Quella della Reggia di Caserta è una lunga storia di architettura e natura: se l’imponente palazzo borbonico, costruito nel XVIII secolo da Luigi Vanvitelli, doveva riflettere il potere e la raffinatezza della monarchia, il Parco Reale e il Giardino Inglese rivelano una raffinata interpretazione del paesaggio, tra classicismo ed esotismo. Tra gli elementi più pregiati del complesso, le Serre Borboniche rappresentano ancora oggi, un simbolo di equilibrio tra natura e sapere. Chiuse da oltre otto anni, dal 21 settembre 2024, le Serre Borboniche della Reggia di Caserta saranno nuovamente accessibili al pubblico, insieme alla Serra Moderna, grazie a un innovativo progetto di riqualificazione che punta a preservare e valorizzare il loro ruolo originario all’interno del Giardino Inglese.
Le serre riacquistano così la loro funzione storica, legata alla coltivazione e acclimatazione di specie botaniche rare, in linea con la visione del giardiniere reale Johann Andreas Graefer, figura chiave nello sviluppo di questo spazio unico.
Le serre, infatti, furono concepite già nel XVIII secolo per ospitare specie esotiche e indigene, importate da ogni parte del mondo e attentamente coltivate per adornare i giardini della corte borbonica. Graefer, di origini tedesche, fu incaricato di creare un giardino che potesse riflettere l’ampiezza culturale e scientifica del Regno di Napoli. Le serre non solo fungevano da laboratorio botanico ma anche da spazio di commercio e ricerca, unendo estetica e funzionalità .
Grazie a un progetto di partenariato pubblico-privato, tra il Ministero della Cultura e una cordata di imprese locali, riunite sotto il nome Le Serre di Graefer, lo spazio tornerà fruibile al pubblico. Questo modello, pionieristico per un giardino storico in Italia, potrebbe ispirare future strategie di gestione del patrimonio verde in Europa. Come ha affermato Tiziana Maffei, direttrice della Reggia di Caserta, «Abbiamo riqualificato un’area preziosa del Giardino Inglese e assicureremo la conservazione programmata del suo patrimonio vegetale. Il Museo non è una vetrina statica, ma uno spazio vivo e creatore».
L’obiettivo del progetto è duplice: ripristinare le serre come luoghi di studio e acclimatazione botanica, ma anche rilanciarne il potenziale economico, in un’ottica di economia circolare e sostenibilità . Tra gli spazi recuperati, figurano quattro serre storiche, il vivaio e l’antica scuola botanica, distribuiti su un’area di oltre 16mila metri quadrati. «Questo progetto rappresenta un passo importante nel percorso di valorizzazione del territorio casertano», ha dichiarato Antonio Maisto, presidente della cooperativa Le Serre di Graefer.
In parallelo alla riapertura delle serre, il Museo ospita opere dell’artista Danilo Ambrosino, che ha donato alcune delle sue tele ispirate al Plantarum Regii Viridarii Casertani, un catalogo ottocentesco delle specie botaniche coltivate nel giardino. La mostra Nel giardino del Re – Un tesoro di luce e foglie, inoltre, rappresenta un incontro suggestivo tra arte contemporanea e storia botanica, in cui la luce e le forme delle piante si fondono in composizioni pittoriche di grande impatto visivo. Questo connubio tra arte e scienza riflette l’idea che la natura, come l’arte, sia in costante evoluzione, capace di ispirare e trasformare lo spazio museale.
Verranno organizzati eventi culturali, percorsi educativi e laboratori per bambini e famiglie, offrendo nuove opportunità di fruizione del Giardino Inglese. Inoltre, l’area delle serre sarà anche uno spazio per la vendita di piante rare e ornamentali, un richiamo agli antichi mercati botanici dei Borbone. La prima serata-evento, Colonne sonore in Reggia, trasformerà il Giardino Inglese in un grande palcoscenico musicale, offrendo una fusione inedita tra natura e musica.
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La mia fotografia è intrisa di solitudine, bellezza e femminilità .