22 novembre 2023

Biennale Arte 2024: le ultime novità, tra nomine tardive e alberi palestinesi

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Il punto della situazione e tutte le ultime novità dalla Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia del 2024: dal progetto collaterale palestinese ai guai del Padiglione Cile

Ph. Andrea Avezzù

Mentre la Biennale di Architettura si appresta ormai alla chiusura, con gli ultimi due appuntamenti pensati dalla Curatrice Lesley Lokko per il 25 e 26 novembre – rispettivamente, una tavola rotonda al Teatro Piccolo Arsenale e una performance dell’artista e poeta LionHeart alle Corderie dell’Arsenale – quella di Arte Contemporanea, che aprirà dal 20 aprile al 24 novembre 2024, si è andata delineando nelle ultime settimane e di certo già non mancano gli argomenti di discussione: ecco tutte le ultime novità.

Biennale Arte 2024: il punto della situazione

Poche settimane fa scrivevamo dell’annuncio dei Leoni d’Oro alla carriera, assegnati all’artista brasiliana, di origini italiane, Anna Maria Maiolino e a Nil Walter, artista turca residente a Parigi, su proposta di Adriano Pedrosa, curatore della 60ma Esposizione, intitolata Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere. E su questa nomina poco da discutere: «La mia scelta, in tal senso, ricade su due artiste straordinarie e pionieristiche, nonché migranti, che incarnano in molti modi lo spirito di Stranieri Ovunque», spiegava Pedrosa.

Decisamente più controversa è stata la nomina di Luca Cerizza e Massimo Bartolini come curatore e artista del Padiglione Italia alla Biennale d’Arte 2024. Preannunciata a sorpresa nei primi giorni di ottobre dal Sottosegretario delegato per l’Arte e l’Architettura Contemporanea, Vittorio Sgarbi, la comunicazione ufficiale, con la firma del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, è arrivata solo alcune settimane dopo, il 23 ottobre. Ricordiamo che il progetto presentato da Luca Cerizza era stato scelto in una shortlist di tre candidati – Ilaria Gianni, con un progetto di Anna Franceschini, e Luca Lo Pinto, con un progetto di Invernomuto, oltre a Cerizza e Bartolini appunto –, selezionati dalla Commissione di valutazione dell’avviso pubblico a due fasi. Il progetto che vedremo alle Tese delle Vergini all’Arsenale è intitolato Due qui / To Hear e includerà contributi appositamente ideati da musiciste e scrittori.

E diverse perplessità ha suscitato anche la nomina dello scrittore e giornalista Pietrangelo Buttafuoco a presidente della Biennale, in vista della successione di Roberto Cicutto, attualmente in carica e a fine mandato a marzo 2024. «Con la designazione da parte del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, di Pietrangelo Buttafuoco come presidente della Fondazione La Biennale di Venezia», scriveva in una nota Raffaele Speranzon, vicecapogruppo vicario dei senatori di Fratelli d’Italia, «è stato infranto un altro tetto di cristallo. Spesso la Fondazione La Biennale è stata considerata dalla sinistra un feudo in cui collocare amici e accoliti. Buttafuoco, finalmente, afferma un cambio di passo che il governo Meloni vuole imprimere in ogni sede culturale e sociale della nazione: solo personalità scelte per lo spessore, la competenza e l’autorevolezza». Un commento che non tenta neanche di mascherare il pensiero e le posizioni dell’attuale governo nei confronti della cultura, percepita come una struttura in cui inserire i “fedelissimi”.

Gli olivi palestinesi in Laguna

Ma questa edizione della Biennale – come già era successo all’indomani dello scoppio della guerra in Ucraina, con il Padiglione della Russia rimasto chiuso durante l’ultima edizione del 2022 – sarà segnata inevitabilmente dai fatti recenti in Palestina e Israele. Il conflitto sorto a seguito dell’attentato di Hamas e che sta sconvolgendo Gaza, si rifletterà anche sulla manifestazione d’arte contemporanea: se il padiglione israeliano si terrà come previsto, il progetto del Palestine Museum – che pure aveva già partecipato alla Biennale di Venezia – è stato invece respinto.

Ma la cultura palestinese potrà comunque contare su una presenza importante alla 60ma Biennale di Venezia: un progetto promosso dall’organizzazione Artists and Allies of Hebron è stato scelto tra i 30 eventi collaterali ufficialmente approvati. Fondato dall’attivista palestinese Issa Amro e dal fotografo sudafricano residente a Berlino Adam Broomberg, Artists and Allies of Hebron presenterà Anchor in the Landscape. Si tratta di una serie di fotografie di Broomberg e Rafael Gonzalez che ritraggono i millenari alberi di ulivo, che rappresentano la principale fonte di reddito per migliaia di famiglie palestinesi. Questa coltivazione è stata a lungo minacciata dai conflitti e si calcola che dal 1967 siano stati distrutti 800mila esemplari di alberi.

