Categorie: Arte moderna

La Notte Stellata di Van Gogh ispirata alla Tour Eiffel: la nuova teoria

di - 28 Marzo 2023

Altro che rustico paesaggio collinare, l’ispirazione per dipingere la sua famosissima Notte Stellata, Vincent Van Gogh l’ebbe dalla Tour Eiffel, monumento all’urbanità dirompente, circondata dai fuochi d’artificio. Almeno questa è la teoria sostenuta dall’autorevole storico dell’arte James Hall, professore all’Università di Southampton e autore di diversi libri pubblicati anche in Italia, incentrati su temi quali l’autoritratto e lo studio d’artista.

Si sa che l’opera, uno dei capolavori della storia dell’arte di tutti i tempi, il cui titolo originale è “De sterrennacht”, venne realizzata nel 1889 e raffigura un paesaggio notturno di Saint-Rémy-de-Provence, poco prima del sorgere del sole, tra il 18 e il 19 giugno, anche se sulla datazione precisa gli studiosi sono discordi. Vincent si trovava nel sanatorio del paese, dove scelse di farsi ricoverare dopo il drammatico episodio di auto mutilazione dell’orecchio. Fu in questo periodo che l’artista realizzò moltissime delle sue opere più famose e riuscite, nelle quali emergono i tratti più simbolici e profondi della sua poetica intima. Alla Notte Stellata Vincent fa riferimenti, più o meno diretti, in molte lettere, citando anche «La pace e la maestà» che si respirano in campagna. L’artista conservò il dipinto per sé per alcuni mesi, prima di inviarlo a Parigi, al fratello Théo, dal 28 settembre 1889, insieme ad altri nove lavori. Vincent si uccise un anno dopo, Théo nel 1891. L’opera passò attraverso varie collezioni, fino ad arrivare al MoMA di New York, dove tutt’ora è conservata.

Negli anni, tantissime sono state le discussioni sorte sul significato dell’opera, nella quale risalta l’elemento ricorrente di cipressi, interpretati come un’evocazione mistica della natura. Ma per James Hall, in realtà i riferimenti usati da Van Gogh erano tutti metropolitani. Nello stesso periodo, infatti, la Tour Eiffel doveva essere svelata al pubblico come l’attrazione principale dell’Esposizione universale del 1889 di Parigi. Dedicato alla celebrazione dei fasti della produzione industriale, l’evento, che ricadeva nel centenario della Rivoluzione francese, fu uno dei primi a sperimentare l’uso dell’energia elettrica su vasta scala come fonte alternativa rispetto al vapore.

Commissionata dall’industriale del ferro Gustave Eiffel, su progetto di Stephen Sauvestre, Émile Nouguier e Maurice Koechlin, la Torre fu presentata alla stampa il primo aprile 1889, preceduta e accolta da pareri fortemente contrastanti. L’inaugurazione al pubblico si svolse il 15 maggio 1889, accompagnata da uno spettacolo notturno di fuochi d’artificio e luci elettriche. Secondo Hall, fu questa atmosfera a rimanere impressa nella mente di Van Gogh, che la replicò nella musica pirotecnica delle stelle, del cielo e delle nuvole.

«Per Van Gogh, il cipresso è un’alternativa naturale alla Torre Eiffel, il fulcro dell’Esposizione. La Notte Stellata è una controparte rurale e cosmica dello spettacolo di luci che ha segnato l’apertura della mostra», ha spiegato Hall al Guardian. «La Torre fu pubblicizzata in modo enfatico come un simbolo dell’abilità tecnologica francese, persino più impressionante delle piramidi. Van Gogh idealizzava l’antico Egitto e pensava che il cipresso fosse bello e ben proporzionato come un obelisco», ha continuato Hall.

Il concorso per costruire il monumento per l’Esposizione Internazionale fu lanciato e vinto dalla ditta di Gustave Eiffel nel 1886, quando Van Gogh era appena arrivato a Parigi. Nel 1887, un giornale parigino pubblicò una lettera firmata da importanti artisti e scrittori che ne condannavano l’estetica. «Questa piramide allampanata e stecchita di scale di ferro, questo scheletro gigantesco e sgraziato, la cui base sembra esser fatta per sostenere un colossale monumento di Ciclopi e poi finisce con il profilo scarno e ridicolo della ciminiera di una fabbrica», così la descriveva Guy de Maupassant. Per il poeta François Coppée invece era un «Albero in ferro di rigido sartiame. / Incompiuto, confuso, deforme».

Ma Gustave Eiffel non si lasciava turbare dalle critiche e continuò la sua impresa. Quando Van Gogh lasciò Parigi, nel febbraio 1888, la costruzione si apprestava già a diventare la più alta della città, superando la cattedrale di Notre-Dame (69 metri), il Pantheon (83 metri) e la cupola degli Invalides (104 metri). Per festeggiare il traguardo, l’imprenditore organizzò un banchetto per ospiti e giornalisti sulla prima piattaforma della Torre. Una guida ufficiale del 1888 poteva proclamare che mentre le piramidi erano state costruite da schiavi per tiranni, questo monumento era «Una manifestazione di pura scienza, arte augusta e libertà di lavoro». Giornali e riviste, tra cui Le Monde Illustré, che Van Gogh ebbe modo di leggere a Saint-Rémy, riportavano resoconti dell’inaugurazione illustrati e carichi di meraviglie.

Hall specifica che «La Notte Stellata di Van Gogh è la risposta della natura e della storia al roboante mostro metallico di Eiffel che cercava di superare gli egiziani. Il cipresso obelisco domina Saint-Rémy e la sua guglia della chiesa più o meno allo stesso modo in cui la Torre Eiffel domina Parigi. Il cipresso è stata la prima parte a essere dipinta. La sua base è rinforzata da un albero più piccolo, che rende la sua forma più piramidale e più vicina a quella della torre. Qualcosa di simile accade in Campo di grano con cipressi, dove Van Gogh lascia uno spazio tra un cipresso grande e uno piccolo, ed entrambi sembrano appoggiarsi l’uno all’altro come le gambe della torre».

Chi volesse vedere da vicini i “Cipressi” di Van Gogh può prenotare un biglietto per la nuova mostra, in apertura il 22 maggio e visitabile fino al 27 agosto 2023, del Metropolitan di New York. In questa occasione, saranno riunite 40 opere tra le più significative del grande artista olandese, oltre a disegni, fotografie, lettere e documenti d’epoca, tutte incentrate sulla rappresentazione dei cipressi e degli alberi. Tra gli highlights, naturalmente, anche la Notte Stellata.

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