Dai romantici a Segantini. Storie di lune e poi di sguardi e montagne – Centro San Gaetano

di - 12 Aprile 2022

Il passaggio tra l’Ottocento e il Novecento ha rappresentato un momento storico cruciale dal punto di vista storico e culturale. Soprattutto nel Vecchio Continente. Ed è proprio a questo preciso momento che vuole dedicare l’attenzione Marco Goldin, specialista e cultore di quel periodo e dei risvolti nell’arte e nella pittura, attraverso un nuovo e ampio progetto espositivo, presentato sotto il cappello generale di: “Geografie dell’Europa. La trama della pittura tra Ottocento e Novecento”. Proponendo così una sequenza di grandi esposizioni mirata a (ri)dare vita a un vasto scenario artistico e storico sulla situazione della pittura in Europa lungo tutto il corso del XIX e parte del XX secolo, secondo una divisione nazionale o in aree contigue. Primo tappa di questo suggestivo percorso è in corso di svolgimento a Padova, con la prima, grande mostra: “Dai romantici a Segantini. Storie di lune e poi di sguardi e montagne”. Dove i “Capolavori dalla Fondazione Oskar Reinhart” risplendono nelle stanza del Centro San Gaetano, un anno dopo aver ospitato la grande esposizione su Vincent Van Gogh.

Giovanni Giacometti, Ottilia Giacometti, 1912, olio su tela, cm 61 x 50 Kunst Museum Winterthur, Fondazione Oskar Reinhart © SIK-ISEA, Zurigo (Philipp Hitz)

Un nuovo progetto nato dalle suggestioni dello studio del curatore di oltre vent’anni sull’arte dell’Ottocento in Europa ma anche nel mondo, riversato sulla città del Veneto, ormai consacrata a capitale artistica della regione del nord Italia. “Padova, recentemente riconosciuta Patrimonio Unesco per il suo essere “Urbs Picta” offre così la prima mostra di un ciclo inedito per il pubblico italiano, entro i confini di una storia meravigliosa, fatta di paesaggi incantati e ritratti indimenticabili”, come esaltato dall’Assessore alla Cultura Andrea Colasio.
Nel primo viaggio dai romantici a Segantini, le “Storie di lune, di sguardi e montagne” proposti da Goldin ci fanno conoscere il punto di partenza dell’arte in Europa a inizio Ottocento, ovvero: il romanticismo. Con la Germania che diventa quindi il centro della mostra, assieme alla Svizzera, con la quale condivide, almeno in una parte del secolo, intenzioni simili soprattutto sul versante del realismo. Ma non mancano le distinzioni, poiché proprio la Svizzera, tra Ottocento e Novecento, con alcuni incantevoli pittori, da Hodler a Segantini giunto dall’Italia, fa comprendere come essa sia più aperta verso il nuovo. La costruzione della mostra si appoggia sulla stupefacente collezione compresa della Fondazione Oskar Reinhart, appartenente alla straordinaria rete del Kunst Museum di Winterthur, uno dei poli artistici di maggior interesse della Confederazione elvetica. Con cinque dipinti meravigliosi di Friedrich, tutti presenti a Padova, tra i quali spicca il capolavoro, Le bianche scogliere di Rügen, universalmente noto come uno degli emblemi del romanticismo.

Caspar David Friedrich, Le bianche scogliere di Rügen, 1818, olio su tela, cm 90 x 70 Kunst Museum Winterthur, Fondazione Oskar Reinhart © SIK-ISEA, Zurigo (Philipp Hitz)

Sono ben 75 le opere dalla Fondazione Oskar Reinhart giunte a Padova per aprire il grande progetto sulle “Geografie dell’Europa”. Suddivise in sei sezioni tematiche, cronologicamente distese lungo i decenni, che consentono al visitatore di “appropriarsi” dell’arte svizzera e tedesca dell’Ottocento. Con un allestimento come al solito degno delle grandi occasioni e in grado di esaltare al meglio ogni opera, ogni collegamento e ogni sfumatura, anche di pensiero. Per un racconto nuovo per il pubblico italiano e pieno di fascino, in un viaggio attraverso opere di grande bellezza, entro una pittura che dalla strepitosa modernità dei paesaggi di fine Settecento in Svizzera di Caspar Wolf, che quasi anticipa Turner, arriverà fino a Segantini. “In mezzo, una vera e propria avventura della forma e del colore, con paesaggi meravigliosi e ritratti altrettanto significativi”, come scrive il curatore.

Ferdinand Hodler Sguardo nell’infinito, 1913-1914, olio su tela, cm 138 x 245 Kunst Museum Winterthur, regalo dell’Associazione delle Gallerie, 1923 © SIK-ISEA, Zurigo (Jean-Pierre Kuhn)

Procedendo dal romanticismo ai vari realismi sia tedeschi sia svizzeri, passando per vere e proprie sezioni monografiche come quelle dedicate a Böcklin e Hodler, fino all’impressionismo tedesco e alle novità, francesizzanti, del colore di pittori svizzeri come Cuno Amiet e Giovanni Giacometti, il papà del grande scultore Alberto. Tra Hodler e Segantini nacque poi una “devozione emozionata” per la montagna che è insieme spalto fisico e categoria dello spirito. La mostra ne offre un’ampia e appassionata testimonianza, innalzando così un vero e proprio inno alla natura, e non solo all’arte e alla pittura.

@https://www.twitter.com/AleCrisantemi

Nato nel 1980, è appassionato di arte, con particolare propensione per quella figurativa, collabora con Exibart dal 2008. Nonostante la formazione self-taught nel campo dell'arte, si è affermato nel tempo come esperto di pittura, partecipando alla giuria di numerosi concorsi e collaborando come corrispondente di arte e cultura per varie testate. Tra i vari incarichi per Exibart, cura oggi la rubrica Case ad Arte dedicata alle dimore degli artisti in Italia e all'estero.

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