Immagini immediate. Pulite nei dettagli. Sporche di colore. Sono poltrone, automobili, telefoni e altri oggetti. Joaquim Falcò li strappa fuori dalla normalità e dalla piattezza del quotidiano e li immerge in un mare di pittura. Qui perdono ogni senso originario e si ritrovano privi delle loro iniziali funzionalità. Diventano tutti soggetti d’arte, alla stessa stregua, con la stessa funzione: quella di essere il centro figurativo ed estetico di una tela nel quale sono sospesi, o meglio, galleggiano. Si ritrovano immersi in pennellate e gocce pastose, che formano un’esplosione caotica. L’effetto finale è quello di una tela in continuo divenire, che sta ricomponendo da sé i propri colori per comunicare una forma. La mostra intera -facendo assorbire al visitatore questo processo opera dopo opera- sembra così animata da un movimento incessante e vigoroso. Lo sottolineano i colori con cui l’artista lavora più spesso: un giallo caldo, un blu intenso, un rosso deciso e un nero fitto. Tutti colori con una propria e non trascurabile forza, vivaci e imponenti. E imponenti sono anche le opere. Le dimensioni sono nella media, perlopiù attorno al metro, ma l’ingrandimento di alcuni oggetti e il carico gioco di colori non fa mai perdere la concentrazione di chi visita la mostra, tela dopo tela, mantenendo alto il livello di coinvolgimento dall’inizio alla fine del percorso di due piani della galleria St’Art.
Si tratta di un coinvolgimento estetico, ma anche riflessivo. E la riflessione di cui parliamo è una ricerca dell’artista catalano sul ruolo dell’oggetto come base di comunione tra l’arte e la vita.
Sullo spazio della tela l’oggetto che riconosciamo non è né una celebrazione di tipo pop, né una semplice raffigurazione realista e neutrale. Non è ciò che costituisce l’opera d’arte perché il gusto del lavoro sta nel gioco del movimento che il colore vi crea sopra e attorno. Non è un accessorio quotidiano perché è stato privato di qualsiasi praticità. E’, invece, una base banale, materiale, inoffensiva, ma anche imprescindibile nella vita di ognuno.
Falcò trova una sua consapevolezza di un punto d’incontro tra il reale e l’intellettuale, tra il materiale e il poetico su un campo formato da piccoli segni trascurabili e da ovvietà prive di importanza, ma che al contempo costituiscono lo sfondo su cui ci muoviamo e su cui si dispiega tutto il mondo della nostra comunicazione.
carolina lio
mostra visitata il 14 febbraio 2006
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