Sandra Tomboloni, La fragilità degli ospiti – Vannucci Arte Contemporanea

di - 14 Ottobre 2020

Sandra Tomboloni a Pistoia: un’occasione per fare il punto sulla sua esperienza artistica.

A quasi due anni dalla sua ultima personale Sandra Tomboloni (1961) ci appare trasformata, rinnovata. Un mutamento ponderato, forse voluto, che ha permesso all’artista fiorentina di proporre, nella mostra curata da Serena Becagli, una serie di grandi pannelli monocromi dove affiorano una miriade di corpi, animali, teste, arti, zampe.
Il mezzo espressivo è sempre lo stesso, il pongo che Sandra ha utilizzato sin dai suoi esordi negli anni Ottanta, ma la materia-colore questa volta risulta più controllata, meno concitata. Pare che l’urgenza quasi febbrile che ha caratterizzato le opere precedenti nelle quali sembrava che essa avesse la meglio su di lei, abbia lasciato il posto a forme più controllate, più pacate. Ha preso avvio un dialogo tra l’opera e l’artista portando a un cambio di direzione dove la materia-sostanza prende il sopravvento sul colore e non viceversa. L’uso del monocromo smorza inoltre la costante percezione che la produzione di Sandra sia legata al mondo infantile proprio per l’uso del pongo e dei colori puri associati tra di loro. Una lettura, quest’ultima, a mio avviso non esatta poiché credo che se formalmente i “pupazzi”, gli animalini o le scatole possano essere far pensare all’universo dei bambini, la sostanza intrinseca di queste opere porta con sé una drammaticità profonda che attinge alla sfera autobiografica dell’artista.
Questa nuova stagione espressiva di Sandra Tomboloni, seppur affondi le proprie radici nella produzione di un passato molto recente, mette in luce una maggior progettualità e un maggior controllo dell’espressione artistica frenando quell’emotività impellente e travolgente che per lungo tempo l’ha caratterizzata.

Sandra Tomboloni, intelligenza primaria, Vannucci Arte Contemporanea

Il punto cruciale di questa inversione di tendenza, l’opera che fa da spartiacque tra un prima e un dopo, credo sia stato i, il pannello in pongo rosso intorno al quale Yael Karavan aveva costruito la splendida performance Fragments il cui video è visibile in mostra. Tutto insomma ricomincia da i. Da i Sandra si è fatta fagocitare per riemergere lentamente trasformata ma non cambiata.

Fil rouge di tutta la mostra è l’antispecismo, argomento caro all’artista che da sempre si batte per i diritti dei più fragili e indifesi e tra questi quindi anche gli animali.
Disubbidire al padre, il dittico nero, l’ultimo realizzato in ordine di tempo, si può leggere come un’antologia della storia dell’arte del passato cui Sandra Tomboloni perennemente volge lo sguardo per poi trarne una sintesi assolutamente personale. Qui c’è un omaggio ai suoi maestri, da Michelangelo a Pontormo, dal Barocco a Rodin, da Matisse a Giacometti. Un amalgama plasmato nel pongo nero che pare disegnato e che è dedicato alla fedeltà del cane.

Sandra Tomboloni, involuzione del primato, Vannucci Arte Contemporanea

Più placato e disteso invece il dittico azzurro, Intelligenza primaria, dedicato all’astuzia del gatto. Le macchie di colore blu evidenziano le sagome dei gatti quasi fossero scontornate. Qui a zone maggiormente affollate si alternano spazi più rarefatti e sgombri, quasi a voler riequilibrare un ordine formale delle cose.

Alla scimmia è invece dedicato il pannello rosso, Involuzione del primato, più piccolo ma molto denso: una trama complessa e intricata che lega indissolubilmente l’uomo al primate mettendone in risalto analogie e divergenze.

Il dittico bianco, Purezza, propone figure con corpo umano e testa di maiale. L’insieme appare più arioso e le sagome sono più distese e meno attorcigliate. La dualità tra uomo e animale sta a sottolineare la superiorità dell’animale nei confronti dell’uomo, poiché per Sandra Tomboloni l’animale, rispetto all’uomo è più evoluto nella testa…

Carne della mia carne, Sandra Tomboloni

Il tema del Barocco ritorna in Carne della tua carne, due cornici riccamente decorate e interamente coperte di pongo, una bianca e una nera, che al loro interno hanno un bassorilievo sempre in pongo con cani, gatti, conigli, cavalli e altri animali. Le due opere sono allestite avendo ognuna davanti una piccola sedia anch’essa ricoperta di pongo così da costituire un luogo di meditazione, quasi sacrale. Questa sacralità, sottolineata anche nel titolo delle opere, rimanda all’antispecismo, tema dominante della mostra.

Questi bassorilievi messi sotto vetro, ricordano il tema della scatola che più volte affiora nell’opera di Sandra, sono scatole di pongo, scatole in tessuto ricamate, scatole di biscotti sul cui coperchio l’artista ha posto piccole sculture. Materiali diversi che confluiscono verso un’unica direzione. La diversificazione dei materiali è dunque una delle caratteristiche della produzione di Sandra Tomboloni: stoffa, ceramica, tessuto, plastilina, cera, anche se il pongo è quella prediletta. Per la prima volta in questa esposizione si vede che l’artista si è confrontata anche con la fusione in bronzo, realizzando alcune piccole opere tra cui un bassorilievo, Ribaltamento del pensiero, con un affollamento di corpi in aggetto, mentre altri paiono graffiti sulla superficie di base, quasi a richiamare il disegno preparatorio: in questa recente fase di maggiore progettualità delle sue opere Sandra Tomboloni, infatti, è solita fare sul fondo dei pannelli una traccia disegnata per poi riempirla con il pongo e creare la terza dimensione.
Fino al 15 novembre 2020 da Vannucci Arte Contemporanea.

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