Categorie: Libri ed editoria

Reading Room | Le parole valgono. Fogli atonali

di - 10 Febbraio 2018
“La scrittura è il dipinto della voce”.
Si potrebbe partire da questo aforisma di Voltaire per riflettere sul rapporto che intercorre tra la scrittura e la pittura, in particolare quando la voce, che diventa scrittura, si fa poesia. Intendiamo quel processo che compone ed armonizza suoni-segni capaci di immetterci in una dimensione linguistica e spirituale che va oltre le connessioni della cosiddetta logica razionale. Parliamo delle stra-ordinarie “conseguenze” della poesia nella sfera interiore dell’individuo; una lunga storia, come si sa, che inizia dai tempi greci degli aedi e rapsodi fino ai poeti dei nostri giorni.
Il lento processo che ha portato alla nascita della scrittura (passando, come è noto, dai pittogrammi agli ideogrammi, dai logogrammi ai fonogrammi, in cui il segno corrisponde al suono, e dai segni codificati in alfabeti), è di per sé certamente una delle più alte espressioni del potere creativo della coscienza. A ben vedere i tre sostantivi che informano l’aforisma di Voltaire costituiscono il nocciolo della mai sorpassata questione della potenza creativa dell’arte nelle sue diversificate modalità d’espressione. La scrittura ha origine da rappresentazioni figurative di un oggetto o di un’idea, nonché dal lento processo di stilizzazione e semplificazione delle forme. Tra scrittura e pittura, come è evidente, c’è una promiscuità ancestrale che non volgerà mai al termine. Basti pensare a certe opere di Paul Klee in cui i “segni”di alcune composizioni pittoriche sembrano provenire da alfabeti misteriosi. Si consideri anche alcune opere di Picasso (famosa la serie litografica del toro) in cui il processo di progressiva semplificazione formale dell’animale è spinto ad una estrema sintesi pittogrammatica.
La storia di Salvatore Anelli
La parola poetica assurge anche a ricordo, a memoria, irradiando i valori da non perdere. Come i segni tracciati dalla mano sapiente del pittore anche “le parole valgono”: così recita il titolo dell’interessante libro realizzato a quattro mani da Salvatore Anelli (artista) e Franco Dionesalvi (poeta e scrittore) uscito per i tipi di Rubettino. Direbbe lo scrittore e saggista francese George Steiner, che questi due artefici, con la loro opera ben racchiusa nelle pagine del libro, si apparentano ai remembrancers: guardiani dello spirito, di ciò che è significativo e durevole e che va custodito o criticamente analizzato. La poesia e la pittura dei due artefici si muovono insieme, concertando par coeur  – per dirla ancora con Steiner – poiché quello che viene espresso con i segni e le parole in queste limpide pagine, diventa per noi “parte attiva della nostra consapevolezza, regola il ritmo della nostra crescita, di quella diversificazione sempre maggiore che è così vitale per la nostra identità.” Anelli e  Dionesalvi alternano versi e pitture sullo sfondo di molte parole tratte dal vocabolario on line Treccani; parole come cittadino, cultura, età, generazione, lavoro, raccontare, welfare, cosmo,  etica, confine, storia, vita, semi, torre di Babele, pelle dell’arte, casa, cose, codice a barra, extra large, flusso energia, città, caos, età dell’oro e dell’argento, grattacieli, flussi migratori, cimiteri umani, chiatta di salvataggio, vento di libeccio, vento di tramontana, migrazioni, energia latente, buco nero, strumenti musicali, gas di scarico, black out, memoria.
Dunque “le parole valgono tanto quanto i segni”, quest’ultimi tracciati da Salvatore Anelli con poche gocce di acquerello e rapide linee in carboncino. Immagini semplici, appunti visivi che evocano il senso di una materia ferrosa, di lacerti di griglie e polveri della nostra civiltà industriale. I bellissimi versi di Dionesalvi si insinuano tra le immagini del pittore, con grazia e ironia giocosa. Un duetto musicale in cui lo sguardo profondo del poeta coglie con i suoi versi l’essenza amara della nostra civiltà in declino. Ma, come scrive Dionesalvi “…Per fortuna le parole/non sono troppo definite,/il vento/ non si lascia domare dalla Treccani. /Così ti parla per echi/ più che per significati;/ e ti svela un vestito/ più che una persona./ Rintracciare l’indossatore poi/ è la speranza e il tormento/ che chiamiamo vita.”
La poesia dunque appartiene alla “lingua matrice e rimane preclusa alla scienza e alla filosofia…” come ha sostenuto di recente Massimo Cacciari nella lectio magistralis al teatro Parenti di Milano del novembre scorso “…sfuggendo ad ogni determinismo”. Come si è visto, la poesia ci parla per echi, affiancandosi al potere evocativo della pittura con la forza dell’atto artistico in quanto “gesto irripetibile, unico”, scrive nella introduzione Ghislain Mayaud; quel gesto unico e irripetibile che nasce dalla volontà di stare a fronte all’abisso e alla Babele della nostra contemporaneità col distacco conoscitivo, pur anche giocoso, dell’ironia. Pare che dai due autori provenga un ulteriore e sottile monito: non c’è bisogno di edificare grandi cose nel mondo dell’arte, nessun effetto speciale, gigantismi o quanto altro; bastano pochi segni su un foglio di carta per richiamare a noi stessi la nostra essenza smarrita e riprovare a tracciare nuove rotte pur “lavorando sul bordo della compromessa ragione”(Mayaud). Si tratta di riscoprire la potenza della “lingua madre”, la bellezza della lingua e dei segni, depurata dal frastuono dei nostri tempi, anche quando questi svaporano nel lento abbandono della vita. “La prima persona che vidi morire fu mia nonna./ Lei che mi raccontava le favole/ ho assistito alle sue parole che si disincagliavano/ dalle briglie dei significati/ ritornavano sillabe/ suoni/ vocalizzi folli.” (Dionesalvi)
Ernesto Jannini
Salvatore Anelli- Franco Dionesalvi
Le parole valgono. Fogli atonali
Rubettino Editore. Dicembre 2017
ISBN 9788849853742
Euro 15

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