Corpus Domini, forma e non forma dell’umanità: la mostra a Palazzo Reale

di - 29 Ottobre 2021

Palazzo Reale, mostra Corpus Domini, 34 artisti internazionali e 111 opere tra installazioni, dipinti, sculture, disegni, video e fotografie. Il filo rosso? Il corpo, in qualsiasi forma – e non forma – possibile. Ci sono uomini e donne iperreali da scrutare in ogni dettaglio, dai turisti di Duane Hanson al busto oltre misura di Zharko Basheski. E ci sono corpi evocati per assenza, come quei cumuli di abiti neri di Christian Boltanski, un tempo appartenuti a qualcuno e ormai abbandonati, senza identità né gerarchia. Sono tutti lì, presenti e percepibili, a loro modo. Corpi veri e corpi dello spettacolo, perfetti e modificati, minuscoli, enormi, palpabili, simulati, immaginati. Corpi gloriosi e rovine dell’anima. Tutti, senza alcuna distinzione.

«Non vi farò una visita guidata», lo dice subito la curatrice Francesca Alfano Miglietti, rivolgendosi a noi, pubblico in sala. «Che nessuno di voi si senta visitatore in questa mostra, ma opera, e che veda ciò che vuole». Niente spiegazioni quindi, a guidarci per mano, nessun pannello esplicativo o frase a effetto ad accompagnarci lungo il percorso della mostra. Corpus Domini, e così deve bastare. E allora vediamo e interpretiamo, corpi tra i corpi delle sale.

Corpus Domini, Exhibition view. Duane Hanson, Tourists II, 1988. Courtesy Hall Art Foundation. Photo Credit: Edoardo Valle
Corpus Domini, Exhibition view. Christian Boltanski, La Terril Grand-Hornu, 2015. Collezione dell’artista. Photo Credit: Edoardo Valle

Ci addentriamo e ogni spazio è un amplificatore di storie, di emozioni che arrivano forti, contrastanti, dall’inizio alla fine; a partire dalla prima sala, un omaggio a Lea Vergine e alla sua critica militante, tutta intrisa di incontri e di ricerca, di corpi e relazioni. Ed ecco subito le donne ribelli di Carol Rama, occhi truccati e organi sessuali in vista, pronte a reagire a una società che sa solo etichettare. L’installazione sonora di Gino de Dominicis, D’Io, che cattura la risata dell’attore Vittorio Bignardi: non la vedi, eppure c’è – e ingombra, e si fa presenza. Le nuotatrici di Carole A. Feuerman, a occhi chiusi, nascondono in dettagli perfetti chissà quali pensieri. E ancora Franko B, che chiude i sentimenti nelle sue valigie, tracce tangibili di esistenze profondamente reali.

Corpus Domini, Exhibition view. A sinistra: Carole A. Feuerman, Museum-scale Eyes Open with Black Mat Suit and Gold Cap, 2021. A destra: Carole A. Feuerman, Next Summer, 2013. Courtesy Bel-Air Fine Art Contemporary Art Galleries. Photo Credit: Edoardo Valle

«Questa mostra è un appello», prosegue la curatrice nella sua introduzione. «Gli artisti non vogliono rassicurare e non vogliono agitare, vogliono soltanto far vedere». E allora vediamo. Vediamo il mondo in miniatura restituito da Charles LeDray e ci disorienta scoprire abiti, grucce, scaffali in piccolo formato – un atelier non esattamente su misura. Passiamo attraverso Mare Mediterraneum, l’opera di AES+F che rievoca corpi, sessualità, sogni ed etnie, e poi le mescola insieme. Restiamo ipnotizzati davanti ai volti delle Biografías di Oscar Muñoz, che si creano e si distruggono, risucchiati da uno scarico sonoro – dove andranno a finire? E ci interroghiamo ancora sulle scarpe di Chiharu Shiota, sugli incontri a cui hanno condotto, su quei fili rossi che indagano, senza risposte, le loro impalpabili relazioni.

«In questa epoca incerta, come incerto è il ruolo degli umani sul pianeta, in questo mondo simulato, che ha destabilizzato i principi e i modelli della realtà, si è inevitabilmente compromesso il concetto di umanità». Scrive così la curatrice sul catalogo edito da Marsilio, a ulteriore conferma delle nostre più altalenanti suggestioni. E aggiunge: «Questo mondo irreale, questa realtà troppo reale, diffonde un senso di indecidibilità totale: nessuno sembra più in grado di rispondere alla domanda su che cosa faccia parte o meno del mondo reale. E in una società accecata che ha perso il contatto con il reale, e che soprattutto ha smarrito nell’oceano di immagini, in cui tutti navighiamo, la capacità di vedere, eccolo lì il corpo… il corpo dell’arte».

Corpus Domini, Exhibition view. Joseph Kosuth, Texts for Nothing, 2010. Courtesy Galleria Lia Rumma, Milano/Napoli. Photo Credit: Edoardo Valle
Corpus Domini, Exhibition view. In primo piano: Chiharu Shiota, Over the Continents, 2011. Sullo sfondo: Sun Yuan & Peng Yu, I am here, 2006-2010. Courtesy l’artista. Photo Credit: Edoardo Valle
Corpus Domini, Exhibition view. AES+F, Mare Mediterraneum, 2015-2018. Collection Noirmontartproduction. Photo Credit: Edoardo Valle

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  • Volevo ringraziare Erica Roccella per la bella e precisa recensione alla mostra Corpus Domini.
    Grazie, davvero, per lo stile, per le parole che ha scelto, per aver capito.
    Grazie e complimenti
    fam

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