Avete letto bene, uno scheletro di dinosauro sarà messo in vendita da Cambi il prossimo 14 dicembre, nel corso dell’asta dedicata all’Arte Moderna e Contemporanea. Vi suona familiare? Certo che sì: nell’ottobre 2020 un T-Rex lungo 12 metri ha sfilato alla 20th Century Evening Sale di Christie’s New York, insieme ai capolavori di Picasso, Twombly e Rothko – e ha raggiunto la cifra record di $ 31.8 milioni (qui); nemmeno due mesi fa, da Drouot Parigi, il triceratopo Big John ha tagliato un nuovo traguardo europeo con un’aggiudicazione da € 6.7 milioni; già nel 2010 Sotheby’s aveva fatto scintille con un Allosaurus da € 1.3 milioni, memore di quel successo del lontano 1997, il T-Rex Sue da oltre $ 8 milioni; e ancora lo scorso febbraio, proprio da Cambi, un piccolo bipede – “appena” 210 x 130 x 50 cm – ha conquistato il mercato italiano, toccando il tetto di € 300.000 (qui). Ora è tempo di replicare.
Henry – questo il nome dell’esemplare offerto a Milano – è un Hypacrosaurus, un dinosauro ornitopode appartenente alla famiglia degli adrosauridi. Misura 4 metri, si distingue per le alte spine neurali e la caratteristica forma della cresta, alta e arrotondata, ed è stato raccolto in un unico strato dai nativi della Blackfeet Indian Reservation, in Montana. La stima, sul catalogo, è di € 250.000 – 280.000, sul podio dei top lot insieme a Piero Dorazio (stima: € 75.000 – 95.000) e Hans Hartung (stima: € 50.000 – 70.000). Ma che cosa c’entra un dinosauro dell’era Mesozoica con i grandi nomi dell’arte contemporanea? Lo abbiamo chiesto a Iacopo Briano, Capo Dipartimento di Naturalia di Cambi.
«Il dinosauro», rivela a exibart l’esperto, «cessa di essere oggetto di interesse e collezionismo meramente scientifico, ma si pone in conversazione con opere d’arte propriamente dette per il suo status di icona, di moderno memento mori, riflessione della nostra caducità e finestra aperta sulla vertigine del tempo». E aggiunge: «Osservare un dinosauro in una sala espositiva crea un cortocircuito mentale, apre uno squarcio nello spazio tempo. È scomparso da milioni di anni, è lontanissimo, eppure fisicamente presente, tangibile allo spettatore. Un tempo dominatore del mondo, ora simulacro di pietra. Spaventoso, orrifico, eppure immobile nella sua plasticità così esteticamente appagante». Immobile, sempre presente. Per sempre contemporaneo.
Chi sono, dunque, i collezionisti di un lotto così eccezionale? «I bidder potenziali», spiega Briano, «sono sicuramente aumentati in virtù di quanto è aumentato l’interesse generale sull’argomento e verso le aste di dinosauri, che sono infinitamente meno dei loro potenziali acquirenti. Il target è come sempre estremamente variegato, sto notando sempre di più un aumento nella fascia “giovane” (meno di 50 anni), con preponderanza nel settore della finanza e ultimamente delle criptovalute/NFT. Sempre forti i collezionisti più eclettici, con grande apertura alla novità». Appuntamento al 14 dicembre allora, in via San Marco 22, con la vendita di Henry. Nel frattempo, accontentatevi di ammirarlo in vetrina.
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