Castello di Rivoli, Foto Paolo Pellion
Nell’ambito delle celebrazioni per i suoi 40 anni, il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea presenterà, dal 25 settembre 2025, la prima tappa di Inserzioni, un nuovo format espositivo a cura del direttore Francesco Manacorda, che prevede la commissione di nuove opere in dialogo con le sale storiche del museo. Una forma di intervento che è anche narrativa e politica, pensata per rinnovare l’impostazione dell’istituzione verso una museologia partecipata, dinamica e plurale. Per un museo, commissionare nuove opere significa infatti assumere un rischio e, allo stesso tempo, un impegno: affidarsi agli artisti per ridefinire il presente e per archiviarne le tracce da affidare alla posterità. Guglielmo Castelli, Lydia Ourahmane e Oscar Murillo sono i protagonisti della prima edizione di questo ciclo che, con cadenza semestrale, trasformerà porzioni della collezione in una mostra in evoluzione.
A loro si affiancherà Adji Dieye, vincitrice del premio Collective 2025. Tra le novità, anche due nuove acquisizioni finalizzate grazie al sostegno del bando PAC del Ministero della Cultura, Mare con gabbiano (1967) di Piero Gilardi e la serie fotografica a.C. (2017) di Roberto Cuoghi, che andranno ad ampliare la prestigiosissima raccolta del museo.
Come dichiarato dal museo, con le commissioni di Inserzioni, l’identità incompiuta del Castello di Rivoli diventa punto di forza per interventi site specific. Seguendo la visione avviata da Rudi Fuchs con Ouverture nel 1984, ogni artista è invitato a “completare” simbolicamente le sale. Guglielmo Castelli, torinese classe 1987, popolerà la Sala dei Continenti con personaggi fragili, ambigui, in bilico tra scenografia e diario. Sculture in miniatura, tavoli appositamente progettati, maquette e dipinti monumentali, comporranno un ecosistema sospeso, dove infanzia e caduta si rincorrono in dense atmosfere teatrali.
L’artista algerina Lydia Ourahmane ha concepito con la sorella Sarah una composizione per tre cantanti ipovedenti. Le partiture, incise in Braille lungo le pareti, generano una musica da leggere con le dita e da interpretare con il corpo, mentre i performer attraverseranno gli spazi cantando. L’opera si fa così architettura sonora, esperimento percettivo, rito corale che amplifica le potenzialità dell’errore e della memoria.
Il colombiano Oscar Murillo presenterà A see of history, un’installazione immersiva composta da 48 tele della serie Disrupted Frequencies, disposte orizzontalmente nella Sala 18 come un affresco caduto. Le tele, frutto di un progetto partecipativo avviato nel 2013, raccolgono i segni lasciati da studenti di tutto il mondo su banchi scolastici. Sopra questi frammenti Murillo interviene con pigmenti blu, evocando un “mare” di memoria collettiva, sospeso tra storia e geografia. L’opera sarà acquisita dal museo.
A inserirsi nel tessuto della collezione anche Adji Dieye, con Culture Lost and Learned by Heart: Butterfly (2021), opera che indaga la costruzione dell’identità nazionale e le sue derive visive e architettoniche. Nata a Milano nel 1991 e attualmente di base tra l’Italia e Dakar, Dieye è risultata vincitrice della seconda edizione del Premio Collective 2025, che prevede l’acquisto di un’opera.
Il museo omaggia inoltre la memoria di Piero Gilardi con Mare con gabbiano (1967), uno dei primi Tappeti-natura, opera emblematica del suo pensiero ecologico ante litteram. A questa si affiancano una rara Macchina per discorrere (1963) e documenti d’archivio, in collaborazione con la Fondazione Gilardi. Infine, la serie a.C. (2017) di Roberto Cuoghi viene esposta per la prima volta: fotografie di esperimenti scultorei e decomposizioni condotte nello studio dell’artista, realizzate per il progetto Imitatio Christi alla Biennale di Venezia 2017.
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