Una parola è volano di unâesperienza e di una riflessione. Una riflessione è insieme narrazione e immagine, percorso lineare e retina del pensiero. Il pensiero in sĂŠ è incontro di piĂš note, composte secondo unâarmonia consonante. Per riuscire esso deve contenere al suo interno delle anime che partecipano congiuntamente e che si muovono trasversalmente. Concorrono alla creazione di questo universo fenomenico fatto di storie ed immaginari, piĂš di settanta diversi autori in circa trecento incontri. Ă il Festival della Letteratura di Mantova, consolidata kermesse culturale giunta alla sua ventitreesima edizione, che attira un diversificato pubblico e una buona fetta di critica.
Per prepararmi alla scrittura di questo pezzo stavo ri-leggendo Blues dalla fine del Mondo di Ian McEwan (che sarĂ ospite oggi alle 15.00 in Camera di Commercio, presso la Loggia del Grano), ripensando alla piega di Gilles Deleuze e ascoltando i Passages con cui Ravi Shankar discute con Philip Glass (per predispormi allâincontro di sabato alle 16.45 in Piazza Castello con Abraham B. Yehoshua con Wlodek Goldkorn â âAscoltare lâanima e non il cervelloâ).
Presto detto: affrontare il Festival della letteratura con profonda serietĂ e una certa reverenza, in unâepoca in cui esiste la pretesa del tutto comprendere e tutto condensare in poche, semplici battute, mi fa sentire un poâ un pesce fuor dâacqua.
Ma il mio è uno stile, un metodo estetico che mi calza e non certo il migliore in assoluto.
Un approccio ad esempio che ho sempre invidiato è quello di chi si lancia con una naĂŻvite invidiabile: con lo stesso incanto ascolterĂ probabilmente un simposio di scienza o di economia, di un testo scritto con estrema fatica o dellâannosa questione linguistica (li troverete in piazza Castello alle 10 da Mariana Mazzucato â âLâEconomia del Valoreâ, da Michela Marzano, in Basilica Palatina di Santa Barbara alle 11 â âIdentitĂ e memoriaâ, e sparsi negli incontri con Giuseppe Antonelli e Claudio Bartocci, Giovanni Bietti, Lina Bolzoni, Massimo Cirri, Lella Costa, Anna Ottani Cavina, Elvira Seminara e Alessandro Vanoli, nel loro contributo alla creazione di un Museo della Lingua Italiana). Cosa ne deriveranno è dubbio, personalmente ho sempre temuto i filtri tarati a caso, ma di certo nulla di intellettualmente scabroso.
Ci sono poi i bohneur en travesti, che selezionano gli eventi che reputano piĂš di richiamo: esserci è conditio sine qua non del loro status, ascoltare lo è solo secondariamente, anche se forse varrebbe la pena farlo davvero (per loro sarĂ imperdibile lâevento di domenica alle 11.30 in piazza Castello: Gianrico Carofiglio, Massimo Gramellini e Arianna Porcelli Safonov con Neri Marcorè â âLe parole per dirloâ, ma saranno anche giĂ stati da Margaret Atwood, Nawal al-Saâdawi, Massimo Cacciari, Ali Smith, Manuel Vilas e Bernhard Schlink). Li riconosci perchĂŠ a posteriori sorseggieranno un drink sciorinando competenze letterarie appena ripassate.
Gli âgÊ (le pietre miliari): sembrano ascoltare in religioso silenzio, puntando agli eventi gratuiti (tenda Sordello si trasforma nella loro seconda casa). Temi con impatto sociale a cui si presentano con debito anticipo, facendo bucare i tempi per concludere il simposio con lunghissime domande, lunghissime. Sono il sogno distopico degli organizzatori, nella versione pro portano la sedia da casa.
Gli addicted: coloro che anche se è un festival della letteratura lâocchio ha bisogno di vedere, di nutrirsi dâarte, suggerendo per tempo la derivazione: parola â foto-giornalismo, arte.
Arrivano in elegante ritardo alle mostre, con fare indie parlano di design o delle opportunitĂ del Sol Levante (da Igort che interviene domenica alle12:15 in Fondazione UniversitĂ di Mantova, insieme a Marcello Ghilardi con âLâItaliano con il cuore a mandorlaâ), sono in prima linea per il restauro delle Pescherie di Giulio Romano e per gli eventi organizzati da Palazzo Te, partecipano al dibattito artistico in veste di massa critica (domenica alle 15 al Teatro Bibiena: Alberto Meda con Beppe Finessi, âLe idee nascono dalla Materiaâ, o alle 14:45 in seminario vescovile, Peter T. Lang e Salvatore Scibona con Luca Molinari â âCittĂ Mondo: New Yorkâ; oppure al simposio âLa fotografia è un haikuâ con Lorenzo Tugnoli, vincitore del World Press Photo in Fondazione UniversitĂ di Mantova domenica alle 17.30) senza scomporsi, meditando su quanto detto e su come loro lo avrebbero detto meglio.
Non intervengono quasi mai, tacciati negli anni da quegli stessi savi che oggi mentalmente combattono in un dibattito molto complesso che resta però tutto interiore. Alla fine, siedono accanto agli âgĂŠ in piazza Sordello, ascoltando la conclusione degli interventi, prima di prestare il fianco allâestetica vanitosa dei bohneur in uno dei molti graziosissimi locali in centro.
Alla fine, si riuniranno tutti in una colorata platea consapevoli che, se esiste un solo modo per rimanere ignoranti ne esistono molteplici dâ imparare, affrontando la cultura come curiositĂ comanda.
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