“Design è anche guardare gli oggetti di tutti i giorni con occhio curioso“: ecco una delle frasi scelte per cadenzare il percorso espositivo a Palazzo Ducale. E davvero, visitando la mostra, accade un fatto curioso: la vita di tutti i giorni entra nel museo, diventa un avvenimento culturale. Oggetti ormai così noti e diffusi da far parte del quotidiano, ritornano nelle sale di Palazzo Ducale alla loro dimensione originaria di prodotti d’arte.
È forse proprio questo piacevole spaesamento, questa buffa sensazione di trovarsi in casa propria, una delle più immediate conferme del successo dell’Italian design, un fenomeno culturale e produttivo che, iniziato nell’immediato dopoguerra, ha diffuso lo stile della casa italiana nel mondo. E Vico Magistretti ne è sicuramente uno dei protagonisti più brillanti, autore di oggetti diventati a pieno diritto parte della tradizione culturale italiana, riconoscibili ed imitati come la lampada Eclisse, un vero e proprio cult del design, o Nathalie della Flou, del 1978, il primo letto sfoderabile.
Sono oltre settanta gli oggetti progettati dal designer milanese in mostra al Ducale: prodotti di design industriale ideati per le più importanti aziende italiane e straniere dell’arredamento, a raccontare la nascita negli anni Cinquanta e il successivo fertile svilupparvi di uno speciale rapporto tra tecnici e creativi, un rapporto basato su una stretta collaborazione e su una comunicazione efficace, propositiva, che ha contribuito a fare del design italiano un ambito produttivo dinamico e durevole.
Infatti, il percorso espositivo racconta oltre cinquant’anni di lavoro, presentando i prodotti più significativi disegnati da Vico Magistretti per la produzione di serie tra il 1946 e il 2003: lampade, cucine, sedie, tavoli, letti, armadi, librerie, oggetti che l’autore reinventa e fa propri nelle forme minimali e misurate, nello stile asciutto e allegro. Quasi tutti ancora in produzione (per la precisione, circa l’80% dei pezzi ideati da Magistretti) e sempre bestseller, perché “un oggetto di buon design deve durare a lungo, 50 o anche 100 anni”, dichiara il designer.
L’allestimento è sobrio e accurato, presenta mobili e accessori in ordine cronologico, collocati su grandi pedane quadrate, corredati da testi esaustivi e animati da grandi stampe di schizzi preparatori coloratissimi. È interessante l’idea di esporre più pezzi uguali, per sottolineare il concetto di ripetitività della produzione di serie: quindi sedie impilate, file di lampade appese, schiere di appendiabiti diventano a loro volta quasi opere a sé stanti. Efficaci metafore del fil rouge del percorso creativo di Magistretti, del “disegnare per tutti”, dell’idea di poter entrare davvero con la bellezza e la qualità nelle case della gente: “Negli anni Sessanta la produzione di serie è stata un passaggio chiave per l’Italian Design, che ha avuto la fortuna di realizzare il criterio sociale del Bauhaus: produrre mobili per tutti“.
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