Le difficoltà del Padiglione del Cile

Una lunga serie di difficoltà – anche se di diversa caratura – ha dovuto invece superare il Padiglione cileno. A poco più di cinque mesi dall’apertura della Biennale, il Cile ha annunciato l’artista Valeria Montti come rappresentante all’edizione 2024. Ma il processo che ha portato alla sua selezione è durato sei mesi e ha causato numerose polemiche, costringendo gli organizzatori a rivedere radicalmente i propri piani. Tra le altre cose, infatti, il Cile ha perso anche lo spazio delle passate edizioni, nell’Arsenale, che dovrà essere sottoposto a dei restauri. Vista la necessità del cambio di sede, la curatrice Gabriela Rangel e l’artista Patrick Hamilton, che erano stati inclusi in una shortlist di sei progetti finalisti per il padiglione, hanno deciso di ritirare la propria proposta.

A questo ritiro sono poi seguite le dimissioni di Alessandra Burotto, segretaria esecutiva di Visual Arts, l’ente incaricato dell’organizzazione del Padiglione, che hanno causato l’intervento della Ministra della Cultura cilena, Carolina Arredondo.

Alla fine, a quanto pare, anche gli altri finalisti si sono ritirati, portando alla selezione del progetto di Valeria Montti, curato da Andrea Pacheco e prodotto da Carola Chacón. Che però ha suscitato non pochi dubbi nella scena artistica cilena, dal momento che Montti, nella sua carriera, ha avuto solo due mostre personali.

Inoltre, come hanno sottolineato alcune testate cilene, Montti è nata a Stoccolma da genitori cileni in esilio e oggi vive nella capitale svedese. Ciò significa che sarà la prima artista non nata in Cile a rappresentare il Paese alla Biennale di Venezia. Il che non è necessariamente un punto a sfavore ma di certo sarà un banco di prova significativo.

Arabia Saudita e Montenegro alla Biennale d’Arte 2024

Nel frattempo, l’Arabia Saudita e il Montenegro hanno annunciato i loro artisti. Lo Stato arabo sarà rappresentato alla Biennale di Venezia del 2024 dall’artista Manal AlDowayan. «Il mio approccio all’arte negli ultimi due decenni mi ha dato la possibilità di far parte di una trasformazione che sta avvenendo nel mio Paese» ha affermato l’artista in una nota.

Nata nel 1973 a Dhahran, sulla costa orientale dell’Arabia Saudita, Al Dowayan è ha iniziato la sua carriera lavorando per una compagnia petrolifera, prima di dedicarsi a tempo pieno all’arte nel 2010. Ma già prima, nel 2005, si era fatta notare, per la serie fotografica I Am, ispirata ad un discorso tenuto dal re Abd Allah all’insediamento sul trono, in cui si sottolineava l’importanza della partecipazione delle donne per lo sviluppo della società saudita.

Darja Bajagić è stata selezionata per rappresentare il Montenegro, con un progetto intitolato Cafe del Montenegro, a cura di Ana Simona Zelenović. Nella giuria che ha scelto il progetto di Bajagic, anche il curatore italiano Daniele Capra. Nata nel 1990 a Podgorica, che in quell’anno era ancora Titograd in Jugoslavia, attualmente Bajagić vive tra Chicago e Bogišići, in Montenegro. La sua ricerca affronta le sottoculture politiche ed estetiche, la violenza e la bellezza.

«Stiamo creando tutte le condizioni affinché l’arte montenegrina ottenga una piattaforma riconosciuta a livello internazionale che metterà in risalto la ricchezza e la diversità della nostra scena artistica», ha dichiarato Vladislav Šćepanović, direttore del Museo d’Arte Contemporanea del Montenegro e commissario del Padiglione del Montenegro alla 60a Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia. Šćepanović ha anche annunciato l’avvio delle trattative per ottenere uno spazio nell’Arsenale per la prossima Biennale del 2026.

1 commento

  1. da 10 anni le Nazioni Unite mi invitano alla WORLD INTERFAITH HARMONY WEEK, la settimana dedicata al DIALOGO INTERRELIGIOSO, la richiesta di dedicare una settimana al Dialogo fra Diverse Religioni è stata presentata alle N.U. dal Re di Giordania nel 2010, approvata all’Unanimità da tutti i PAESI (compreso l’ITALIA)
    ricorre ogni anno nella prima settimana di Febbraio
    nel 2024 presenterò la CINA, ho scelto ARTISTI per la PACE UNESCO
    sono tutte celebrità che si mettono a Disposizione dell’UNESCO, offrendo il loro talento per la PACE
    per candidarsi non serve la NAZIONALITA’ dell’ARTISTA e di che religione o politica professa, è assurdo rifiutare come già fatto dal TEATRO della SCALA dopo l’aggressione Russa in Ucraina, cancellare la partecipazione del Direttore d’Orchestra Russo Valery (che è AMBASCIATORE di PACE UNESCO)- è stato un grave errore che si ripete in sedi che dovrebbero facilitare gli scambi culturali perchè servono alla DIPLOMAZIA ed alla GEOPOLITICA per la PACE
    l’ARTE a VENEZIA come in ogni parte del GLOBO non è al servizio dei POLITICI ma della GENTE che usa un mezzo da sempre al servizio della PACE e l’ITALIA è sicuramente protagonista da sempre nell’ARTE

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