Pioniera nell’integrazione tra arte orientale e occidentale, fu la prima pittrice giapponese a dipingere nello stile europeo e la prima donna nipponica a posare per un artista europeo, che sarebbe diventato poi suo marito. Giovanissima si trasferì in Italia e trascorse gran parte della sua vita a Palermo. In età avanzata tornò in Giappone e le sue ceneri sono divise tra i due Paesi. È questa una parte dell’incredibile vita di Otama Kiyohara e a raccontarla, attraverso la veste eccezionale della graphic novel, è un nuovo volume firmato da Andrea Accardi e Keiko Ichiguchi, in arrivo il 24 gennaio 2025 nelle librerie e nelle fumetterie.
Pubblicato dal mitico editore Sergio Bonelli, il volume ricostruisce le tappe di un lungo viaggio che si snoda tra Tokyo e Palermo, due città simbolo di mondi lontani ma uniti dal destino di una donna. Nata a Tokyo, il 17 luglio 1861, era la seconda figlia di Kiyohara Einosuke, custode del famoso tempio buddista Zōjō-ji. Prima di entrare alla scuola elementare iniziò a studiare pittura con un maestro giapponese.
Il suo destino cambiò radicalmente quando incontrò Vincenzo Ragusa, celebre scultore palermitano giunto in Giappone per promuovere le arti occidentali. Diventata sua allieva e musa, Otama si trasferì in Italia, a Palermo, dove sposò Ragusa e approfondì la sua ricerca artistica sperimentando con tecniche e materiali occidentali, inclusa la ceramica di Albisola.
Durante il suo soggiorno palermitano, Otama realizzò numerose opere pittoriche e lavorò anche come illustratrice e reporter. Nel 1884 fu nominata direttrice della Sezione femminile del Museo Artistico Industriale – Scuole Officine, la scuola d’arte fondata da Vincenzo Ragusa, inizialmente come iniziativa privata e successivamente sostenuta da fondi pubblici, con sede a Palazzo Belvedere a Palermo. Questa istituzione, che nel tempo ha cambiato sedi e denominazioni, esiste ancora oggi come Liceo Artistico – Vincenzo Ragusa Otama Kiyohara.
Nel 1927, alla morte del marito, la sua storia attirò l’attenzione dei quotidiani giapponesi Osaka Mainichi Shinbun e Tokyo Nichinichi Shinbun, che le dedicarono un romanzo a puntate, contribuendo a renderla celebre in Giappone. Nel 1933 rientrò in Giappone perché i discendenti della sua famiglia la rivollero in patria e inviarono a Palermo una giovanissima pronipote che la condusse a Tokyo.Al suo arrivo trovò un Paese profondamente trasformato e aprì un atelier a Shiba, dove morì nel 1939.
Secondo la sua volontà, metà delle ceneri riposa in Giappone, presso il tempio di famiglia Chōgen-ji, mentre l’altra metà è sepolta accanto al marito, nel cimitero dei Rotoli di Palermo. Sulla loro tomba si erge una colonna sormontata da una colomba, scolpita dallo stesso Ragusa in segno d’amore e memoria. La sua vita, sospesa tra due mondi, ha lasciato un segno nella storia dell’arte per il suo ruolo di ponte culturale tra Oriente e Occidente.
«Ho scoperto Otama alla Civica Galleria di Arte Moderna di Palermo, ammirando il suo busto in terracotta scolpito da Vincenzo Ragusa. La didascalia recitava: Ritratto della moglie», ha raccontato Accardi. «Chi mai poteva essere la moglie di questo scultore palermitano, dai tratti somatici e dall’inconfondibile acconciatura giapponese? Sarebbero passati molti anni prima che questa curiosità si trasformasse nell’intenzione di farne un libro, finché, a un certo punto, ho proposto a Keiko di realizzare con lei la storia di Otama. Mi sembrava il connubio perfetto: un disegnatore italiano nato a Palermo e una sceneggiatrice giapponese che vive da anni in Italia (e sposata con un italiano). Così è cominciata la nostra avventura».
«Otama è ancora oggi poco conosciuta in Giappone. Esistono solo due biografie su di lei scritte in giapponese. Leggendo e rileggendo queste fonti limitate e raccogliendo frammenti delle storie dei due Paesi, Italia e Giappone, intrecciati nella sua vita, ho cercato di avvicinarmi a lei. Spero di essere riuscita a guidare i lettori verso un percorso di scoperta di questa donna straordinaria, proprio come è accaduto a noi», ha aggiunto Ichiguchi.
Ad arricchire il volume, la prefazione di Maria Antonietta Spadaro, esperta studiosa di Otama Kiyohara, e una galleria di bozzetti di Andrea Accardi che svelano il dietro le quinte del processo creativo: studi sui personaggi, sulle ambientazioni e sui costumi dell’epoca, che danno profondità e autenticità al racconto.
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