Milano Art Guide ed exibart presentano It’s a Mad, Mad, Mad, Mad World, un atlante della fotografia degli anni 2020, da scoprire ogni settimana su Instagram: l’ospite di questa settimana è Alice Pedroletti. Per dare un’occhiata al takeover nelle stories del nostro account instagram, vi basta cliccare qui.
A cosa stai lavorando?
«Per questo 2021 a una pubblicazione. Mi sono trasferita a Berlino e sono in residenza allo ZK/U – Center for Art and Urbanistics con un progetto sostenuto dall’Italian Council 9 che ho recentemente vinto. È una ricerca trasversale tra la base teorica del Collettivo ATRII, che ho fondato nel 2015, e la mia personale ricerca immaginifica sulle Isole che porto avanti da quasi dieci anni.
Parla di ecosistemi, di architettura e si conclude con la progettazione di uno ‘strumento’ che farò tramite un AI. Per ora ‘lei’ (la macchina, ndr) sta imparando il mio modo di fare archiviazione, successivamente quello di ricerca e infine di progettazione. Sto cercando di duplicarmi per dirla ‘facile’. Una doppia dimensione spesso presente nei miei lavori, solitamente legata alla fisicità di un luogo in cui mi immergo geograficamente, in questo caso, trattandosi di un database, è ogni possibile luogo in cui da remoto mi trovo.»
Come trovi ispirazione per il tuo lavoro? E cosa ti ispira di più?
«Posso solo dirti che per me la noia è fondamentale.»
Cosa significa fotografare negli Anni Venti del Duemila?
«Fotografare è un tentativo di creare un equilibrio dove non c’è più ordine.
Per questo non so bene se abbia ancora senso. Mi interessano i dubbi e gli errori del processo verso l’immagine, più che il risultato in se che restituisce l’immagine. Se c’è bene, altrimenti amen.»
Il 2020 in una foto?
Alice Pedroletti vive e lavora tra Berlino e Milano. Come artista e ricercatrice Alice indaga l’archiviazione come pratica artistica concentrandosi sull’identità e la memoria connesse all’architettura e alla geografia dei luoghi. Agisce sempre in modo immaginifico attraverso cartografie e narrazioni che vivono a metà strada tra il reale storico e l’impossibilità dell’opera stessa. I suoi lavori investigano il significato dell’immagine attraverso la relazione tra fotografia e scultura, quasi sempre rivolta alla temporalità, fragilità e al significato di matrice in entrambe le discipline. Ha fondato il Collettivo ATRII e il relativo Archivio Aperto ed è fellow artist presso Rabbit Island Foundation e TSOEG: network di artisti che si concentrano su pratiche di lavoro etiche e sperimentali riguardanti l’ambiente.
Il suo lavoro è stato presentato in diverse istituzioni italiane e internazionali (Unidee – Fondazione Pistoletto – IT, Royal Geographic Society – UK, IIC Bruxelles – B, National Gallery of Kosovo – RKS, Fondazione Bevilacqua La Masa – IT, Museo del ‘900 Milano – IT, Time Art Museum – CN, Mostyn – UK) e sta lavorando con Bozar e Goethe ad un progetto tra Europa e Iran.
Ha vinto l’Italian Council 9 per un periodo di studio e ricerca presso lo ZK/U – Center fot Art and Urbanistic di Berlino. Sostiene ed è socia attiva di [AWI] Art Worker Italia.
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