Categorie: Formazione

Come sarà l’Università del domani? Le indicazioni emerse dalla conferenza CISIA

di - 24 Aprile 2025

In un’epoca in cui l’accesso alla conoscenza è sempre più ampio ma anche diseguale, il ruolo delle istituzioni educative cambia volto: l’università del futuro continuerà a essere un luogo di sapere ma diventerà anche uno spazio di ascolto e cura. È questa la prospettiva emersa dalla tavola rotonda L’università orientata al futuro: mutazioni, sfide, progetti, che ha chiuso a Roma l’evento Orientarsi al futuro, organizzato da CISIA – il consorzio costituito da 62 atenei statali e dalle conferenze di Ingegneria, Architettura e Scienze – nella suggestiva sala affreschi della CRUI – Conferenza dei Rettori delle Università Italiane.

Il focus della discussione? Le difficoltà, le aspettative e i desideri della Generazione Z – i nati tra la metà degli anni ’90 e i primi anni del 2010 – posti davanti al bivio universitario. Una generazione che, secondo i dati emersi dal sondaggio Orientarsi dopo la scuola 2025, spesso sceglie la propria strada universitaria all’ultimo anno di scuola o dopo il diploma e che affida il proprio destino accademico più ai consigli di amici e familiari che a quelli delle istituzioni. Non si tratta di disinteresse, bensì di mancanza di strumenti e tempi adeguati per costruire un percorso.

courtesy of CISIA

Una generazione in cerca di senso

I dati raccolti da CISIA mettono in evidenza che più del 70% dei ragazzi decide solo all’ultimo minuto. Inoltre, chi ha genitori laureati ha un accesso più facile agli strumenti di orientamento. Sono poi passione e sogni a guidare le scelte, molto più della razionalità o delle prospettive di reddito.

Eppure, come sottolineato da Maria del Mar Huerta Moran, responsabile orientamento CISIA, la maggior parte degli studenti non è posta nella condizione di fare una scelta consapevole: «Questo fatto, escludendo situazioni specifiche, ci fa capire quando sia difficile optare per l’uno o l’altro corso di laurea; visto con gli occhi dell’orientatrice, sottolineo come il dato indichi un bisogno di anticipare le azioni di orientamento, per dare l’opportunità di costruire la scelta nel tempo». Moran ha parlato della sua esperienza: «Giro il Paese incontrando classi e scuole, al di là delle nozioni pratiche, mi accorgo della necessità dell’orientamento come momento di affiancamento, di accompagnamento. Il mondo giovanile ha dentro di sé le risorse necessarie per scegliere, basta esserci e aiutare facendo in modo che possano emergere; saranno poi le singole persone ad attivarsi e a intraprendere il cammino».

Oltre i numeri: ascoltare, accompagnare, riorientare

Davanti a questo scenario, i rappresentanti accademici presenti – tra cui Alessandra Petrucci, rettrice dell’Università di Firenze, Giovanni Betta, prorettore a Cassino e membro CUN, e Piero Salatino, delegato dell’Università Federico II di Napoli – hanno espresso un’assunzione di responsabilità condivisa: l’università non può più essere solo una destinazione, ma deve trasformarsi in compagna di viaggio.

«Scegliere un corso di laurea è oggettivamente complicato, ci sono tantissime proposte e spesso i giovani non hanno animo sereno perché hanno paura di sbagliare. Poter progettare esperienze di riorientamento, anche durante un percorso di studi, diventa questione di rilevanza strategica», ha dichiarato Betta.

Anche l’analisi dei 340mila TOLC – il test d’ingresso creato dal consorzio CISIA e utilizzato da numerose università per valutare le conoscenze necessarie per accedere ai corsi di laurea -somministrati nel 2024 restituisce una fotografia che fa riflettere: calo generalizzato dei punteggi, difficoltà marcate in matematica e comprensione del testo, in particolare geometria e grammatica. Chi frequenta il liceo continua a performare meglio ma il divario non fa che accrescere l’asimmetria di partenza.

L’Università, una sfida del presente

Andrea Stella, presidente CISIA, ribadisce il ruolo del consorzio come centro di eccellenza e presidio di equità: «Noi non ci occupiamo solo di test, ma di costruire ponti tra scuola e università. I nostri strumenti gratuiti – dai MOOC alle esercitazioni, dai quesiti commentati alle prove di posizionamento – servono a colmare lacune e a fornire una bussola».

Il direttore CISIA, Giuseppe Forte, ha definito l’orientamento come un «Prendersi cura», usando una parola che si discosta dal vocabolario tecnico per entrare nel lessico delle relazioni e mettendo al centro una consapevolezza programmatica: l’università del domani dovrà imparare a entrare nelle scuole non con la pretesa di formare ma con la volontà di accompagnare. Dunque, una università che ascolta, si fa prossima, che accetta la complessità dei percorsi e il diritto al dubbio, potrebbe non essere più solo un’utopia: è, forse, una delle grandi sfide del presente.

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