Categorie: Libri ed editoria

libri_monografie | Vegetali Ignoti | (postmedia 2009)

di - 31 Maggio 2010

Noi cerchiamo ovunque l’assoluto, e troviamo sempre e
soltanto le cose
”. Se si dovesse decidere
un esergo per l’esperienza di ri-scrittura della pratica artistica proposta da Vegetali
Ignoti
, forse sarebbe davvero questo: un monito dal vago sentore
hegeliano, che sotto le mentite spoglie della dichiarazione di un fallimento
non fa altro che riportare l’arte coi piedi per terra e al suo vero ruolo di
spazio di raccolta.
In un libro insolito, che si fregia di non essere un vero
libro, le due “fonti” nascoste – ma non troppo – del collettivo trasversale Vegetali
Ignoti ripercorrono passo dopo passo, personaggio dopo personaggio,
un’esperienza che si arresta nel 2009 ma che continua a infiltrarsi nelle
occasioni della contemporaneità italiana.
Introdotto da una Premessa, da una Premessa dopo la Premessa, da molte pagine bianche e dall’Introduzione di Lea Vergine, la cronologia “quasi
diaristica
” di questa biografia esordisce
ritornando al 22 dicembre 1994, “il primo giorno”, in cui un’idea rompe il silenzio. Paracchini
e Scarabelli snocciolano la genealogia
di un progetto artistico i cui confini prevediamo incerti:
coinvolgere molte persone nella creazione di qualcosa che abbia le proprietà di
una rivista d’arte, ma che non lo sia, che sia allo stesso tempo un’opera, ma
che non risulti evidente la sua artisticità, qualcosa in biblico tra il mondo
delle idee e delle cose, qualcosa di fisico, che si possa tenere in mano e nel
caso non piacesse gettare via senza scrupoli
”.
La mission di questa
vegetazione artistica della provincia d’Italia” sembra da subito – già dalla prima mostra, che
parassitava un piccolo bar della bassa comasca – un situazionismo
ruspante
, che imbarca complici a ogni
episodio e che gonfia il suo corpus di giorno in giorno, sfidando la diffidenza
del luogo in cui nasce. Una critica militante ma priva di presunzione, svolta
dall’interno e dall’esterno di un mondo che si prende troppo sul serio:
Vegetali Ignoti sembra giocare, con sana serietà e con ironico lassismo, sui
piccoli meccanismi che muovono il sistema dell’arte e riflettere sullo stato
dell’oggetto culturale,
appoggiandosi ai suoi stessi ingranaggi per metterne in evidenza la ruggine.
I Vegetali raccontano di un progetto semplice, chiaro e
tremendamente ambizioso, svolto con la costanza e la cocciutaggine delle
imprese impossibili, sviluppato dal basso per restare sempre e comunque nel
basso: non certo per falsa modestia o per mancanza di strumenti, ma per non
dover mai rinunciare a quella vitalità di margine che i poli catalizzatori della cultura ingenuamente ignorano e nella
quale ci si può permettere di citare Goethe, Tarkovskij e T.S. Eliot con
un’invidiabile leggerezza e pertinenza.
Invertire la gerarchia dei ruoli e le priorità del lavoro d’arte
non resta dunque un semplice gioco meccanico ma diventa il mezzo per veicolare,
come osserva “la Vergine” in una delle sue molteplici apparizioni in questo
testo, un messaggio preciso: “Che il vero è ridicolo, irreale, un gomitolo
di luoghi comuni, errori, difetti, balordaggini
”.

In un piccolo gioiello di scrittura critica e conversazione
amicale, Paracchini, Scarabelli e complici ricostruiscono la filologia di quel
cazzeggio iperattivo” dei Vegetali
Ignoti, che li ha privati di un centro e li ha collocati ovunque.

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Una
personale alla Fondazione Bandera

simone frangi

la rubrica libri è
diretta da marco enrico giacomelli

*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 65. Te l’eri
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Luca Scarabelli & Riccardo Paracchini (a cura di)
– Vegetali Ignoti
Postmedia, Milano 2009
Pagg. 176, € 12
ISBN 8874900457
Info: la scheda dell’editore

[exibart]


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