Le artiste e i curatori originariamente scelti per il Padiglione del Marocco alla Biennale di Venezia. Courtesy Mahi Binebine
Tempi difficili per le gradi manifestazioni d’arte contemporanea: se la Fondazione IKSV ha deciso di posticipare al 2025 la 18ma edizione della Biennale di Istanbul, a seguito delle polemiche sorte a causa delle procedure di selezione poco trasparenti, anche in Laguna non si dormono sonni tranquilli. Il Marocco, alla sua prima partecipazione nazionale alla Biennale d’Arte di Venezia, ha infatti deciso di cambiare le carte in tavola, cassando gli artisti e i curatori già scelti e che avevano anche iniziato a lavorare al progetto per il Padiglione. Una scelta difficile da comprendere, anche perché non sono state ancora diffuse informazioni in merito. Contando inoltre che la manifestazione aprirà tra pochi mesi, dal 20 aprile 2024, viene da chiedere se il cambio non era stato già preparato in anticipo.
La notizia è stata diffusa martedì, attraverso un post pubblicato su Instagram dal profilo di Safaa Erruas, una delle artiste originariamente scelte per il Padiglione del Marocco alla Biennale d’Arte di Venezia 2024, insieme a Majida Khatari e Fatiha Zemouri. La dichiarazione è stata sottoscritta, oltre che dalle tre artiste, anche dai tre curatori, Mahi Binebine, Imane Barakat e Mostafa Aghrib.
«Lo scorso settembre ci è stato chiesto dal Ministero della Cultura di ideare il progetto per la prima partecipazione del Marocco, il nostro Paese, alla 60ma edizione della Biennale di Venezia», si legge nel post. «Onorati, abbiamo accettato, senza condizioni e su base volontaria, nonostante un calendario estremamente serrato», continuano, evidenziando come il progetto curatoriale fosse stato presentato al Ministero e ufficialmente approvato, come da regolamento della Biennale.
Per rispettare la scadenza dell’11 gennaio per la presentazione delle iscrizioni alla Biennale e per avviare la produzione delle opere, gli artisti e i curatori, in accordo con il Ministero, hanno anche anticipato delle ingenti somme di denaro, in attesa dello sblocco dei fondi e del rimborso. «Abbiamo rispettato il nostro obbligo di riservatezza prima di ricevere una telefonata agghiacciante, che ci informava che il Ministero stava preparando un secondo progetto in parallelo, con un’altra squadra e diversi artisti ai quali auguriamo, ovviamente, tutto il successo del mondo. Con dignità , manteniamo la speranza in questo Marocco che ci ferisce», conclude il testo.
Uno dei curatori, il pittore e scrittore Mahi Binebine, che per molti anni ha vissuto a New York e Parigi, prima di tornare a Marrakech, ha detto di aver versato 40mila euro di tasca propria. Erruas, che vive a Tetouan, nel nord del Marocco, ha spiegato di aver affittato un laboratorio e di aver chiamato decine di collaboratori per creare un’installazione di 13 metri che doveva essere presentata a Venezia, «Uno sforzo straordinario in un periodo di tempo brevissimo», ha testimoniato l’artista, che ha raccontato anche di ricevuto una chiamata dal Ministero della Cultura: «L’unica cosa che mi hanno offerto è stata di aiutarmi a trovare una soluzione per conservare il mio pezzo».
Per ora sono stati rilasciati pochi dettagli sul nuovo progetto ma, secondo quanto dichiarato da Binebine in una intervista a Le Monde Afrique, il Padiglione del Marocco sarà curato da Mouna Mekouar, critica d’arte residente a Parigi e già curatrice al Palais de Tokyo e al Centre Pompidou-Metz. Il Ministero della Cultura del Marocco, interpellato da Le Monde, non è stato disponibile a spiegare le ragioni di questa cancellazione.
E non è il solo Marocco a navigare in acque turbolente. Una lunga serie di difficoltà ha dovuto superare il Padiglione del Cile. Dopo aver perso lo spazio all’Arsenale usato nelle passate edizioni, a causa di lavori di restauro, i finalisti selezionati nella shortlist hanno deciso di mollare a causa delle difficoltà organizzative, portando alla scelta, praticamente forzata, del progetto dell’artista Valeria Montti, curato da Andrea Pacheco.
Accese polemiche a sfondo politico stanno invece circondando il Padiglione della Polonia. A ottobre era stato presentato il progetto di Ignacy Czwartos, che aveva programmato di esporre una serie di opere dal controverso significato politico, mostrando il proprio Paese come storicamente oppresso dalla Germania e dalla Russia Ma a pochi mesi dall’apertura e dopo i risultati delle ultime elezioni, che hanno visto rafforzarsi la fazione di matrice liberale ed europeista, il nuovo annuncio del Ministero: la Polonia sarà ora rappresentata da Open Group, un collettivo formato da Yuriy Biley, Pavlo Kovach e Anton Varga.
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