opere monocromatiche tenutasi nel 2006. N sta per NASAHEIM (NASA HOME), un neologismo creato dall’artista che deriva dalla combinazione di NASA (l’acronimo dell’organizzazione Americana per la navigazione spaziale) e Anaheim, la città d’origine di Disneyland, un luogo immaginario, creato dall’artista, dove sono custoditi tutti i colori, un inno della pittura, con pennellate di colori luminosissimi, in particolare gli acquarelli.
Butzer da Marconi ha esposto i suoi personaggi iconici nel giugno del 2021 e seducono i bambini di tutte le età; bizzarri esserini, simili a cartoon, dipinti astratti e figurativi che popolano il suo universo personale dichiaratamente espressionista, spaziando dalla storia tedesca e americana, alla storia dell’arte, fumetti, cartoni animati con accenni alla cultura e alla politica. C’è un non so che di magico e grottescamente fiabesco nelle sue opere su carta, in particolare nella serie di disegni inediti del 2008 (undici disegni in bianco e nero su larga scala in dialogo con opere recenti dell’artista), esposti per la prima volta con rimando al suo libro di poesie scritte dal 1991 al 2021, edito da Taschen.
Le opere di Butzer, di matrice popolare, in realtà sono colte, poiché attraversano in maniera originale le avanguardie storiche artistiche del primo Novecento, sospese tra realtà e immaginazione, sono sempre contemporanee, semplici, immediate e di sicuro piacerebbero a Paul Klee, Jean Duduffet, Enrico Baj, George Baseliz, incluso Jean Michel Basquiat e a tutti gli eredi di un arte ingenua, semplice, liberatoria all’insegna dei colori sgargianti, come presupposto per rinnovare la pittura, dove l’immaginazione e creazione trova la sua dimensione ideale, di un arte che qualcuno avrebbe etichettato come “degenerata”, invece rigenerante.
Colori, sarcasmo, leggerezza, fantasia, volti-maschere deformate dall’inquietudine e sfumature di ironia si colgono anche nelle scritte di Andrè Butzer sulle parteti del terzo piano della galleria, dove tra opere ipnotiche , si legge “la vita è morte”, “non dovresti assumere medicine americane”, e ancora “Il prossimo fascismo si chiamerà antifascismo”, in cui pittura, politica e cultura ,utopia e realtà convergono nelle sue opere di radiosa sintesi formale, immediate anche per la rapidità del tratto d’incantevole e poetica semplicità.
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