Il laboratorio di opere false scoperto a Roma dai Carabinieri Nucleo Tutela Patrimonio Culturale
Dalle falsificazioni di dipinti spacciati per capolavori, al recupero e alla restituzione di antichi manufatti trafugati, alcune recenti operazioni delle autorità gettano luce su un sottobosco criminale che continua a minacciare il patrimonio culturale. Mentre la Procura di Roma ha smantellato un laboratorio clandestino di opere d’arte contraffatte, dagli Stati Uniti tornano in Italia oltre 100 reperti archeologici, frutto di un traffico illecito di portata internazionale.
Una recente operazione delle forze dell’ordine ha portato alla luce un laboratorio clandestino situato nella zona nord di Roma, specializzato nella realizzazione di dipinti falsificati. L’indagine, condotta dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale sotto il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, ha permesso di scoprire un raffinato sistema di contraffazione artistica.
Sono 70 le opere immesse sul mercato attraverso piattaforme di e-commerce di rilievo internazionale, come Catawiki ed eBay. A destare sospetti è stata la capillare circolazione di dipinti attribuiti ai grandi maestri della pittura, tra cui Picasso, Rembrandt, Giacomo Balla, Afro Basaldella, Osvaldo Licini, Bernard Buffet, Francis Picabia, Kees Van Dongen, Serge Poliakoff, Lyonel Feininger, Serge Charchoune, Constant Permeke, William Congdon, Albert Lebourg, Anna De Weert, Pierre Ambrogiani, Gio Bartolena, Frans Hens, Mario Puccini, Faustino Joli, Jenny Montigny, René Sautin e Roberto Borsa.
Il Ministero della Cultura ha rilasciato un comunicato ufficiale il 19 febbraio, evidenziando il valore dell’operazione e riconoscendo il merito dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale.
Un’altra notizia che si inscrive nella cornice dei crimini d’arte viene dagli Stati Uniti e riguarda ancora l’Italia. L’Ufficio del Procuratore Distrettuale di Manhattan ha annunciato che antichi manufatti dal valore complessivo di 2,2 milioni di dollari sono stati recuperati e saranno restituiti alla Grecia e all’Italia. Di questi, 11 reperti appartengono al patrimonio ellenico, mentre ben 107 oggetti di varia natura, dal valore stimato di 1,2 milioni di dollari, saranno riconsegnati all’Italia.
Le indagini, condotte dalla ATU – Antiquities Trafficking Unit, hanno permesso di risalire a un traffico illegale orchestrato da figure di spicco nel mercato clandestino dell’arte, tra cui il noto trafficante Giovanni Franco Becchina, 85enne di Castelvetrano, il cui nome è legato anche alla figura di Matteo Messina Denaro, e il mercante d’arte Robert Hecht.
Tra i manufatti che verranno restituiti all’Italia, vi è anche una coppa a fascia in terracotta Kylix della metà del VI secolo a.C. Secondo il comunicato stampa, la Kylix fu illegalmente scavata nel sito etrusco di Vulci negli anni Sessanta per essere esportata illegalmente dall’Italia dal commerciante Robert Hecht, attivo tra New York e Parigi. Il Metropolitan Museum of Art la acquisì nel 2017 dove è rimasta fino al sequestro avvenuto per mano dell’ATU.
Tra le opere del Metropolitan recentemente restituite alla Grecia, una testa in bronzo del VII secolo, donata nel 1972 dall’ex fiduciario Walter C. Baker, dopo aver accertato la sua rimozione illegale dal Museo archeologico di Olimpia negli anni ’30. Il manufatto, scomparso nel 1914 e riapparso nel 1948 a New York, è stato ufficialmente consegnato alla Ministra della Cultura greca Lina Mendoni durante una cerimonia a New York. La Grecia ha concesso il prestito dell’opera per una futura mostra al Met.
Al momento invece non è ancora stata ufficializzata una data per il trasferimento dei reperti italiani.
Tornando sul territorio nazionale, l’agenzia ANSA ha riportato la notizia del ritrovamento di un raro specchio etrusco, scavato a metà Ottocento nella zona di Vulci e proveniente dalla prestigiosa collezione Torlonia. La sua scoperta si colloca nell’ambito dell’imponente sequestro effettuato nel 2022 dalla Guardia di Finanza, che ha recuperato oltre settemila reperti da un noto ricettatore di Ostia, ora affidati in custodia provvisoria al museo archeologico di Colleferro.
L’archeologo Valentino Nizzo, ex direttore del Museo Etrusco di Villa Giulia e professore dell’Università Orientale di Napoli, ha sottolineato l’eccezionale valore storico dello specchio, non solo per la raffinatezza della scena incisa nel bronzo, ispirata al teatro greco, ma anche per il suo legame con la collezione Torlonia, una delle più importanti raccolte private di sculture greco-romane.
Questo episodio si inserisce in un più ampio quadro di recupero e tutela del patrimonio culturale italiano, evidenziando ancora una volta l’importanza di un costante impegno investigativo per contrastare il traffico illecito di beni artistici e archeologici.
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