A questi orizzonti, a questi «acuti desideri», a questi impegni mossi dalla volontà di spingersi al di là dello sguardo (nello spazio della visione, più precisamente), Mariella Guzzoni, ha dedicato una sua recente ricerca. Si tratta di un volume, L’infinito specchio. Il problema della firma e dell’autoritratto in Vincent Van Gogh (et al. / Edizioni, 336 pagine), che disegna “una storia semplice”: la storia di un uomo e di un artista che ha toccato con mano il silenzio e la solitudine per rigenerare gli statuti della pittura grazie ad una «melanconia attiva». Ad un percorso – ad una conquista – che significa, per l’artista, «leggere, studiare, capire, cercare […]. Ma più di tutto», evidenzia Guzzoni, «significa trovare una via d’uscita dalla disperazione cupa e stagnante» del mondo, «dalla sensazione di pietrificazione» che bagna la mente.
Chi sono io? Qui e ora? Di chi sono io? Chi ha bisogno di me? A queste domande l’artista risponde, appunto, dalla propria solitudine, da quella che Franco Rella ha definito essere, Negli occhi di Vincent (1998), dolorosa nudità, con un impegno, con uno spleen dinamico: j‘ai préféré la mélancholie qui espère et qui cherche à celle qui morne et stagnante désespère.
Puntando il proprio sguardo sullo «specchio di Van Gogh», sul ritratto, sulla firma e sull’autoritratto, Mariella Guzzoni propone, allora, uno scenario dedicato alle infinite difficoltà di un uomo disarmato, precipitato nella vita, sgusciato integralmente al mondo.
“Lo specchio primo”, i “volti senza volto”, i “contadini intorno a un piatto di patate” e la “lunga via dell’autoritratto” (da Anversa a Parigi). E poi, ancora, “le scarpe”, il sud, Saint-Rémy, “il nome sulla carta”, i “girasoli e la luce”. Sono alcuni dei nuclei affrontati da Guzzoni per ricostruire, mediante oggetti, luoghi ed occasioni, una figura che, disegnata con precisione e, a tratti, con ossessione, si mostra nel suo infinito specchio vitale. Nella storia di una esistenza che, spinta dalle passioni, trova il suo “essere” tra i silenzi di un’idea, in una missione della pittura che è verifica costante, azione, spazio utile a ritessere le trame della vita mentre la vita stessa, su uno specchio, tace. «Non c’è bisogno che un artista sia un prete o un fabbricatore, certo egli deve avere un cuore affettuoso per gli altri uomini».
di Antonello Tolve
Titolo: L’infinito specchio. Il problema della firma e dell’autoritratto in Vincent Van Gogh
Autore: Mariella Guzzoni
Editore: et al. / Edizioni
Anno di pubblicazione: 2012
ISBN: 9788864630878
Pagine: 284
Prezzo: 25 Euro
Gli agenti dell'FSB, il Servizio di Sicurezza Federale della Russia, hanno perquisito l’archivio del Garage Museum of Contemporary Art di…
A Orbetello, la sala maggiore dell’Arcivescovado, ospita la mostra di Adriano Pompa: un’intima esplorazione del territorio maremmano, tra pitture coloratissime…
Una selezione degli spettacoli e dei festival più interessanti della settimana, dal 29 aprile al 5 maggio, in scena nei…
Gli abiti della stilista e attivista britannica andranno in vendita quest’estate, in una doppia asta live e online. Il ricavato…
L’artista ternano torna a esplorare la dimensione ambientale e il senso del sacro con opere di grande impatto visivo, negli…
Daniele Sigalot presenta la sua opera incentrata sul concetto freudiano di errore all’Aeroporto Leonardo Da Vinci di Fiumicino: l’arte ancora…