Quarta edizione dell’
Immagine sottile (il titolo potrebbe trarre in inganno: la prima mostra portava infatti il numero 0), che raccoglie diciotto artisti entrati nel corso dell’anno nella collezione della Galleria Comunale. Una proposta interessante, perché dimostra una progettualità volta alla promozione continua e coerente dell’arte contemporanea, che mira a dare il ruolo che spetta al disegno, considerato nell’immaginario collettivo essenzialmente come l’aspetto più primitivo di un progetto, perché appena nato e abbozzato, ma che invece può racchiudere in sé il fascino del finito, essendo anche dettaglio, minuzia, ricamo, visione.
Gli stili ovviamente sono personalissimi. Un segno vellutato e rigoroso è quello di
Sergio Breviario, che nella
Vergine affetta da poliorchidismo predilige la castità. Versione con copricapo descrive il volto della donna in un candido profilo di sapore rinascimentale e ambiguamente le copre gli occhi con enigmatiche sfere.
A questa figura ovattata si oppongono le mappe di
You will be extremely fortunate if you happen to have a map di
Andrea Bianconi, in cui il tratto scuro, deciso, dell’inchiostro sulla carta costruisce percorsi
topografici personali, mappe mentali che si dilatano nella fantasia sino a diventare, in una delle quattro piante esposte, un gomitolo di lana intrecciato. Una cura del dettaglio che emerge anche nel lavoro di
Davide Zucco, che disegna una miniaturistica scimmietta immersa in un paesaggio surreale e fiabesco, affiancandola a un grande lavoro a muro sulla parete della galleria, dove domina invece il sapore della street art.
Tra i lavori esposti merita una nota particolare quello di
Eva Marisaldi, che in
Parties propone una carta da parati per feste eseguita da un automa costruito dall’artista e dotato di pennello, la cui azione decorativa è documentata da un video che ritrae i movimenti seriali dell’oggetto.
Nella grande sala al pianterreno è allestita
It’s not right, personale di
Paolo Gonzato (Busto Arsizio, 1975; vive a Milano), già presente nell’edizione scorsa dell’
Immagine sottile. Qui l’artista offre un percorso fatto di oggetti tratti dalla vita quotidiana, che prontamente riutilizza svuotati della loro funzione, in maniera apparentemente leggera, come nel caso della coperta da primo soccorso per ustionati, bruciacchiata da centinaia di sigarette. Che nasconde una riflessione sul senso della precarietà di assoluto valore.
Risultano particolarmente interessanti le opere con riferimenti scultorei, come
Noblesse oblige – una massa accartocciata che, apparentemente fragile e leggera, rivela al tatto la durezza del metallo – e il telaio di una bicicletta, smontato e poi appeso (
Gold experience), in cui il mezzo di locomozione diventa luccicante grazie alla foglia d’oro decisamente
queer.