Xenia Perek Tanati & Eri, 2019 Solo performance at ADA Rome Courtesy of ADA Rome Photo by Roberto Apa
HybrÄda Tales è la rubrica di approfondimento nata da HybrÄda, il nuovo progetto lanciato Untitled Association. Con l’intento di raccontare storie molteplici e prospettive plurali, HybrÄda Tales costruisce uno spazio di dialogo, articolato e aperto su piĂą livelli. Coinvolgendo alcune personalitĂ legate a vario titolo al sistema dell’arte contemporanea, HybrÄda Tales intende fornire un racconto, corale e variegato, a partire dalla prospettiva del narratore. Le interviste e i racconti di artisti, operatori culturali, curatori, giornalisti, collezionisti, galleristi andranno così a costituire un archivio condiviso e collettaneo di riflessioni aperte sulle prospettive future del Contemporaneo. Oggi abbiamo raggiunto Carla Chiarchiaro, fondatrice di ADA gallery, a Roma.
Cos’è per te l’arte? Qual è il tuo ruolo nel mondo dell’arte contemporanea?
A livello personale per me l’arte è qualcosa a cui ho scelto di dedicare tutta la mia vita, sin da adolescente. Ad un livello generale, credo che l’arte racchiuda in sé tutta la complessità di istanze e significati dell’epoca che la produce. Il mio ruolo nel mondo dell’arte è quello di valorizzare la pratica dei giovani artisti, crescendo insieme a loro e cercando così di costruire un frammento del patrimonio artistico futuro.
In quale direzione vorresti che l’arte contemporanea si muovesse?
Vorrei che sempre di più venissero premiati il rigore e l’integrità del percorso artistico.
L’arte contemporanea ha un valore narrativo per te, ossia serve a raccontare?
Anche se in modo non esplicito sì, serve a raccontare. E cosa? Il presente, che gli artisti, con modalità diverse, indagano e che noi non abbiamo ancora metabolizzato.
Qual è la funzione dell’arte contemporanea oggi?
Analisi, indagine, rappresentazione, spiritualità , memoria, legittimazione. Credo che l’arte abbia molteplici funzioni e che fondamentalmente restino invariate lungo tutta la storia dell’umanità .
Quali pensi siano i difetti principali nella comunicazione dell’arte?
Forse troppo sensazionalismo e troppa velocità nell’offerta. Molto spesso si dimentica presto ciò che si vede o ciò di cui si legge. Se appunto è di arte che stiamo parlando è necessario mantenere una certa sacralità nell’approccio, per non sminuirne i contenuti.
Come credi sia possibile avvicinare un pubblico nuovo all’arte?
Con il tempo necessario, passo dopo passo, costruendo una consapevolezza e fornendo gli strumenti per decodificare e contestualizzare ciò che si guarda.
Quali idee hai per l’arte nella città ?
Fondamentalmente di continuare a lavorare su un programma di ricerca rigoroso e coerente. Quello che ho cercato di fare sin dall’inizio è stato dare un’identità riconoscibile per la galleria, cercando di creare dei momenti di incontro anche per il pubblico più giovane.
Trovi che il concetto di ibridazione sia importante nell’ambito dell’arte? E in che senso?
Assolutamente trovo che abbia un’importanza sempre più rilevante. Personalmente a dire il vero, ho scelto una via più radicale.
Che responsabilità abbiamo del nostro ruolo, e delle nostre azioni, all’interno del circuito di scambio e di relazioni attivato dal sistema dell’arte contemporaneo?Senti di averne? Quale?
Nel mio caso, in quanto gallerista, lo strumento che mi permette di comunicare la mia visione, è il programma. Poter lavorare su un mio programma è il motivo per cui, dopo anni alla direzione di altre realtà , ho deciso di aprire la mia galleria. Questa libertà è certamente un privilegio, ma allo stesso tempo anche una responsabilità . Altre responsabilità connesse al mio ruolo sono certamente la tutela del lavoro degli artisti e la protezione del loro mercato, oltre alla tutela della credibilità della galleria agli occhi del sistema dell’arte.
Cosa significa fare ricerca oggi?
Per fare ricerca è necessaria una buona dose di indipedenza intellettuale, oltre alla tenacia e alla volontà di correre dei rischi. Fare questo tipo di lavoro rappresenta un investimento a lungo termine su tutti i fronti, è un percorso complesso ed è necessario che ci sia forte coesione tra galleria e artista.
Carla Chiarchiaro, nata a Prato, nel 1983, vive e lavora a Roma dal 2010. Si è laureata con specialistica in Storia dell’Arte presso l’Università di Firenze nel 2009 e ha ottenuto un Master in Contemporary Art Market and Business Management presso l’università Antonio De Nebrija di Madrid nel 2010. Dal 2009 a 2010 ha lavorato presso la Parra & Romero gallery di Madrid, presso Federica Schiavo gallery di Roma dal 2010 al 2014 e sempre a Roma presso Frutta gallery dal 2014 al 2017. Nel settembre del 2017 ha fondato ADA gallery a Roma, la quale tutt’ora gestisce.
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