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INDEPENDENTS

di - 28 Giugno 2017
Dal Friuli alla Campania per l’apertura di SuperOtium, un progetto ibrido, contaminato, una nuova struttura dedicata all’accoglienza e alle residenze collocato a Napoli, un art hotel che vuole diventare punto di riferimento a livello internazionale. Ha avviato ufficialmente la sua attività ricettiva in occasione della prima edizione a Palazzo Marigliano di Aperture, manifestazione che invita artisti contemporanei a reinterpretare la relazione della città con i suoi luoghi storici o culturalmente significativi. Ne parliamo con Nicola Ciancio e Vincenzo Falcione, amici e soci che stanno realizzando questo progetto.
Napoli, terra fertile per accogliere progetti di ricerca. Un hotel, una residenza per artisti. Che cosa è SuperOtium?
«Come giustamente evidenzi: SuperOtium è un progetto ibrido. L’idea quando siamo nati era quella di realizzare un luogo, punto di riferimento per chi desiderasse farsi attraversare da Napoli.
SuperOtium è una casa pensata per accogliere artisti, curatori, scrittori, musicisti, turisti che vogliano farsi ispirare da Napoli all’interno di un contesto pensato per la scoperta ed il confronto con la città e la sua arte. Con vista sulle sale del Museo Archeologico Nazionale sito nel pieno centro antico della città si compone di 6 stanze da letto per gli ospiti più 1 destinata agli artisti, curatori, scrittori e musicisti in residenza presso di noi. La grande sala comune è il luogo che si popola di volta in volta delle opere degli artisti in residenza e di quelli che hanno lasciato un segno.
SuperOtium è uno spazio poliedrico che riunisce attività ricettiva, una libreria di testi su arte e design in consultazione, una programmazione di residenze d’artista e piccoli eventi fra presentazioni di libri, cene con gli artisti in residenza e mostre temporanee. SuperOtium è un luogo dedicato all’incontro ed all’ozio, quello creativo e stimolante».
SuperOtium, foto di Gianluca Panareo
Un ponte attivo tra lo storico e il contemporaneo. Perché Napoli e perché proprio il cuore della città?
«Napoli, grazie alla sua posizione del mediterraneo, è da sempre un crocevia di culture diverse, cosa che l’ha reso una città in costante trasformazione. Ma Napoli è anche una città con una sua forte e chiara identità, a cui riferiscono i suoi abitanti, che la rende quindi profondamente radicata in quella che è la sua storia e la sua tradizione. Una città costantemente in bilico fra tradizione ed evoluzione, un “museo” a cielo aperto del reale e dell’immateriale, in costante trasformazione, che parla i linguaggi popolari per relazionarsi al contemporaneo. Una città che anche quando la sua bellezza la porta a diventare un forte attrattore turistico non si lascia corrompere dal diventare una cartolina patinata ma resta fedele a se stessa ed alle sue mille contraddizioni. Ed è secondo noi l’insieme di questi elementi a rendere Napoli un terreno fertile per farsi ispirare nella creazione di nuove opere, per scoprire cosa si nasconde dietro la cartolina, per vivere l’equilibrio di un mutevole rapporto fra tradizione ed innovazione. Siamo quindi convinti che solo in una città ibrida come Napoli che sarebbe potuta nascere un progetto come SuperOtium che risponda al sempre crescente turismo con un luogo di ospitalità legato all’arte, la cultura e la creatività per stimolare un’immagine di Napoli che, andando oltre quella folcloristica legata alla gastronomia ed al paesaggio, racconti di una città ricca di cultura ed innovazione in grado di stimolare la creazione di nuovi progetti ed idee».
SuperOtium, foto di Gianluca Panareo
Avete deciso di aprire in concomitanza con Aperture. Il primo artista in residenza è proprio l’autore scelto per questa nuova rassegna. Come mai questa scelta? Quanto sono importanti per voi le collaborazioni?
«Le collaborazioni per noi sono il vero motore di SuperOtium in grado portare il progetto ad una crescita esponenziale. SuperOtium è pensato come un progetto permeabile che prende forma anche sulla base degli incontri che si succedono. Così stiamo costruendo una serie di partnership con soggetti istituzionali ed indipendenti, locali, nazionali ed internazionali per diventare un ponte fra le tante progettualità che dialogano o vogliono dialogare con la città. Anche lo stesso progetto di dello spazio di SuperOtium è nato da una collaborazione con Hypereden, un gruppo di ricerca multidisciplinare che opera con gli strumenti dell’arte e dell’architettura nel campo della progettazione del paesaggio, urbanistica, architettonica e di interni. Gli Hypereden in un dialogo costante con noi, hanno dovuto negoziare fra situazioni opposte: l’essere altrove e la ricerca del domestico, la seduzione del diverso e il conforto delle abitudini, la leggerezza del nomade e la comodità del permanere che gli hanno fatto sviluppare un progetto di allestimento capace di creare un senso di appartenenza, ma allo stesso tempo far percepire la permanenza come un’esperienza sensibile e personale. Gli elementi del progetto danno vita ad un panorama di interventi che valorizzano il senso del tempo, l’esperienza del domestico, la contaminazione tra esterno ed interno, tra passato e presente, tra me e l’altro. Aperture parla alla città con l’obiettivo di mostrare alcuni suoi luoghi storici, a volte sconosciuti ai più, attraverso gli occhi degli artisti, così quando Marco Izzolino, il curatore del primo intervento, Memini, ci ha parlato del progetto ci è sembrato logico e naturale che la nostra apertura dovesse coincidere con l’inaugurazione di Aperture. Abbiamo avuto così la fortuna di ospitare l’artista Gianluca Panareo, l’autore di Memini, con cui si è costruito subito un rapporto di grande confidenza che ci ha aiutato tanto per testare e capire le dinamiche e le necessità per la residenza stessa. Con Gianluca e Marco ci siamo resi inoltre conto di condividere la necessità di raccontare la città attraverso altri occhi e con progetti che si basino su quanto presente sul territorio per inserirsi ed insinuarsi al suo interno e fare in modo che le persone (siano esse turisti, artisti, abitanti di Napoli) possano farsi sorprendere da una città in costante movimento. L’intervento site specific di Gianluca, come stesso lui dichiara, non ricade sul solo palazzo Marigliano, sede dell’intervento, ma sull’intero tessuto che lo ospita, in cui l’arte contemporanea è chiamata prima di tutto ad osservare, per poi riuscire a creare una allegoria della città, che racconti al meglio la sua potenza, la sua unicità, la sua bellezza spinosa e allo stesso tempo avvolgente.
A cavallo dell’estate lanceremo un bando internazionale per selezionare artisti e curatori da ospitare in residenza creando delle ulteriori collaborazioni con altre realtà sia nazionali che internazionali».
Jack Fischer

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