Mecenate 2.0. Il senso di Bvlgari per l’arte, intervista a Lucia Boscaini

di - 12 Novembre 2020

L’ovattata ed elegante sede romana di Bvlgari, a Via Condotti, è la cornice perfetta per incontrare Lucia Boscaini, Brand and Heritage Curator dell’azienda. Nelle salette ultra riservate del primo piano una teoria di vetrine racconta la storia del marchio: dai primi passi nel 1884 con i gioielli dall’impronta ancora legata alle origini greche del fondatore, l’argentiere Sotirio Boulgaris (poi italianizzato in Bulgari), al percorso creativo che, di generazione in generazione, lo ha proiettato nel mondo dell’alta gioielleria. Un emblema di eccellenza italiana all’insegna di intuizioni geniali e innovative. Dall’uso del cabochon per il taglio delle pietre, osando anche il colore, ai materiali insoliti come la porcellana, ai famosi “serpenti” e al tubogas degli anni Settanta (una fascia tubolare flessibile, desunta dal vero tubo per il gas, usata per bracciali, collane, anelli e orologi). “L’attenzione all’arte e alla bellezza contraddistingue da sempre il marchio: una tradizione che discende dalla stessa famiglia Bvlgari, collezionista e sostenitrice di artisti”, sottolinea Lucia Boscaini. “Oggi questi valori continuano a contraddistinguerci anche se non siamo più solo un’azienda famigliare (Bvlgari è stata acquisita da Lvmh, ndr), ma Nicola e Paolo Bulgari restano rispettivamente presidente e vicepresidente, garantendo una continuità con il passato”. Con queste premesse non sorprende che Bvlgari, creatore di bellezza con i suoi orafi e designer, abbia sviluppato un senso più esteso per l’arte, ricoprendo ruoli da mecenate.

Lucia Boscaini

“Un interesse autentico e una cultura aziendale coerente sono alla base di molti progetti per la protezione e la valorizzazione di siti e opere d’arte, con il fine ultimo di renderli fruibili a tutti e di lasciare qualcosa di duraturo”. L’operazione più recente riguarda la collaborazione con la Fondazione Torlonia per la valorizzazione della più importante collezione privata di arte antica al mondo. Il restauro di oltre 90 statue greche e romane – ora a Villa Caffarelli a Roma, nella mostra “I marmi Torlonia. Collezionare capolavori”, fino al 29 giugno 2021 – ha permesso agli studiosi nuove importanti scoperte sulle statue, chiuse da decenni nei depositi della Fondazione. “Una visione indimenticabile vedere le grandi stanze comunicanti affollate delle 620 opere d’arte che compongono la collezione. Da tempo avevamo contatti con il presidente della Fondazione Torlonia Alessandro Poma Murialdo, così quando abbiamo saputo dell’accordo stipulato con il Mibact (Ministero per beni e le attività culturali e per il turismo) abbiamo subito offerto il nostro contributo. Una forma di omaggio alle radici greco-romane e al concetto classico di bellezza della maison”. Ma non è l’unica impresa. “Ricordo i restauri della scalinata a Trinità dei Monti, dei mosaici policromi di Caracalla, dello scalone barocco di Palazzo Braschi. L’illuminazione dell’Ara Pacis in corso d’opera, che sarà completata nei prossimi mesi, ma anche il recupero dell’area sacra di Largo Argentina, cui teniamo moltissimo perché è una zona di Roma visibile a tutti, finora mai aperta al pubblico. Grazie alla donazione di Bvlgari, i lavori saranno terminati entro il 2021.

© Fondazione Torlonia, Electa, Bvlgari

L’azienda non è però coinvolta soltanto nella protezione del patrimonio del passato. “Facciamo tantissimo anche pensando al futuro e abbiamo un legame speciale con l’arte contemporanea. Dal 2018 collaboriamo con il MAXXI (Museo Nazionale per le Arti del XXI secolo) per il premio che porta il nostro nome. Il MAXXI Bulgari Prize, giunto quest’anno alla seconda edizione, è stato varato per sostenere i giovani artisti emergenti”. Le opere site specific dei tre finalisti – Giulia Cenci, Tomaso De Luca e Renato Leotta – sono in mostra fino al 7 marzo 2021. Da un incontro casuale con Francesco Vezzoli è nata invece l’opera d’arte ispirata alla tartaruga con guscio decorato di gemme del protagonista del romanzo À rebour (in italiano tradotto Contro corrente) dello scrittore e critico d’arte francese Joris-Karl Huysman, considerato un manifesto del decadentismo. “È nata così la Tortue de Soirée. Una tartaruga con un guscio in ottone incastonato di pietre preziose e monete greche antiche in argento, esposta al Musée d’Orsay nell’ambito della recente mostra “Huysmans, de Degas à Grünewald sous le regard de Francesco Vezzoli”. Una scultura gioiello definita e realizzata per la prima volta insieme da un’artista e da un’azienda”. In attesa di altri progetti, nel 2022 si potrà intanto godere di una vista strepitosa sull’Ara Pacis e sul Mausoleo di Augusto dal Bulgari Bar e dal ristorante di Niko Romito, posti all’ultimo piano del nuovo Bulgari Hotel. Un edificio degli Anni Trenta la cui ristrutturazione è affidata allo Studio di Architettura Antonio Citterio Patricia Viel. Ma questa è un’altra storia.

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