Librosogni è una fase del percorso di ricerca dedicato alla incerta e sottile materia onirica, portato avanti da Reverie. Il libro d’artista, edito da Skira, sarà presentato alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma, giovedì 23 gennaio, alle ore 18, in occasione di un incontro con Raffaella Perna, critica d’arte e autrice del testo introduttivo, Teresa Macrì, critica d’arte, Silvano Manganaro e Francesco Nucci, rispettivamente curatore e presidente della Fondazione Volume!.
Nella sede della Fondazione, a novembre 2019, Reverie aveva già presentato Sogno 1: l’archetipo del sé, esperimento pubblico e performativo durante il quale l’artista ha approfondito la tecnica del sogno guidato, privato di qualsiasi finalità curativa, terapeutica o psicoanalitica, convinta che l’arte, la scienza e la psicologia trattino ambiti diversi e distinti dell’agire e del pensiero umano.
In Librosogni, Reverie ha documentato la sua attività onirica partendo dalla registrazione dei sogni notturni e delle sue stesse rêverie in un diario quotidiano. «Stanotte ho sognato di parlare con Bachelard riguardo al “diritto di sognare”. Era un dialogo per niente “retto” ma complesso e brillante come una fiamma. E io guardavo con ammirazione gli occhi di quel padre, che somigliava tanto d’aspetto al mio di padre che mi aveva donato quel nome, che mi aveva impresso una costante luce di solitaria purezza per essere vera.
Mi sono svegliata quando ci siamo messi a discutere su Jung e Freud. Forse inconsciamente mi sono destata proprio perché mi sembrava assurdo “discutere” con lui se eravamo d’accordo… Prima di aprire gli occhi: uno specchio (forse il mondo dei sogni? Sicuramente l’immagine più sincera della realtà).
Non potrò dare una risposta univoca sul riflesso visto.
Mettendo da parte la rosa miliare che “La poetica della rêverie” rappresenta non solo per il mio vissuto ma soprattutto per la vita del mondo e per chi si interroga e vuole risposte eterne, ci tengo a introdurre così librosogni», ci ha scritto Reverie, presentando la materia del suo racconto.
«99 sogni scritti a mano si susseguono a immagini-pezzi-unici, i “sogni fisici”, fotografie non etichettate dal tempo né dello scatto né della mia modifica: non solo un diario ma un flusso di pensieri liberi, ovvero di sogni. Mentre l’anima vaga dimentica di regole, leggi, obblighi, censure. E così ho raccolto in purezza sogni notturni, diurni, incubi, verità sul filo dell’alba, visioni quotidiane non tangibili, altrettante rêverie… In parallelo infatti a un recente passato e a futuri e imminenti lavori pubblici, opere e performance (che rappresenteranno il mondo onirico della società basandosi sugli archetipi e sulla coscienza collettiva come materia di cui saranno fatti i sogni), non mi sarei sentita totalmente onesta se non avessi condiviso me stessa in purezza, la mia nuda poetica, la mia verità», ha continuato l’artista, che ha dedicato la sua ricerca alle derivazioni tra sogno e realtà.
«E ora che sono concentrata a sfogliarlo e a ripercorrerlo osservando una mano macchiata, una nevrotica cacografia, ossessioni, riti quotidiani, l’essere “sola-sole” e nuovi respiri, mi rendo conto di vedere le mani di tutti, le paure di altri, i sorrisi di sconosciuti e non posso far altro che provare gioia perché mi rendo conto che quel pronome di prima persona singolare è sempre stato plurale.
librosogni non è un’esortazione semplice ma collettiva e complessa alla vita, a condividersi senza vergogna, senza gabbie e costrizioni.
È il primo corale canto che insieme a voce vera intoneremo privatamente.
E non vedo l’ora che nuovi riflessi immaginifici diventino realtà».
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