Biennale Venezia 2026, il Padiglione Polonia ci farà immergere nel linguaggio

di - 15 Dicembre 2025

La Polonia ha annunciato il progetto che rappresenterà il Paese alla 61ma Biennale d’Arte di Venezia, in programma nel 2026: il Padiglione ospiterà Liquid Tongues, un’installazione audiovisiva concepita dagli artisti Bogna Burska e Daniel Kotowski, a cura di Ewa Chomicka e Jolanta Woszczenko. La proposta è stata selezionata dalla giuria del concorso per il Padiglione della Polonia e successivamente approvata dal Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale.

Padiglione Polonia, Giardini della Biennale di Venezia

Prodotto dalla Zachęta – National Gallery of Art, storica istituzione di Varsavia, responsabile da oltre 70 anni dell’organizzazione delle partecipazioni polacche alla Biennale di Venezia, il progetto prende le mosse da una riflessione articolata sui linguaggi, dai sistemi di codici marginalizzati, esclusi o cancellati, alle forme di comunicazione che eccedono l’umano, con un focus sulla cultura sorda. Un elemento centrale del progetto è infatti il concetto di Deaf Gain, che rovescia la visione della sordità come mancanza o disabilità per riconoscerla come una cultura autonoma, portatrice di specifiche modalità di percezione e di espressione.

Authors of the ‘Liquid Tongues’ together with the Minister of Culture and Heritage Marta Cienkowska and Agnieszka Pindera, the director of Zachęta (from left to right: Agnieszka Pindera / the director of Zachęta and Polish Pavilion commissioner, Bogna Burska, Marta Cienkowska / Minister of Culture and National Heritage, Jolanta Woszczenko, Ewa Chomicka, Daniel Kotowski), photo by Filip Preis / Zachęta Archive

Nata nel 1974, Bogna Burska è un’artista visiva e drammaturga e, attualmente, vive lavora tra Varsavia e Danzica. Nella sua pratica intreccia critica sociale e ricerca estetica, affrontando in modo ricorrente i temi della femminilità, dell’identità e delle dinamiche di potere, usando i linguaggi dell’installazione, della fotografia e del video. Nel 2002 ha fondato la Warsaw Artists Action – WAA e ha co-diretto Artmix. Internet Feminist and Gender Art Magazine, prima rivista polacca dedicata ai temi del femminismo e delle questioni di genere.

Daniel Kotowski è un artista e performer polacco che lavora all’intersezione tra arte, linguaggio e politica del corpo. La sua pratica prende avvio dalla propria esperienza di sordità e dall’uso non fonico della comunicazione, interrogando criticamente le nozioni di “completezza” e “incompletezza” e i meccanismi di potere che regolano la biologia, il linguaggio, le politiche sociali e le relazioni interpersonali. Attraverso performance, installazioni, oggetti, fotografia, video e pratiche di design, Kotowski sviluppa una riflessione sulle forme dell’esistenza e sulle strategie di gestione del corpo e della comunicazione, spesso in dialogo con i concetti di biopotere e biopolitica. Vive e lavora in Polonia ed è attualmente dottorando all’Accademia di Belle Arti di Danzica.

Liquid Tongues , il progetto per il Padiglione della Polonia alla Biennale d’Arte 2026, prenderà forma come un’installazione audio-video realizzata con la partecipazione del Choir in Motion, Chór w Ruchu, un coro composto da performer sordi e udenti, chiamati a interpretare codici comunicativi e canti delle balene attraverso la voce parlata e la Lingua Internazionale dei Segni.

Bogna Burska, video sketches for the ‘Liquid Tongues’, photos by: Magda Mosiewicz, performers: Bogna Burska, Daniel Kotowski, courtesy of the artists

L’installazione lavorerà dunque su più livelli percettivi. L’immagine, affidata alla cinematografia di Magda Mosiewicz e della stessa Burska, si intreccia a una componente sonora composta da Aleksandra Gryka, mentre l’esperienza fisica del pubblico è sollecitata da onde acustiche che richiamano le vocalizzazioni e le ecolocalizzazioni delle balene franche. La dimensione corporea sarà ulteriormente enfatizzata dalla coreografia collettiva del coro, ideata da Alicja Czyczel e ispirata ai movimenti dei banchi di pesci, in una trasposizione visiva e gestuale di dinamiche biologiche e relazionali.

Bogna Burska, video sketches for the ‘Liquid Tongues’, photos by: Magda Mosiewicz, performers: Bogna Burska, Daniel Kotowski, courtesy of the artists

Parte significativa dei materiali audio e video è stata realizzata in ambiente subacqueo, uno spazio in cui la comunicazione in lingua dei segni risulta pienamente accessibile, mentre il suono, per chi ascolta, si fa instabile e distorto. Il confine tra aria e acqua diventa così una soglia simbolica e sensoriale, un luogo di sperimentazione dove linguaggi, corpi e modalità di sentire si incontrano e si mettono in discussione.

Bogna Burska, video sketches for the ‘Liquid Tongues’, photos by: Magda Mosiewicz, performers: Bogna Burska, Daniel Kotowski, courtesy of the artists

Il progetto dialoga con il quadro curatoriale generale della Biennale 2026, affidata a Koyo Kouoh, che ha costruito la propria visione attorno alla metafora musicale delle “minor keys”. Un invito, questo, a prestare attenzione alle voci più fragili e trascurate, alle narrazioni marginali e alle micro-memorie, sviluppando forme di ascolto e di relazione capaci di generare nuove comunità sensibili e polifoniche. Liquid Tongues si inserisce in questa prospettiva, proponendo una riflessione sui limiti stessi della comunicazione e immaginando futuri condivisi che includano anche una prospettiva animale e più-che-umana.

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