Come sottolineato con insistenza dai curatori della mostra, questo di Urbino non è il terzo atto di una trilogia sulla figura di Fra’ Carnevale, dopo le recenti esposizioni di Milano e New York. E in effetti già dal titolo si evince che non è Fra’ Carnevale il protagonista quanto Urbino stessa, più specificatamente il Rinascimento a Urbino e a Palazzo Ducale. Comprendere questo significa avere la giusta chiave di lettura della mostra. A parte l’assenza, difficile da non notare, delle Tavole Barberini -opere a lungo discusse prima di essere assegnate definitivamente a Fra’ Carnevale- il visitatore non si aspettasse di trovare un nutrito corpus delle opere dell’artista urbinate. Delle 32 opere in mostra, infatti, solo 4 sono sue, e se si considera che una è un polittico si arriva a 7. A ciò aggiungiamo l’Alcova di Federico di Federico da Montefeltro che si trova dove da sempre la si può ammirare.
Quello che c’è di nuovo su Bartolomeo di Giovanni Corradini detto Fra’ Carnevale (Urbino ante 1416 – 1484 ca) è il frutto di una lunga ricerca che ha portato alla pubblicazione di 168 documenti inediti che lo riguardano, non solo legati alla sua vicenda artistica. Molte delle opere in mostra provengono dall’entourage del pittore e dimostrano il suo dialogare artistico con gli altri pittori e contemporaneamente il dialogare di tutti loro con il Palazzo. Perché, come è stato più volte detto, il “Palazzo è la città e la città è il Palazzo”, un luogo concepito per essere una fucina di ricerche, cultura, espressioni artistiche. Il
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