Ottavio Celestino, Animal Question, veduta della mostra, Galleria delle Vasche de La Pelanda – Mattatoio di Roma, 2025
Qual è il nostro posto nel mondo? Quali storie siamo disposti a guardare negli occhi? E soprattutto: siamo ancora capaci di riconoscere l’altro, di qualunque specie esso sia, come soggetto? Queste alcune delle questioni aperte da Animal Question, mostra fotografica di Ottavio Celestino curata da Michela Becchis e Nicoletta Provenzano, promossa dall’Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con l’Archivio Celestino, visitabile fino al 22 giugno 2025 presso la Galleria delle Vasche de La Pelanda – Mattatoio di Roma.
Nato a Roma, nel 1958, Ottavio Celestino intraprende il suo percorso fotografico a 27 anni, muovendo i primi passi nel reportage con pubblicazioni su testate nazionali e mostre che ne rivelano fin da subito lo sguardo analitico e poetico. Pur lavorando principalmente nel campo della pubblicità, in collaborazione con le principali agenzie di Roma, Milano e Firenze, ha sempre mantenuto viva una sensibilità verso le dinamiche socio-geografiche, spingendosi anche nel mondo della moda e, soprattutto, del ritratto, da lui inteso come spazio di indagine identitaria.
Nel corso della sua carriera ha firmato campagne fotografiche per marchi come BNL, Bulgari, Martini, Fox, Enel, Invitalia, Telecom, Lottomatica, Renault e Poste Italiane, realizzando immagini a forte impatto visivo e simbolico, diffuse a livello nazionale e internazionale.
Dal 2000 il suo studio si trova all’interno del Pastificio Cerere, storica ex fabbrica nel quartiere romano di San Lorenzo, trasformata in un centro pulsante della ricerca artistica contemporanea. Qui, nel 2011, ha co-fondato Spazio Cerere, luogo polifunzionale dedicato a mostre, shooting e progetti culturali.
Nel 2007 ha realizzato Tributo all’artista Mark Rothko, una performance visiva commissionata dal Comune di Roma e dall’Ente Eur, presentata al Palazzo della Civiltà Italiana in occasione della Notte Bianca. Nel 2012 è stato selezionato tra i “200 Best Ad Photographers Worldwide” da Lürzer’s Archive e ha ricevuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri l’incarico per il progetto fotografico Luoghi della Memoria, nell’ambito delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
È docente presso l’ISFCI – Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata di Roma e membro dell’Art Directors Club Italia.
Da anni impegnato a interrogare le tensioni etiche e iconiche dell’Antropocene, Celestino ha incentrato parte della sua ricerca sulla relazione tra uomo e animale, tra cultura e natura, tra potere e vulnerabilità. In Animal Question, questa riflessione prende corpo proprio là dove per decenni i corpi animali venivano annientati: l’ex mattatoio di Testaccio. Ma se lo spazio porta ancora impresso nella pietra il ricordo della violenza industriale, l’artista ne propone una radicale reinvenzione, trasformandolo in un luogo di possibilità.
Il percorso si apre con imponenti ritratti fotografici di equini e bovini: forme monumentali che discendono letteralmente dall’alto, come apparizioni barocche. I loro corpi, sospesi nello spazio e sottratti alla gravità, emergono come reliquie sacre, frammenti di una liturgia mancata. In questa mise-en-scène fotografica, Celestino sovverte la storica riduzione dell’animale a oggetto, restituendogli una potenza totemica, quasi divina.
Per Celestino, il riferimento alla sacralità è un modo per mettere in discussione i dispositivi percettivi ed estetici che regolano il nostro rapporto con l’altro non umano. Per ogni ritratto, il negativo fotografico viene esposto in trasparenza, creando un doppio visivo e concettuale dove vita e morte, presenza e assenza, realtà e immaginazione si inseguono come poli di una stessa vibrazione.
Nelle sale laterali, la mostra si apre al dialogo tra storia e simbolo. Con la serie Mnemosyne, dichiaratamente ispirata all’Atlante della memoria di Aby Warburg, Celestino inscena una galleria di volti scultorei: ritratti animali che affiorano dal fondo come presenze astoriche, sedimentate nel tempo. A queste immagini si intrecciano fotografie storiche realizzate dal Conte Giuseppe Primoli alla fine dell’Ottocento proprio all’interno del Mattatoio, ora rielaborate con iscrizioni provenienti dall’Archivio Storico Capitolino. È un’operazione archeologica, un tentativo di riportare alla luce ciò che è stato rimosso.
Tra iconografia classica, riferimenti filosofici e riflessioni sull’essenza stessa del linguaggio fotografico, Celestino invita a una meditazione laica ma profonda sulla possibilità di ripristino di una coesistenza spezzata tra le specie.
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