Veduta esterna, Spaziomensa. Foto Eleonora Cerri Pecorella
“Sono spazi emotivi, esploratori di possibilità”. Così il filosofo Giuseppe Armogida definisce gli artist-run spaces nati a Roma durante la pandemia: ambienti plurali dove i giovani artisti non solo lavorano nei loro studi, ma si confrontano, organizzano mostre, pubblicano fanzine, propongono incontri e workshop a ritmo sostenuto, producendo un’energia creativa che non si vedeva nella capitale dagli anni Settanta. Una sorta di tsunami d’arte che ha invaso l’intera città, raccontato oggi da Vera, il volume curato da Damiana Leoni e pubblicato da Quodlibet (351 pg, 42 €): una mappatura per testi ed immagini fotografiche di 8 spazi indipendenti, 54 studi, 70 artisti italiani e 7 quartieri, definita “la primavera dell’arte emergente nelle periferie della capitale”. Nume tutelare dell’operazione è Luigi Ontani, che propone a titolo di exergo l’opera PopoloStaGioni(quadrittico) (1970-71), composto da 4 immagini di Ontani a cavallo dei leoni della fontana di Piazza del Popolo, una per ogni stagione. Così dal centro dell’arte degli anni Sessanta, dove tra i tavolini di Rosati Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli e Pino Pascali si incontravano con Goffredo Parise, Pier Paolo Pasolini e Alberto Moravia, il libro si sposta in periferia, tra un’ex carrozzeria a Centocelle e una cartiera abbandonata sulla Salaria fino a una fabbrica di ombrelloni in disuso a San Lorenzo, illustrati dagli scatti di 4 fotografi (Eleonora Cerri Pecorella, Mohamed Keita, Salvatore Nuzzi e Marta Scorri).
È una Roma dinamica e in piena trasformazione, che si contrappone all’immobilismo del centro storico, il quale negli ultimi 50 anni, sottolinea lo scrittore Giulio Cederna, ha perso un terzo dei suoi abitanti, mentre in periferia sono raddoppiati. Sfogliando il libro si scoprono i locali ristrutturati di Spazio In Situ a Tor Bella Monaca, dove dal 2016 lavorano undici artisti con un’unica struttura organizzativa e uno spazio espositivo dove presentare mostre di emergenti con il sostegno dell’Istituto Svizzero, o il grande open space di Post Ex a Centocelle, con altri dieci giovani che ospitano altri artisti in residenza.
O ancora i padiglioni industriali di Spazio Mensa sulla Salaria, con 5 artisti e due curatori, e Off1c1na, un unico spazio al Quadraro condiviso da 5 artisti. Per non dimenticare Paese Fortuna in un ex lanificio a Pietralata, Ombrelloni e Numero Cromatico a San Lorenzo, e infine Castro nel cuore di Trastevere. Gli abitanti di questi spazi si chiamano Lulù Nuti, Marco Eusepi, Marco Emmanuele, Gabriele Silj, Dario Carratta, Diego Miguel Mirabella e molti altri: sono i cittadini di una Roma diversa. “Artisti animati da un vento nuovo, freschi, inusuali, spesso infantili, irresponsabili e irriverenti, che possono però diventare saggi e profetici”, aggiunge Armogida. Nessuno conosce il loro destino, ma questo libro li racconta in maniera esemplare.
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