Uno sguardo alla moda, uno sguardo all’arte. E dire che Irene Brin (1914-1969, all’anagrafe Maria Vittoria Rossi) era incredibilmente miope. C’è una foto in cui sembra sospesa, evanescente. È stata scattata da Richard Avedon negli anni ’50. Nell’olio di Massimo Campigli, datato 1954, è inquadrata con il filo di perle, come pure nel disegno a matita di Bruno Caruso. Anche Pasquale De Antonis le dedicò intensi ritratti fotografici, ma è di Arturo Ghergo –altro grande nome della fotografia di moda- l’immagine scelta per la copertina del volume. Ultima produzione della Fondazione Pitty Discovery, è stato presentato in occasione di Alta Moda Roma 2007: un’idea che nasce dalla rielaborazione della tesi di un dottorato di ricerca di cui è autrice Vittoria Caterina Caratozzolo, docente universitaria di Culture della moda.
Di Irene Brin -lo pseudonimo glielo diede Leo Longanesi nel 1937, ma è uno tra tanti: Marlene, Madame D’O, Mariù, Morella, Geraldina Tron- viene soprattutto evidenziata l’attività giornalistica, da Omnibus a Bellezza, fino ad arrivare nel 1952 a Harper’s Bazaar, di cui è stata Rome editor. Tra gli ultimi articoli c’è anche quello apparso sul primo numero di Harper’s Bazaar Italia (gennaio 1969), mentre tra i suoi libri di maggior successo Usi e Costumi, 1920-1940 (1944) e Le visite (1945).
“Io di moda mi intendevo pochissimo”, era solita affermare. Forse proprio in questa libertà da schemi e paradigmi tecnici sta la grandezza del suo pensiero. “Scrivere di moda non è tanto per lei la presa d’atto di una realtà meramente sartoriale –scrive Caratozzolo- quanto piuttosto sollecitazione a un allargamento dello spazio percettivo entro cui cogliere il nesso produzione/consumo”.
Un binomio perfetto anche quello con l’arte, perché è cosa nota –ma merita sempre di essere sottolineata- l’attività di gallerista di Irene Brin, insieme al marito Gaspero del Corso. Della storica Galleria dell’Obelisco, che aprì i battenti nel 1946
Anche quella volta Irene Brin seppe guardare lontano, organizzando una mostra di quei bozzetti proprio alla Galleria dell’Obelisco.
manuela de leonardis
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