Contemporary Locus, in dieci anni di attività, ha spellato la patina del tempo dai luoghi dove si è insediato. Ha aperto paesaggi onirici nelle architetture, ricostruito memorie abbandonate dall’epoca di una chiusura: ha fatto respirare la storia -antica e recente- della città di Bergamo grazie all’arte contemporanea.
Per festeggiare questo compleanno l’associazione Contemporary Locus, ideata e curata da Paola Tognon, la scorsa domenica è tornata in uno dei luoghi che aveva già ri-abitato (con l’intervento Dust of Dreams di Eva Frapiccini, per esempio): l’ex Monastero del Carmine.
Stavolta però non ci sono “oggetti” a fare un’opera, ma ci sono corpi a fare l’arte insieme a una batteria: sono i “VERSI 02” di Marcella Vanzo, che con gli studenti di The Momentary Now, la scuola di performance dell’artista che è alla sua seconda edizione, con il supporto del teatro “scappatoia culturale” ZONA K di Milano, arrivano qui a irretire la placidità della Città Vecchia.
Perché sono VERSI di resistenza, di appartenenza, di fisicità esasperata: sono i versi dell’anima umana e delle relazioni con l’altro e con il mondo.
E poi ci sono i gesti: scriversi addosso e cancellarsi, quasi a mettere in quadro le parole che in una giornata qualsiasi ci vengono versate addosso, o le parole d’amore, o quelle della fine dell’amore, o dell’inizio dell’incomunicabilità.
Ci sono gli atti: quello di un’ipotetica penitenza, lo strofinare il pavimento carponi con i propri capelli, così come spazzare in maniera compulsiva utilizzando una ramazza dall’impugnatura troppo corta per poter essere solo il compiersi di una “semplice azione”.
E i VERSI sono le stesse poesie scritte da Vanzo che per quest’occasione non solo sono state recitate dall’artista ma anche accompagnate -appunto- dai suoni della batteria di Paolo Mongardi. A volte battiti di cassa irruenti, come le parole lanciate nell’aria, decorticate -come il sughero-, spazzolate, ma appassionate sempre, intagliate negli angoli della lingua italiana seguendo segreti, comete e misteri dell’esistenza.
“Parole, gesti e azioni – versi – restituiti a ciascuno di noi come morsi di vita, indifferenti al buon senso a al buon modo – si annunciava la serata. Dei lavori performativi di Marcella Vanzo rimangono ricordi e fotografie, attivate dallo sguardo e dalla memoria dell’osservatore. In questa logica l’artista ci ricorda che la performance è la messa in scena di una relazione”.
Quella stessa relazione tra luoghi-corpi e attori-arte che Contemporary Locus, da dieci anni, mette in scena a Bergamo. Applausi.
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