Una Boccata d’arte: torna il progetto diffuso che attiva i borghi d’Italia attraverso il contemporaneo

di - 25 Maggio 2025

Un format promosso dalla fondatrice di Elpis, Marina Nissim, concepito assieme a Maurizio Rigillo di Galleria Continua e in collaborazione con Threes, che oggi giunge al suo sesto traguardo. Le caratteristiche sono ormai note: ogni anno, 20 artisti sono invitati a confrontarsi con 20 borghi italiani, rigorosamente sotto i 5.000 abitanti, uno per ciascuna regione. Fondamentalmente, si tratta di un importante mezzo per spingere gli spettatori alla riscoperta di certi luoghi – alle volte (anche se direi, forse, molto spesso) perle marginali incastonate in luoghi ancora quasi incontaminati – lontani dai tradizionali circuiti mainstream dell’overtourism. Luoghi in cui, spesso, il tempo sembra essersi fermato: in un mondo così contemporaneo da essere già passato, in cui l’incredibile frenesia del nostro passo – sempre più incerto – sembra quasi impercettibile, attraversare questi borghi ci riporta a una dimensione ancestrale. Paesaggi che presuppongono la lentezza, la riflessione, la calma e una prospettiva apertamente critica verso il nostro presente. Vivere il luogo presuppone, allo stesso modo, riuscire a perdersi – per lo meno in parte – all’interno di esso.

Trentino-Alto Adige. Sopralluogo a Luserna Ph. Valerio Panella

Per questo motivo, ciascun artista viene invitato non solo ad una residenza sul territorio, ma ad un dialogo con le comunità locali per comprendere quale è l’origine e la necessità stessa dell’intervento che andrà ad inserire, oltre che costruire percorsi narratologici che non siano soltanto partecipativi, ma partecipati. Diverse sono state, infatti, le opere permanenti che gli enti locali hanno deciso di acquisire o che sono state donate dagli artisti: oltre un quarto dei borghi coinvolti durante le precedenti edizioni ha visto il proprio panorama modificato da un intervento che oggi resta visitabile tutto l’anno; interventi come Whalebone Arch, scultura realizzata da Claudia Losi a Presicce-Acquarica (Puglia) nel 2020 o Paphos di Ludovica Carbotta ad Aggius (Sardegna), realizzata nel 2022.

Raffaela Naldi Rossano, SERPENTINA Per un mūsēum senza tempo, Belvì (NU), Sardegna. Ph Gianluca Muscas

Intrecciare le pratiche difformi degli artisti con la quotidianità delle comunità permette di rileggere non solo le comunità stesse e la loro origine, ma anche le loro tradizioni ed ipotizzare una riflessione più complessa sul loro sviluppo. Potrà sembrare, apparentemente, sempre il solito discorso demagogico circa un possibile sviluppo dell’arte contemporanea – specialmente nella sua veste pubblica – come aggregatore sociale e attivatore di dinamiche di crescita organica (spesso di purissima gentrificazione), mentre l’autenticità degli intenti implica un approccio geuino circa quelle che davvero saranno le nuove possibilità che saranno poste in essere.

In questo, il ruolo (che già abbiamo definito bistrattato e tragico) dei curatori: circa uno per regione, invitato a riflettere e indagare i contesti locali per riuscire a concepire un abbinamento ideale per superare le barriere e ricercare ascolto, risonanze. Un progetto assolutamente in linea con quanto Massimo Bartolini (nell’intervista realizzata in occasione della performance Ballad for Ten Trees) ha dichiarato “L’ascolto è qualcosa da fare con gentilezza, con pacatezza: non si deve fare rumore, non ci si deve muovere troppo. Va contro i dettami della società, contro l’idea stessa di progresso: fermarsi, pausa, non fare rumore, non produrre attriti…”. I curatori si sono posti su questa via – la via dell’ascolto silenzioso, in alcun modo passivo – ri-orientandosi costantemente, perdendo progressivamente ciascun punto di riferimento per ri-adattarsi e ri-focalizzare il proprio sguardo sulla comunità. La curatela viene così ad essere un momento di interconnessione tra mondi difformi e di profonda mediazione. In primis con il paesaggio e con la natura del luogo, infine con le amministrazioni locali e le stesse comunità – nella riflessione di Giovanni Giacomo Paolin (curatore della regione Veneto).

