La creatura di Jean Nouvel inaugurata a novembre 2017 ad Abu Dhabi è una gioia per i sensi e varrebbe il viaggio anche fosse soltanto un contenitore vuoto. L’emozione di essere sospesi sulla Saadiyat Island, sotto ad un tetto di stelle (letteralmente!) che lascia trapelare la luce a seconda dell’ora del giorno come se ci si trovasse sotto le palme di un’oasi nel deserto è impagabile. E il Louvre vale il viaggio anche se, con una nota stampa sommessa, ha annunciato che il tanto decantato Salvator Mundi non sarà esposto in questi giorni come precedentemente – e abbondantemente – annunciato. Ma se il sottotitolo della collezione permanente del Museo è “See humanity under a new light” un motivo ci sarà.
Il museo, nato da un accordo tra il governo di Abu Dhabi e la Francia nel 2007, gode dell’esperienza di 17 partner istituzionali francesi e ha accesso a prestiti da 13 musei francesi per i prossimi 10 anni oltre a beneficiare di mostre internazionali organizzate dai suddetti musei per 15 anni. Con questi presupposti il museo è sicuramente in una botte di ferro (oltre che sotto una cupola d’acciaio) e la mostra appena inaugurata “Japanese Connections: The Birth of Modern Décor” a cura di Isabelle Cahn, curatore del Museée d’Orsay, ne è la prova.
Le opere dei 12 artisti francesi e giapponesi in mostra provengono dallo stesso Louvre di Abu Dhabi, dal Musée d’Orsay, dal Musée National des Arts asiatiques – Guimet e dal Musée des Arts Décoratifs (MAD). L’esibizione include opere di Paul Sérusier, Pierre Bonnard, Maurice Denis, Ker-Xavier Roussel, e Édouard Vuillard, che compongono Nabis, il gruppo che alla fine del 19° secolo, influenzati da Paul Gaugin, scoprirono le stampe giapponesi; Marguerite Sérusier e Odilon Redon e cinque maestri giapponesi Ukiyo-e: Katsushika Hokusai, Hara Zaimei, Utagawa Hiroshige, Kano Tanshin e Toshusai Sharaku.
La curatrice, Isabelle Cahn, afferma con entusiasmo: «Per la prima volta, la mostra Japanese Connections traccia il contributo fondamentale dell’estetica giapponese allo sviluppo dei principi decorativi della pittura moderna in Francia alla fine del IXX secolo. Questo dialogo tra Oriente e Occidente celebra la creatività e l’ispirazione interculturale tra gli artisti Ukiyo-e e i pittori Nabis attraverso un’espressione colorata, vibrante e raffinata. Siamo stati molto felici di riunire questa eccezionale selezione di opere e di scoprire un momento cruciale in cui i dipinti occidentali si sono emancipati da una rappresentazione realistica del mondo».
La mostra è divisa in quattro sezioni che illustrano l’influenza dell’estetica Ukiyo-e sui pittori francesi, come ad esempio nella rappresentazione bidimensionale del mondo avulsa dalla prospettiva, nella composizione narrativa che sottolinea il passare del tempo, nell’uso innovativo dei paraventi per raccontare una storia e nel raffinato simbolismo che esplora suggestioni intellettuali, oniriche e spirituali.
La mostra apre con foto e video vintage che raccontano la Parigi alla fine del 19esimo secolo, quando era unanimamente riconosciuta come la capitale delle arti ed era fulcro vibrante di creatività e ingegno.
Seguono le 10 stampe e 3 paraventi giapponesi messi in relazione con 24 dipinti e 3 paraventi provenienti dalla Francia. L’allestimento della mostra è lineare e ricco di informazioni, le opere non sono tantissime ma molto interessanti soprattutto se riviste alla luce dell’interpretazione che fa da fil rouge alla mostra, con le opere francesi accostate a quelle giapponesi alle quali si ispirano. Spettacolare il dipinto di Édouard Villart Jardins Publics del 1894 composto da nove pannelli e molto suggestivo il paravento di Marguerite Sérusier – unica donna del gruppo Nabi – Paysage valloné del 1900 decorato con motivi ispirati dalle incisioni di Hiroshige.
E poi South Wind, Clear Sky di Katsushika Hokusai, il maestro assoluto Ukiyo-e tratto dalla serie di 36 vedute del Monte Fuji (1831-32), così come il paravento a sei ante di Hara Zamei Cherry Tree in Blossom on a Plain Gold Ground dell’inizio del 1800 sulla natura effimera della bellezza nel mondo.
Conclusa la visita alla mostra ci si può dilettare al piano inferiore nella sezione Manga Lab dove sbizzarrirsi con i laboratori sui disegni Manga entrando in un dipinto giapponese grazie agli occhiali a realtà aumentata. Ultima piacevole tappa alla caffetteria del museo, dove per l’occasione hanno inserito nel menù degli ottimi piatti giapponesi.
Decisamente il Louvre di Abu Dhabi vale la visita, anche al netto del Salvator Mundi! (Emanuela Bernascone)