Attraverso la minuziosa analisi storico iconografica di venti straordinari capolavori fiamminghi, Dirk de Vos ci conduce alla riscoperta di uno dei momenti più alti e stupefacenti di tutta l’arte occidentale: la nascita e l’affermazione della grande scuola pittorica delle Fiandre. Una visione dell’arte troppo ‘italico-centrica’ ha spesso relegato, nel nostro paese, questo eccezionale momento culturale ad assurde posizioni di retroguardia che non tengono conto né del valore assoluto delle opere prodotte oltralpe nel XV secolo, né del grande apporto che esso diede alle diverse scuole pittoriche nostrane in tutto il Quattrocento (e oltre). Non è infatti un mistero che la grande committenza italiana guardasse con ammirazione tutta la produzione fiamminga e che gli stessi pittori italiani fossero attenti, non solo alle novità iconologiche, ma soprattutto a quelle tecniche dei colleghi nordici. Effettivamente, osservando le immagini dello splendido volume della Jaca Book, risulta evidente lo stupore che coglieva la nostra committenza davanti ad opere di così elevato livello.
La minuziosa, quasi maniacale, attenzione dedicata al singolo oggetto diviene la principale protagonista della pittura delle Fiandre che, anche grazie al ruolo fondamentale della luce, si unisce perfettamente alle intuizioni prospettiche che, a loro volta, i fiamminghi avevano ricavato nei viaggi in Italia o dai contatti con le opere delle avanguardie rinascimentali. Osservando, ad esempio, il Ritratto di Antonio di Borgogna, di Rogier ven der Weyden il pensiero non può non andare agli straordinari ritratti virili di Antonello da Messina, lampante testimonianza della profonda influenza che i ponentini ebbero sui nostri più importanti artisti. Tale influenza, come detto, si trasmise anche nella reintroduzione in Italia della tecnica della pittura ad olio, riscoperta da Jan Van Eyck dopo secoli di oblio, ed immediatamente recepita da tutti gli artisti della seconda metà del Quattrocento. Inoltre il prezioso saggio di de Vos riesce a penetrare ed analizzare compiutamente tutti i complessi significati simbolici che sono nascosti all’interno di ogni singola opera, significati che, data la diversa estrazione culturale, spesso risultano ostici o addirittura incomprensibili per i critici italiani. Ma a parte l’importante testo dello studioso belga questo volume é un vero e proprio spettacolo per gli occhi: attraverso una serie interminabile di fotografie, ingrandimenti, particolari (tutti a colori) è possibile davvero scoprire nuovamente opere ritenute oramai perfettamente conosciute. È possibile dunque penetrare nelle drammatiche visioni infernali di Hans Memling nel suo Trittico del Giudizio Universale o scoprire la meravigliosa natura morta nel Trittico Portinari di Hugo van der Goes o ancora stupirsi per la straordinaria abilità tecnica di Jan van Eyck nella Madonna del Canonico van der Paele. Tra l’altro la pittura fiamminga si esalta proprio nella rivelazione del particolare, del frammento che poi compone il tutto. Come scrive Liana Castelfranchi Vegas (autrice di un testo capitale sull’argomento cui rimando, Italia e Fiandre nella pittura del Quattrocento edito sempre da Jaca Book) l’occhio di de Vos è davvero un occhio fiammingo: guidato dal suo occhio, il lettore scopre incessantemente, anche in opere arci note infiniti dettagli: una ciocca di capelli, l’accartocciarsi di un lembo di tessuto, la fattura precisa di un oggetto, sia esso una trappola per topi o un tabernacolo a forma di torre.
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