Per la prima volta occupiamo di ‘Perché/?’ la rivista semestrale di discussioni sull’arte creata due anni fa dal critico Giacinto di Pietrantonio, attualmente impegnato, a Bergamo, a dirigere la Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea.
La rivista, in un originalissimo formato ed in italiano/inglese, è edita a Roma dal Magazzino d’Arte Moderna, tra le più propositive gallerie della capitale. La struttura editoriale è completamente basata sull’intervista, sulla chiacchierata, sul dialogo. Ogni numero definisce dei ‘gruppi di conversazione’ all’interno dei quali si incontrano – come in una vera chat room internettiana – personaggi di altissimo livello del mondo dell’arte e artisti o critici emergenti.
Ogni tanto, tra le pagine, compaiono dei ‘Progetti per Perché/?’ ovvero dei lavori fatti dagli artisti intervistati esclusivamente per essere pubblicati nella rivista. Sul numero di cui vi parliamo: Michelangelo Pistoletto, Mark Dion, Delphine Bedel ed altri.
Scorriamo le discussioni che sono state affrontate in questo numero. Il primo gruppo di conversazione affronta il tema della ‘perdita’: la riconosciamo? Le diamo il giusto peso? Quante e quali sono le implicazioni sociali, culturali? Quanto contano le identità? Come si può ricondurre il tutto alla situazione del Medio Oriente e della ‘Terra Santa’? Ne ragionano curatori ed artisti tra cui l’americano Haim Steinbach.
Un altro eterogeneo gruppetto di artisti dialoga sul tema della globalizzazione e sul contesto artistico che può far da sfondo ai movimenti del ‘popolo di seattle’.
Il critico Cesare Pietromarchi è protagonista, con gli artisti Pietroiusti, Kentridge e Dion di un dialogo sui rapporti tra arte e politica e dunque sulla valenza sociale che ha l’opera d’arte.La discussione poi si sposta sull’ ‘io’ dell’artista.
Le altre ‘stanze’ – tutte di piacevolissima lettura – vertono sulla vita dell’artista, sul ruolo della pittura nell’arte (ne parla anche il non pittore Pistoletto insieme a Piergiovanni Castagnoli, direttore della GAM Torino), sulla non distinzione del confine tra solitudine ed intrattenimento e sulla creazione di virus sociali da parte dell’arte (qui partecipano anche i coniugi Kabakov).
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