“Nel 1975, nella nostra città il numero dei tossicodipendenti da eroina era pressoché inesistente; oggi sappiamo tutti tale numero è compreso tra tremila e quattromila unità. La diffusione dell’eroina esercita nel nostro Paese l’attacco delle forze eversive allo Stato democratico. Giustamente le forze di Polizia vengono mobilitate a combattere l’eversione; si fa più aggressiva, nel contempo la criminalità comune e mafiosa che si organizza e mette a punto una strategia nuova; sequestri di persona su nel Nord e nel centro Italia, raffinerie di eroina sull’isola. Per diversi anni le organizzazioni mafiose svolgono le loro attività pressoché indisturbate…”
Rocco Chinnici è stato un magistrato italiano, ideatore del pool di magistrati antimafia alla Procura di Palermo, capo dell’Ufficio Istruzione di Palermo. Mise i giudici Falcone e Borsellino in condizione di operare nella costruzione di quello che diventò il Maxiprocesso a carico di Cosa Nostra. Chinnici è stato anche il primo ad intuire l’importanza degli incontri con i ragazzi delle scuole, come dimostra il presente documento, per parlare alle nuove generazioni del pericolo di Cosa Nostra, del business della droga, per togliere il consenso popolare al potere mafioso.
La mattina del 29 luglio 1983, proprio uscendo da casa, Chinnici viene ucciso da un’autobomba insieme al maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta, componenti della scorta, e il portiere dello stabile, Stefano Li Sacchi. L’unico superstite fu Giovanni Paparcuri, l’autista.
In alto e in homepage: Discorso di Chinnici agli studenti di un liceo di Palermo. Dal fondo archivistico famiglia Chinnici. Dettaglio dal progetto Il Pensiero che non diventa Azione avvelena l’Anima di Eva Frapiccini, 2018. Courtesy dell’artista.