Nicola Baratto & Yiannis Mouravas, Legame immisurabile, Sant’Angelo Muxaro, Sicilia. Ph Roberto Boccaccino

Da questa analisi – doverosa e preliminare – la scelta degli artisti: dopo un intenso confronto, specialmente tra curatori e organizzatori, molti degli artisti invitati hanno scelto di proporre interventi che basassero la loro pratica sulla ri-semantizzazione e ri-attivazione di centri spopolati o spazi lasciati in disuso. Un percorso complesso alla riscoperta di quei luoghi morti – spesso rimasugli industriali, alle volte strutture persino pericolanti – che custodiscono profondamente la memoria di una storia particolare, locale, da cui partire per ingenerare nuove dinamiche di aggregazione e cooperazione collettiva.

L’obiettivo, come ha sottolineato Andrea Croce (curatore della regione Abruzzo), è quello di riflettere su questi luoghi come immensi archivi, per proteggerne la memoria e salvaguardarne il futuro. Un vero e proprio an-archivio, costruito da usi e prassi, in cui non esiste alcuna normativa di catalogazione ma in cui si esprime con pienezza lo spirito del luogo che abita.

Questa edizione di Una boccata d’arte vede accostata la mostra Dove non sono mai stato, là sono, ospitata da Fondazione Elpis sui primi 5 anni di progetto: 100 opere complessive firmate da 100 artisti in 100 borghi italiani.

Margherita Raso, Eight Types of Whistles, Petritoli (FM), Marche. Ph Michele Alberto Sereni

Gli artisti, i borghi e i curatori della sesta edizione di una Boccata d’arte

La sesta edizione di Una boccata d’arte si terrà dal 28 giugno al 28 settembre 2025 e riunisce gli interventi site-specific di:

Hetty Laycock a Ollomont (AO) in Valle d’Aosta, a cura Elena Graglia

Bibi Manavi a Borgolavezzaro (NO) in Piemonte, a cura di Veronica Botta;

Jim C. Nedd a Framura (SP) in Liguria, a cura di Mireille Filippini per Threes

Aiko Shimotsuma a Brunate (CO) in Lombardia, a cura di Edoardo De Cobelli

Stefano Caimi a Luserna (TN) in Trentino-Alto Adige, a cura di Valerio Panella

Giacomo Gerboni a Tarzo (TV) in Veneto, a cura di Giovanni Giacomo Paolin e Sara Maggioni

Babau a Cormons (GO) in Friuli Venezia Giulia, a cura di Marta Oliva

Vica Pacheco a Bagnara di Romagna (RA) in Emilia-Romagna, a cura di Sofia Baldi Pighi per Threes

Stella Rochetich a Pratovecchio Stia (AR) in Toscana, a cura di Gabriele Tosi

Qeu Meparishvili a Citerna (PG) in Umbria, a cura di Giovanni Rendina

Giuseppe Abate a Altidona (FM) nelle Marche, a cura di Matilde Galletti

Gabriele Ermini a Oriolo Romano (VT) in Lazio, a cura di Irene Angenica

Adele Dipasquale a Roccacaramanico, frazione di Sant’Eufemia a Maiella (PE) in Abruzzo, a cura di Andrea Croce

Roberto Casti a Macchiagodena (IS) in Molise, a cura di Alessia Delli Rocioli

Tild Greene a Lustra (SA) in Campania, a cura di Giulia Pollicita

Aymen Mbarki a Sammichele di Bari (BA) in Puglia, a cura di VOGA Art Project

Vaste Programme a Miglionico (MT) in Basilicata, a cura di Roberta Mansueto

Anna Ill a Simeri Crichi (CZ) in Calabria, a cura di Ehab Halabi Abo Kher

Nicola Martini a Custonaci (TP) in Sicilia, a cura di Giulia Monroy

Sara Persico a Burcei (SU) in Sardegna, a cura di Anna Pirisi per Threes

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