Don't You Forget About Me, Numero Cromatico, curato da Daniela Cotimbo in collaborazione con Re:Humanism, 2021, Sala Santa Rita, installation view, courtesy Numero Cromatico
Dal 5 luglio fino al 31 dicembre 2021 la Sala Santa Rita di Roma apre le porte alla città e all’arte contemporanea in una progettualità di lungo respiro che accoglie i 12 progetti vincitori del “Bando di selezione Sala Santa Rita 2021” promosso dall’Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale e affidato in gestione all’Azienda Speciale Palaexpo nell’ambito della sua missione di “Polo del contemporaneo”.
La Sala Santa Rita diviene uno spazio aperto, come definito dall’Assessora Lorenza Fruci, che si confronta con diversi linguaggi e poetiche, in forte dialogo con la città e la sua identità molteplice, complessa, stratificata, mutevole, evidentemente espressa nello stesso luogo espositivo che preserva e al contempo trasforma la propria eredità architettonica.
Prima progettualità ad inaugurare il programma espositivo – sequenzialmente serrato e a cadenza quindicinale – è il progetto Don’t You Forget About Me del collettivo Numero Cromatico, a cura di Daniela Cotimbo, in collaborazione con l’associazione culturale Re:Humanism. Nellee determinazioni architettoniche che conservano richiami a formule e cerimoniali liturgici della Sala Santa Rita, Don’t You Forget About Me compone, in un linguaggio frammisto tra elaborazione tecnologica, amplificazione sonora e ricamo, un’ibridazione saggistica che decompone e destruttura i meccanismi della fruizione, le tradizionali configurazioni estetiche, la funzione e la capacità di orientamento persuasivo delle formulazioni algoritmiche, al contempo interrogandosi e portando in luce corrispondenze tra logos e rito, tra metalinguaggio artificiale, scrittura alfabetica ed espressioni simbolico-percettive.
Numero Cromatico celebra in un’iscrizione sepolcrale la morte, nella sua forma odierna, e la simultanea rinascita dell’arte, racchiudendo e oltrepassando la dimensione temporale in un’eterna, nuova e rinnovata epifania, non scevra da richiami a sistemi compositivi emergenti da un passato prossimo, a cui si giuntano e destano tecniche interconnesse ed estese ad un sempre costante contemporaneo. Il collettivo artistico utilizzando l’intelligenza artificiale indaga la fruizione e lo stesso componimento artistico in rapporto alla sfera tecnologica, tra sfera cognitiva e percezione estetica.
L’epitaffio generato dall’IA e ricamato su stendardo al centro della sala, come in un’ideale pala d’altare dal linguaggio sintattico visivo, diviene sistema estetico cortocircuitale in disputa con l’hic et nunc che si sfalda e ricuce ai margini di ogni costruzione formale, in favore di una atemporale e assoluta presenza, affermata e richiamata all’interno di un edificio di culto sconsacrato. Ai lati dell’annuncio funebre l’ordine geometrico e la sua negazione si congiungono a quello testuale nei due stendardi ricamati a mano nei colori primari fondamentali.
Tra potere rituale e ripetizione, forme e colori si stagliano nella loro identità di codici percettivi, segmentati nei territori astrattivi di unità geometrica, composti secondo morfologie dalla forte valenza simbolica richiamanti l’ambito sacrale e sapienziale di antiche culture algoritmiche. Una sintassi ritmica e una drammaturgia oratoria amplifica la riflessione aurorale che accompagna le opere nelle parole del filosofo Franco Berardi, riverberate nella Sala come predicazione omiletica. In esposizione fino al 15 luglio Don’t You Forget About Me conduce lo sguardo in una interrogazione interpretativa sulla stessa esperienza visiva, sulla costruzione e articolazione morfologica del fare artistico nella dimensione mnestica e tradizionale, sulla base di un continuo e perpetuo nuovo ricrearsi, non da ultimo ponendo ad analisi il concetto autoriale, in confronto e associazione con l’intelligenza artificiale, nella sua potenza veicolatrice e pervasiva.
Dal 16 al 30 luglio seguirà il progetto Alizarina di Gaia Bellini dove l’unione tra uomo e natura indaga la potenza simbolica e sacrale del colore, tra ecosofia e interrogazione misterica, tra stratificazioni territoriali e interrelazioni alchemiche.
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