Una prima pagina tutta dedicata alla dispersione del patrimonio artistico iraqueno: chi è responsabile di cosa, quello che si poteva fare e non si è fatto, ciò che era stato previsto ed è inevitabilmente successo. Interessante, non c’è che dire. Peccato solo che questo numero arrivi con una battuta di ritardo rispetto ai tempi ben più rapidi di quotidiani e televisione, che ci hanno mostrato quasi in diretta ruberie e saccheggi, hanno già ampiamente riportato polemiche e accuse, e, voltando subito pagina, ci abituano a considerare superato ciò che non è più in palinsesto.
Più in linea con i tempi dell’informazione, sono invece le considerazioni di Achille Bonito Oliva sui possibili riflessi nell’arte del raffreddamento che la recente guerra ha portato nei rapporti Usa-Europa. E sempre per la serie “una rivista d’arte che si rispetti è anche il luogo della riflessione ” vi segnaliamo il pezzo di Lucio Pozzi, che, da New York consiglia come fare per “risollevarci dalla noia dell’arte”. Si è discusso a lungo se fotografia e cinema fossero o no arte. Lo stesso pregiudizio ora tiene lontane dai musei le nuovissime forme in cui si esprime la creatività umana. Eppure basterebbe guardarsi intorno.
Dalla Germania, invece, arriva (è un caso?) un articolo altrettanto appassionato di Christophe Ammann sul nuovo significato della pittura nell’era contemporanea. Le forme di espressione artistica non devono necessariamente svilupparsi in parallelo con le innovazioni tecnologiche, che fanno sempre più parte della nostra vita. La pittura è il luogo dell’individualità, universale perché concentrazione delle energie collettive, un momento dello spirito, che deve semmai sapersi rinnovare, essere riscoperta.
Per il resto, tra i (come al solito) numerosissimi articoli, scritti nel consueto (ma ormai classico) stile sobrio, non si perdano due mini-dossier.
Nelle pagine centrali sono riportati sei brani del libro di Jean Clair su André Breton. In occasione dell’asta in cui sono andati dispersi l’archivio e la collezione del padre del surrealismo, ci si continua ad interrogare su questa enigmatica e misteriosa figura del nostro Novecento. Il critico francese dice la sua e fa il punto su un dibattito ancora aperto.
Il contemporaneo restauro di alcune tra le più famose opere di Michelangelo porta alla ribalta (se mai ce ne fosse bisogno) un altro mito dell’arte italiana e mondiale. I lavori permetteranno utili scambi tra gli esperti, ma, a quanto pare hanno già provocato anche qualche lite: tre articoli ricostruiscono vicende, proposte, scoperte.
paola vitolo
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