Una petizione per chiedere la scarcerazione di Simone Isaia, il 32enne di Casalnuovo che avrebbe dato alle fiamme la Venere degli Stracci di Michelangelo Pistoletto a Napoli. L’appello è stato lanciato dalla casa di accoglienza dell’Associazione Liberi di volare della Pastorale carceraria della Chiesa di Napoli, gestita da don Franco Esposito: «Simone ha bisogno di essere curato, non del carcere». L’uomo, senza fissa dimora e non potendo fare ritorno a casa della famiglia – i genitori, un fratello e una sorella – si trova infatti in una cella del carcere di Poggioreale insieme ad altre sette persone. Mentre si organizzano raccolte fondi e collette di stracci per la Venere da ricostruire al più presto, sembra a dir poco paradossale che ci si sia dimenticati di una persona che, da presunto innocente fino a prova contraria e da incensurato, sta scontando una pena detentiva da circa un mese.
«Fino a quattro anni fa, Simone Isaia lavorava come garzone in un bar di via Chiaia ed era più che apprezzato dai clienti per i modi cortesi», ricordano i volontari della Mensa del Carmine, dove l’uomo dimora si recava spesso a pranzo. «Poi qualcosa in lui si è rotto, si è perso e nel corso degli anni, le sue condizioni mentali sono peggiorate».
Nella giornata del 2 luglio, l’avvocato Gabriella Di Nardo, legale difensore di Isaia, insieme al Garante per i diritti dei detenuti della Regione Campania, Samuele Ciambriello, ha presentato un’istanza di scarcerazione. Isaia potrebbe essere trasferito presso una comunità di Salerno. Il Tribunale del Riesame dovrebbe esprimersi in merito nelle prossime ore.
«Resta inspiegabile come un giovane incensurato con probabili fragilità mentali e comportamentali possa essere stato tradotto in carcere», ha dichiarato l’avvocato Di Nardo a l’Unità. «È diventato un detenuto qualsiasi nonostante l’impianto accusatorio non sia così forte quanto si è fatto credere. Addirittura, dalle immagini registrate dalle telecamere di video sorveglianza, non solo l’incendio ha inizio un paio di minuti dopo il passaggio di Simone, ma oltre a lui si vede vicino all’opera una donna che passa davanti alla Venere per ben due volte. Quest’ultima per gli inquirenti è una runner, cosa che non si evince in modo chiaro. Ecco ho l’impressione che le indagini siano state condotte e chiuse troppo in fretta, con la voglia di trovare rapidamente un colpevole»
«Simone da tempo aveva perso lucidità e riferimenti, finendo a dormire per strada», continuano dalla Mensa del Carmine. «Simone Isaia ha bisogno di aiuto. Non del carcere, ma di una struttura che lo aiuti a rimettere in piedi la propria vita, perché è una persona affetta da una tangibilissima neuro-divergenza. Allora se è pur vero, come afferma il sindaco Manfredi, che “Quando si attaccano l’arte e la bellezza, si attacca l’uomo”, ebbene, noi affermiamo che la migliore arte e bellezza delle istituzioni pubbliche, e non solo, sia quella di prendersi cura degli uomini straccioni, malati, e abbandonati a un destino senza ritorno».
Intanto, il Sindaco Manfredi ha risposto all’interrogazione presentata dai Consiglieri di Forza Italia. In merito al trattamento ignifugo, è stato spiegato come sia stata scelta una tipologia non invasiva, in linea con le misure obbligatorie per legge ma d’accordo con l’artista per non snaturare i materiali tessili utilizzati. La certificazione di sicurezza fornita dalla Fondazione Pistoletto, proprietaria dell’opera, è agli atti. Per quanto riguarda la vigilanza, ne era stata prevista una statica, con telecamere, e una dinamica, con passaggi di controllo di vigili urbani e forze dell’ordine. Il Sindaco ha chiarito anche la questione della raccolta fondi per l’installazione della nuova opera: il Comune metterà solo il patrocinio, mentre la gestione è in mano alla onlus L’Altra Napoli.
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