Ph. Federico Rizzo. Courtesy Fondazione Giorgio Griffa
D1-D5 è la bipersonale di Giorgio Griffa e Simon Starling alla Fondazione Giorgio Griffa di Torino, in corso fino al 22 gennaio 2026. La mostra è il vertice di una collaborazione iniziata nel 2017.
Come in una narrazione simbolica, la loro collaborazione nasce da un raro oggetto, un pennello artigianale giapponese realizzato da un maestro urushi con i capelli di una Ama, una tradizionale pescatrice di perle. L’oggetto, così particolare e prezioso, è intrinsecamente legato a una pratica appartenente a un mondo autentico, da tramandare. I capelli delle pescatrici, privi di qualsiasi detergente chimico, idratati dall’acqua marina, sono ideali per le setole dei pennelli utilizzati per la stesura della lacca urushi. Simon Starling ha custodito questo oggetto raro scegliendo in Giorgio Griffa la persona adatta per poterlo utilizzare.
Giorgio Griffa ha prodotto tre grandi lavori di inchiostro carta, in cui gesti pittorici essenziali e sospesi hanno esplorato lo spazio in una danza di segni e codici. Simon Starling si è inserito in un dialogo visivo e concettuale con il maestro, intervenendo con parole incise su una lastra di vetro, in una stratificazione di linguaggi, di tecniche e di materiali. Le tre opere Noise (Annotated), Oblique 3 (Annotated) e Golden Ratio (Annotated) sono divise tra la Fondazione Giorgio Griffa di Torino e la Casey Kaplan Gallery a New York, intrecciando due ricerche in un incontro spirituale, filosofico e artistico.
Dall’incontro artistico è scaturito un dialogo scandito in cinque tempi, da cui prende il nome la mostra D1-D5. I pensieri di Griffa sono densi e concisi, le risposte di Starling articolate e analitiche. I due artisti hanno creato una polifonia linguistica di idee e concetti, dando vita ad un percorso espositivo in cui si incontrano, nonostante le differenze.
Se nelle tele di Giorgio Griffa il bianco simboleggia il silenzio, Starling riflette sul significato del nero, quello stesso colore della lacca che il maestro urushi Masahiko Sakamoto ha applicato pazientemente su una delle opere in mostra. In un dialogo simbiotico e meditativo in cui la circolarità delle idee crea una visione amplificata, i due artisti creano un potente equilibrio visivo.
Il rispetto nei confronti del maestro giapponese urushi viene omaggiato da Starling nella realizzazione di una serie di oggetti che rispettano la stessa misura della sua altezza. Uno dei quali è un tronco di rododendro, lo stesso da cui è ricavata la resina con cui viene realizzata la lacca, raccontando la pratica millenaria. Con assoluta reverenza in mostra le ciabatte del maestro Masahiko. La sua altezza è ripresa in un lingotto di oro zecchino, dalla forma allungata, custodito all’interno di una teca di vetro, dipinta con la lacca urushi, in un gesto concettuale ripetitivo e trascendente.
Il gesto concettuale di Starling è accompagnato dalla calma pittorica di segni, linee essenziali sulle superfici grezze di Giorgio Griffa. La personale ricerca pittorica dell’artista italiano rispecchia il linguaggio essenziale da lui utilizzato, riflettendo il processo artistico tra pausa e gesto, in un confine tra visibile e latente. Cercando di dare un senso al caos del mondo, i due artisti creano un equilibrio di corrispondenze, simmetrie e contrasti accomunati dalla stessa curiosità di trovare una risposta.
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