Raccontare la Groenlandia con la fotografia, un soggetto tra i più indagati (anche dalla fotografia scientifica), è un rischio corso e vinto da Jacob e Sue Sobol che l’hanno ritratta come scenario della loro vita e della loro famiglia. Così più che una terra da esplorare è diventata un’emozione. Scatti con un bianco e nero rarefatto, abrasivo e molto contrastato in mostra alla Leica Gallery a Milano fino al 31 gennaio curata da Maurizio Beucci e Claudio Composti James’ House e Hunting Heart. Un album di incontri con i ritratti, i luoghi che ha conosciuto sono le foto di Jacob James’ House. Un bianco e nero molto segnato come sono gli affetti, le passioni e le sfide. Un progetto iniziato con l’avventura esistenziale di Jacob a Tiniteqilaaq nel 1999, sulla costa orientale della Groenlandia, dove ha trascorso i tre anni successivi dalla morte del padre.
A partire da un ritratto con un paesaggio (composizione sghemba e interessantissima) di James, il pescatore che gli ha insegnato a vivere nei ghiacci: lo ha accolto in casa egli ha spiegato come cacciare e pescare, come macellare, come cucinare e conservare il cibo. Ma soprattutto, in quel periodo Jacob ha imparato a sopravvivere con il suo dolore e se stesso in quella nuova condizione di assenza di una persona fondamentale. Ma questo lavoro ha anche il taglio di street photography sui ghiacci. Seppure sia una storia intima e di sentimenti perché c’è la forza degli scatti rubati con il talento e l’esperienza del fotografo Magnum. Non è un reportage proprio perché ha incastrato l’elemento personale della sua vita. Nato dall’affinità con un luogo, da relazioni profonde personali. «Quando fotografo, cerco di usare il più possibile il mio istinto.
È quando le immagini sono sconsiderate e irrazionali che prendono vita; che si evolvono dal mostrare all’essere», ha raccontato Jacob Aue Sobol. Sono quindi trenta fotografie che ci permettono di stupirci: finalmente si va oltre i soliti nomi, seppur di grande valore, vengono però affiancati ad altre ricerche fotografiche che ci aiutano ad ampliare lo sguardo. Il lavoro dei Sobol è la narrazione di due storie d’amore: quella tra i due fotografi, in Hunting Heart, e quella tra Jacob e il suo amico James, in James’ House. In Hunting Heart le foto di entrambi e di Sue ritraggono la loro relazione: sentimenti e arte.
«Tra di noi ci sono affinità e differenze, e questo spettro è qualcosa che amiamo e che abbiamo voluto condividere. In Hunting Heart, io sono l’“estroversa”, che fotografa persone e luoghi al di fuori della nostra famiglia, e Jacob è l’“introverso”, che valorizza invece l’intimità e la vita privata. Abbiamo creato un dialogo di questo tipo tra le nostre immagini, partendo dal fatto che entrambi guardiamo prima dentro e poi fuori noi stessi. Per entrambi, infatti, l’intimità e la connessione sono alla base del nostro lavoro, è da questo concetto che costruiamo e creiamo» racconta Sue. «Partiamo sempre da una domanda: ‘chi siamo come esseri umani?’». Una domanda che pone sempre in ascolto di chi stanno guardando e poi fotografando. L’ascolto presuppone interazione e intimità. E cura. E così le immagini sono vivi e pulsanti.
Dal 22 maggio al 24 agosto sarà visitabile presso le sedi della Galleria Marina Bastianello, "Shelter Island", a cura di…
Benvenuti alla Cremona Art Week, una settimana che rianima la città e i suoi luoghi storici, riaperti in un dialogo…
In occasione della mostra alla Chiesa di Santa Maria della Pietà di Venezia, Wallace Chan ci parla del suo progetto…
Gallerista ma anche promotore e appassionato sostenitore degli artisti che ha rappresentato nel corso della sua vita, Giorgio Marconi si…
Le Accademie di Belle Arti di Sassari, Venezia e Napoli si uniscono per celebrare l’arte incisoria e diffonderne la conoscenza:…
$ 46,5 milioni per "Untitled (ELMAR)" di Basquiat, buoni risultati anche per Donald Judd ed Helen Frankenthaler. Totale dell'asta: $…