Categorie: Fotografia

Other Identity #177, altre forme di identità culturali e pubbliche: Chantal Convertini

di - 26 Ottobre 2025

Tratta dall’omonima rassegna ideata dall’artista e curatore indipendente Francesco Arena, la rubrica OTHER IDENTITY – Altre forme di identità culturali e pubbliche vuole essere una cartina al tornasole capace di misurare lo stato di una nuova e più attuale grammatica visiva, presentando il lavoro di autori e artisti che operano con i linguaggi della fotografia, del video e della performance, per indagare i temi dell’identità e dell’autorappresentazione. Questa settimana intervistiamo Chantal Convertini.

Other Identity: Chantal Convertini

Il nostro privato è pubblico e la rappresentazione di noi stessi si modifica e si spettacolarizza continuamente in ogni nostro agire. Qual è la tua rappresentazione di arte?

«Vedo la mia arte come un atto di equilibrio tra la documentazione di ciò che incontrano i miei occhi, che è tutto ciò che sperimento nella mia mente e nel mio corpo, che mi tocca, che mi sfida e la creazione di immagini più concettuali secondo le idee che germogliano da tutto ciò che sta accadendo nella mia vita con le cose che amo e trovo belle».

fragments 2019 digital photograph

Creiamo delle vere e proprie identità di genere che ognuno di noi sceglie in corrispondenza delle caratteristiche che vuole evidenziare, così forniamo tracce. Qual è la tua “identità” nell’arte contemporanea?

«Onestamente non ne ho idea. Non sono molto connessa o esperta di arte contemporanea diversa dalla fotografia. Sono profondamente immersa nel catturare immagini con una macchina fotografica e nell’incontrare e creare con altri che provano le stesse sensazioni ormai da un decennio e questo è per la maggior parte tutto ciò che mi importava.

Direi che mi si può identificare come un fotografa/artista di nudo (anche se non sempre apprezzo le connotazioni legate a quella “categoria”) e come un artista autoritrattista che ama il mondo sognante, drammatico e malinconico dell’immaginario, ma altro oltre a questo, non lo so davvero».

Matisse and I 2019 digital photograph

Quanto conta per te l’importanza dell’apparenza sociale e pubblica?

«È una domanda difficile. Penso che da un lato sia fondamentale non preoccuparsi di ciò che pensano gli altri, della tua arte, o di te che continui a creare un lavoro autentico, reale e onesto. Sfidare le proprie zone di comfort è davvero importante nel processo creativo e preoccuparsi del risultato finale (o, come hai detto tu, dell’aspetto del lavoro o di me stessa) lo toglie sicuramente.

Ma d’altra parte credo che nessuno possa negare che almeno in alcune parti ci si preoccupi di come appaiamo e di come veniamo recepiti. Tengo profondamente ai miei valori e apprezzo sicuramente essere vista in questo modo».

leg 2019 digital photograph

Il richiamo, il plagio, la riedizione, il ready made dell’iconografia di un’identità legata al passato, al presente e al contemporaneo sono messi costantemente in discussione in una ricerca affannosa di una nuova identificazione del sé, di un nuovo valore di rappresentazione. Qual è il tuo valore di rappresentazione oggi?

«Penso di avere un solo valore reale e questo non è mai cambiato e non voglio cambiarlo mai riguardo a me e al mio lavoro. Ci tengo profondamente che il mio lavoro venga dal cuore.

Qualunque cosa sia, che sia documentario o più concettuale, tutto ciò che creo è generato a causa della creazione stessa, perché ne sono innamorata, appassionata, o ne ho un disperato bisogno per elaborarlo, per andare avanti, per sopravvivere.

L’arte non come mezzo per raggiungere un fine ma come desiderio primario di ciò che voglio fare. Non è sempre facile in questo mondo, ma ogni volta che mi sento in dubbio, in difficoltà o incapace di decidere, continuo a tornare a questo».

orange peel 2019 digital photograph

ll nostro “agire” pubblico, anche con un’opera d’arte, travolge il nostro quotidiano, la nostra vita intima, i nostri sentimenti o, meglio, la riproduzione di tutto ciò che siamo e proviamo ad apparire nei confronti del mondo. Tu ti definisci un’artista agli occhi del mondo?

«Ho lottato a lungo con questo problema poiché l’etichetta di artista esercita molta pressione sul mio lavoro e sul mio processo creativo. E se non fossi abbastanza brava? E se non fossi abbastanza “artistica”? Quindi immagino che questo ci porti a rispondere di nuovo alla domanda numero 3 perché questo potrebbe essere uno dei punti di cui non dovrei preoccuparmi. Immagino sia addirittura dannoso. Se ti sforzi troppo per essere visto come un artista, l’arte stessa perde il suo potere creativo, quindi la cosa migliore che puoi fare è continuare a fare quello che fai e se gli altri ti vedono in un certo modo o no, non è così importante».

blossom 2022 analog photograph

Quale “identità culturale e pubblica” avresti voluto essere oltre a quella che ti appartiene?

«Non ci ho mai pensato. Potrei davvero stare bene così come sono. Inoltre, per metterlo in prospettiva, ho una posizione/vita piuttosto privilegiata che già porta avanti un’identità pubblica e culturale vantaggiosa; Sono bianca, giovane, svizzera, eterosessuale, peso normale, ho studiato…quindi questo non lascia molto in sospeso, tranne il fatto di essere una donna. Ma che amo teneramente e non lo scambierei con nessun altro “vantaggio” nella vita».

Biografia

Chantal Convertini, nata nel 1992 a Sciaffusa, Svizzera, è una fotografa e artista. Con una grande passione per la fotografia cinematografica, punta la macchina fotografica principalmente e intimamente verso se stessa, poi verso il suo partner e, ultimo ma non meno importante, verso i suoi amici.

Il suo lavoro è stato pubblicato su diverse riviste, online e cartacee ed è stato anche esposto in diverse mostre collettive principalmente in Europa. Insieme a Imagenation e soprattutto a KBH.G ha lavorato attivamente anche a mostre più grandi come artista e curatrice. Vive e lavora a Basilea, in Svizzera, da oltre un decennio.

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