Ipercorpo 2020: dentro il Festival che ha restituito il Tempo Reale all’arte

di - 7 Ottobre 2020

Il Tempo Reale è qui e ora: è un attimo già passato e vissuto a pieno. In Ipercorpo 2020 il Tempo Reale è soprattutto condiviso a pieno: una dimensione costituita da blocchi spaziali differenti in cui arte e corpi si incontrano. L’unione avviene ovviamente nel rispetto delle norme anti covid-19 ma distanziamento e mascherina non hanno di certo fermato il Festival internazionale di arti dal vivo che si esprime al massimo, in questa edizione, con la performance.

«Siamo stati sottratti di un tempo prezioso, mettendo da parte sogni e progetti, posticipando attività e viaggi. La pandemia ha fermato il corpo in senso fisico e motorio, togliendogli la libertà di esprimersi e manifestarsi», ha ricordato Davide Ferri, curatore della sezione Arte. È per questo che Ipercorpo 2020 non può che necessitare della presenza fisica di creatori e fruitori, del Tempo Reale per l’appunto, per esistere. In realtà più è marginale la linea che separa il fruitore dal creatore, più il Festival è riuscito nel suo intento: rendere ogni singolo partecipante collettività che è attiva e crea.

Il Festival è pertanto un tableau vivant: un luogo di incontro e compartecipazione tra geometrie e visioni negli spazi di EXATR ed EXGIL a Forlì. Capoluogo di provincia emiliano decisamente attivo sul fronte artistico che fa di Ipercorpo un appuntamento annuale, arrivato quest’anno alla XVII edizione.

workshop Luna Cenere, ph. Gianluca Camporesi

Il controllo del corpo e delle sue sensazioni

Quattro giornate intense, tre sezioni – Teatro e Danza, Musica, Arte – sei curatori e artisti che si alternano di giorno in giorno. Professionali e creative sono Anna Basti e Chiara Caimmi nel loro progetto Unlock-ing tra performance, workshop e incontri: sotto un gazebo, atmosfera indie, tra divanetti, poltrone e pedane di legno si discute su quali siano i dispositivi di controllo del corpo secondo ciascun partecipante. «Cosa è un dispositivo di controllo? Quali sono quelli più comuni nella società contemporanea?», Così le due performer ci invitano a rispondere alle domande, scoprendo, infine, che il dispositivo di controllo più forte e radicato nella nostra cultura è il giudizio: giudizio di sé e giudizio da parte altrui. Due donne, due artiste, due corpi che si conoscono e sanno comunicare: Basti e Caimmi stravolgono la concezione di normalità, facendoci riflettere su quanto anche la “normale” visione del corpo sia da mettere in discussione.

Unlock, Basti, Caimmi, ph. Gianluca Camporesi

Gruppo Nanou chiude l’ultima serata con SPORT: in un capannone da circo, inserito in una scatola scenica nera, il corpo dell’artista diventa il corpo di un’atleta che vive e trasmette le emozioni di una gara – prima, durante e dopo. Le luci definiscono i luoghi in cui avvengono le azioni, un suono di sottofondo simula il rimbombo, le grida e gli applausi ma ogni cosa sembra essere filtrata dell’orecchio dell’atleta. Tutto è percepito come fosse troppo lontano ma, al tempo stesso, dentro di noi: viviamo tensione, attesa e soddisfazione dell’artista. Questi sono soltanto due degli spettacoli della sezione Teatro e Danza curata da Claudio Angelini, Valentina Bravetti e Mara Serina.

Sport, Gruppo Nanou, ph Gianluca Camporesi

Gli interventi di Pirri, Breviario, Cioni e Mattia Pajè

Verso sera di Davide Ferri è l’appuntamento fisso al calar del sole nell’Arena estiva del Cinema Apollo, uno spazio ormai in disuso ma utilizzato fino al 1977 per spettacoli teatrali e cinematografici. Un vero e proprio percorso motorio, “verso” l’arena, e psicologico, “verso” la scoperta di performances artistiche.

Alfredo Pirri, ph. Gianluca Camporesi

Dalla prima all’ultima sera si susseguono, in ordine cronologico, Alfredo Pirri, Sergio Breviario, Adelaide Cioni e Mattia Pajè, quattro artisti che interagiscono con la superficie in modalità differenti. Luce, frame video, tela-colore e alla scoperta di ragni in argento: questi sono i linguaggi adoperati dagli artisti per invadere lo spazio, spronando lo spettatore a partecipare e a interrogarsi.

Mattia Pajè, ph. Gianluca Camporesi

Mattia Pajè è il più giovane: libera e sparge piccoli e luccicanti ragni d’argento nella zona perimetrale dell’Arena, oltrepassando le barriere architettoniche. È proprio lo distanza reale che separa il corpo dell’osservatore dal luogo in cui si trova il ragno, a creare un tempo interiore per riflettere. Come nella ricerca delle uova il giorno di Pasqua, così Pajè ha fatto sì che uscisse da ogni spettatore il bambino che ha dentro di sè. «È un gioco, mi piace giocare altrimenti che gusto c’è?». I fari illuminano il corpo d’argento dei ragni e Verso sera saluta i suoi spettatori.

Adelaide Cioni, ph. Gianluca Camporesi

Ascolto libero, per una rinnovata comunità

Exit film for a music, (pre)corpo del suono è l’appuntamento musicale di Ipercorpo 2020, curato da Davide Fabbri ed Elisa Gandini: «Quattro appuntamenti per incontrare, letteralmente, il suono magico di un Luogo che si è fatto altro da sé. Una caccia al tesoro che gioca a nascondino. Ascolti liberi, in forma di suite, piccoli montaggi audio eleganti e coerenti, ma solo fino ad un certo punto. Così come il suono può deformare uno spazio fino a farne sparire i confini, un luogo può prendere per mano una musica e farla propria», raccontano i curatori.

Sergio Breviario, ph. Gianluca Camporesi

L’ascolto inizia già dal percorso di avvio dagli spazi dell’EXATR all’ex palazzetto gil, polo sportivo e culturale: qui, seduti, al buio, ascoltiamo una sequenza di suoni. Nessuno sa cosa ci aspetta al termine di ogni audio ma il bello è proprio questo: «è stata un’esperienza unica in cui la mente e il corpo vengono invasi dal suono e stimolati alla percezione di emozioni differenti, un momento di riflessione e benessere» così un partecipante ha commentato la performance.

Exit film for a music, Gandini, Fabbri, ph. Gianluca Camporesi

Il Festival interazionale delle arti dal vivo Ipercorpo, nella sua edizione 2020, ha superato ogni aspettativa, restituendo davvero al pubblico un Tempo reale di divertimento, emozione, riflessione e partecipazione. La vera sfida era creare una comunità cooperante in cui i tre ruoli, artista-curatore-partecipante, potessero scambiarsi generando risultati sempre nuovi. La sfida è stata vinta.

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